Cina, addio all’ultima edicola di Shanghai

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Lucrezia Goldin

Lucrezia Goldin

Il gigante asiatico legge ancora i quotidiani, ma le edicole stanno scomparendo. A Shanghai, metropoli finanziaria del Paese, finora era il 65enne Jiang Jun a tenere in vita l’ultima edicola della città. Ecco cosa abbiamo trovato quando l’abbiamo visitata

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C’è un luogo appartato in un quartiere residenziale di Shanghai, non lontano dagli imponenti grattacieli del distretto finanziario del Bund, rimasto congelato nel tempo, tra l’odore della carta stampata e il ricordo di una Cina ormai scomparsa: è l’ultima edicola della città. Entro la fine dell’anno però, il gestore dell’attività andrà in pensione, lasciando così la metropoli cinese senza chioschi per la vendita di giornali e riviste.

Siamo in via Wusong, distretto di Hongkou. A tenere in vita i 12 metri quadrati di pagine e veline di questo angolo intoccato dal digitale è il signor Jiang Jun, 65enne che dal 1988 qui vende riviste e quotidiani ai residenti del quartiere. Secondo la legge cinese Jiang avrebbe dovuto andare in pensione già diversi anni fa, ma ha proseguito per non abbandonare i suoi clienti abituali e la quotidianità dei suoi ultimi 46 anni. 

“Adesso però non posso davvero più rimandare”, racconta. “Lo devo alla mia famiglia e a mia figlia. E poi il mondo è così vario che ho anche voglia di esplorarlo e farmi qualche giro”, continua.

La storia dell’edicola di via Wusong è ancora precedente alla presa in carica di Jiang. Sin dall’epoca repubblicana (1912) le edicole erano un distaccamento degli uffici postali e offrivano servizi aggiuntivi oltre alla vendita di quotidiani tra cui la vendita di bolli e il pagamento di imposte. L’ufficio postale e l’edicola ereditata da Jiang risale al 1929 ed è diventata uno stabile indipendente negli anni Novanta.  

Il ruolo sociale delle edicole in Cina

Con il declino dei media cartacei negli ultimi anni, visibile in Cina come nel resto del mondo, le edicole che punteggiavano gli angoli delle strade di Shanghai e di altre città sono diventate una rarità. Fino al 2014 nella sola Shanghai si contavano oltre 3000 stabili. L’edicola di via Wusong era rimasta l’ultima a sopravvivere ai segni del tempo.

Non si è trattato di un declino improvviso, ma di un cambiamento dilatato nel tempo, se pur in tempi più rapidi rispetto all’Occidente. A partire dagli anni Duemila, quando le edicole hanno avuto il loro massimo momento di espansione, arrivando a ricoprire un ruolo di fondamentale importanza nello sviluppo nella società cinese. Sono queste, infatti, le attività su cui la forza lavoro colpita dai licenziamenti massicci dalla chiusura delle industrie di fine anni Novanta si è riversata. Un’ancora di salvataggio per migliaia di operai cinesi rimasti vittime della transizione economica dal socialismo al capitalismo (1979-2001) avviata da Deng Xiaoping.

La digitalizzazione e il declino delle edicole

Ma il progresso cinese non si è fermato e la digitalizzazione ha preso il sopravvento. Tra il 2012 e il 2019 più del 40% dei lettori in Cina ha abbandonato la carta in favore del digitale. “La cosa non mi rattrista”, commenta a proposito Jiang. “È la naturale evoluzione delle cose, non qualcosa da rimpiangere”, continua, sottolineando di comprendere a pieno come per le nuove generazioni i quotidiani siano “scomodi”.

Di quotidiani però, in Cina se ne leggono ancora. Ad agosto 2024 nel Paese asiatico sono stati venduti oltre 1 miliardo e 400 mila quotidiani. Un dato più basso rispetto al 2023 ma comunque impressionante se confrontato con le stime di altri Paesi. Quello che sembra essere cambiato è il metodo di consumo dei media (principalmente online) e il luogo dedicato alla loro vendita, con le edicole abbandonate in favore di supermercati e librerie.

Alla fine del 2023, nel Paese c'erano 7.344 “edicole postali” mentre secondo i dati dell’Amministrazione postale nazionale cinese nel 2010 se ne contavano oltre 28mila. Chi ha provato a sopravvivere ai mutamenti del mercato, allargando alla vendita di bibite e snack, è stato prontamente sanzionato e coinvolto nelle attività di riqualificazione del governo cinese che hanno smantellato edifici storici in favore di nuovi, scintillanti, grattacieli.

Il mercato dei media, dunque, continua a crescere in Cina, ma senza più punti di ritrovo. Per le strade di Shanghai, una volta andato in pensione il signor Jiang, rimarranno solo un paio di cafè che espongono dei vecchi quotidiani in vetrina. Sulle recensioni sui social si legge: “Danno un tocco vintage e retrò”.

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