Corea del Sud, il Parlamento respinge l'impeachment di Yoon. Migliaia di persone in piazza

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Bocciata la mozione di impeachment del presidente Yoon Suk-yeol presentata dalle opposizioni dopo il caos della legge marziale dichiarata martedì sera e ritirata poche ore dopo per la bocciatura parlamentare, Han Dong-hoon, il leader del People Power Party al governo, ha annunciato le sue dimissioni

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Il Parlamento sudcoreano ha bocciato la mozione di impeachment del presidente Yoon Suk-yeol presentata dalle opposizioni dopo il caos della legge marziale dichiarata martedì sera e ritirata poche ore dopo per la bocciatura parlamentare. Lo riporta la Yonhap, precisando che non è stato raggiunto il quorum dei 200 voti. Han Dong-hoon, il leader del People Power Party al governo in Corea del Sud, ha annunciato le sue dimissioni dopo il fallimento in Parlamento della mozione di impeachment.

In migliaia alle manifestazioni di Seul contro Yoon

Sono almeno 150mila le persone che hanno aderito alla grande manifestazione vicino al Parmento di Seul dove è in corso la votazione sull'impeachment del presidente Yoon Suk-yeol. Lo riferisce la Yonhap. Troppo grave la legge marziale dichiarata martedì sera da Yoon e ritirata sei ore dopo per la sua bocciatura decisa dal Parlamento. Nella realtà sono due i sit-in di protesta, uno vicino all'altro tra gruppi civici e sindacati, ciascuno con il proprio palcoscenico dove le rock band salgono e suonano canzoni di protesta e l'inno nazionale, in base alle immagini trasmesse in streaming. Le bandiere sventolano, mentre i manifestanti stringono palloncini blu e cantano insieme, in un'atmosfera invernale più da festival musicale. La Confederazione coreana dei sindacati (Kctu), tra le più grandi organizzazioni dei lavoratori sudcoreani, ha un solido presidio, in scia con il proposito di sciopera ad oltrandza indetto fino a quando Yoon non si sarà dimesso. Anche i vari gruppi civici da tutto il Paese hanno aderito alla manifestazione, tra cui quelli di Gwangju, Daejeon e Busan. Ieri la polizia di Seul ha riferito che oggi ci sarebbe stata "un'enorme manifestazione" con decine di migliaia di persone. 

Il discorso e le scuse di Yoon Suk

Il presidente sudcoreano aveva parlato questa mattina alla nazione. Il capo dello Stato, chiamato a dimettersi dopo aver tentato di introdurre a sorpresa la legge marziale nella notte tra martedì e mercoledì e ritirata qualche ora dopo, ha offerto le sue "scuse sincere" e assicurato che non si ripeterà. Nelle sue prime dichiarazioni in quattro giorni, Yoon si è rivolto alla nazione prima del voto in Parlamento per il suo impeachment. "Sono sinceramente dispiaciuto e mi scuso che il popolo che deve essere rimasto sorpreso - ha detto il presidente - C'è gente che si chiede se ci sarà un'altra dichiarazione di legge marziale, ma posso dirvi chiaramente: non ce ne sarà un'altra". Quindi Yoon, che si è assunto "la piena responsabilità politica e legale" di quanto fatto, ha continuato affermando che "lascia la decisione di come stabilizzare il Paese, anche la questione del mio mandato, al mio partito“Il mio partito e il governo saranno responsabili della gestione futura del Paese". "Chino il capo e mi scuso ancora una volta per le preoccupazioni che posso aver causato alla popolazione", ha concluso.

In molti attendevano le sue dimissioni

Le accorate scuse al suo popolo per l' "ansia e i disagi" creati dichiarando la legge marziale potrebbero non bastare a salvare il presidente conservatore sudcoreano dall'impeachment che il parlamento di Seul metterà ai voti. Dopo un mal riuscito tentativo, martedì, di sospendere la democrazia in risposta alle "minacce delle forze comuniste" in Parlamento e dopo esser stato definito "un grave pericolo" per il Paese dal suo stesso partito, il People's Power Party (PPP), Yoon Suk Yeol, compiendo un'altra giravolta, ha tentato di salvare il salvabile con un breve ma accorato discorso televisivo di scuse e ammissione di responsabilità alla nazione. In molti si attendevano in realtà le sue dimissioni dopo un mandato - iniziato nel 2022 - costellato da crisi politiche e personali.

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