Il leader dell'offensiva, Abu Muhammad al Jolani, ex capo di al Qaida in Siria, ha rilasciato un'intervista alla Cnn: "L'obiettivo della rivoluzione è il rovesciamento di questo regime. È nostro diritto usare tutti i mezzi disponibili per raggiungere tale obiettivo". Capo forze curde: "Aperti al dialogo con i ribelli". Libano e Giordania chiudono i confini. L'Onu parla di quasi 400mila sfollati in una settimana
Tensione altissima in Siria. A una settimana esatta dall'inizio della loro offensiva partita dal Nord, che ha colto di sorpresa il regime di Bashar al Assad, i ribelli jihadisti di Hayat Tahrir al-Sham, affiancati da fazioni filo-turche, sono entrati ad Hama, nel centro del Paese. Secondo quanto riporta l'Ong Osservatorio siriano per i Diritti umani, starebbero poi avanzando verso la città di Homs. Daraa e Suwayda, i due principali capoluoghi della Siria meridionale, sono ora sotto il controllo delle rispettive forze locali anti-governative e gli insorti sunniti a Daraa hanno preso il controllo delle postazioni governative dopo il ritiro dei soldati di Damasco. A Suwayda, a maggioranza drusa, le elite locali hanno dal canto loro assicurato il passaggio di consegne tra le forze governative in ritirata e le autorità locali druse. Intanto, gli insorti siriani di Daraa, al confine con la Giordania, hanno conquistato il valico frontaliero con Nassib tra i due Paesi, come riferiscono vari media panarabi e siriani. La paura è che si allarghino ulteriormente. Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha infatti affermato che le forze filo-turche stanno puntando a raggiungere Damasco: "La marcia delle forze di opposizione continua. Ci auguriamo che questa avanzata in Siria continui senza incidenti o problemi". Il Libano, fino a nuovo ordine, ha annunciato la chiusura di tutti i valichi frontalieri con la Siria. Il capo delle forze curde in Siria, vicine agli Stati Uniti e che in passato hanno combattuto contro i jihadisti dell'Isis, si dice aperto ai colloqui con i ribelli islamici e ha affermato che le loro conquiste annunciano una "nuova" realtà politica.
Ad Hama i ribelli abbattono la statua del padre di Assad
I ribelli jihadisti, dopo aver conquistato Hama, hanno abbattuto i simboli del regime che finora aveva saldamente in mano la città siriana (dal 2011, ndr), tra cui l'enorme statua del padre dell'ex presidente siriano, Hafez al-Assad, secono quanto riportano i media internazionali.
Erdogan: "Assad ha rifiutato le nostre proposte"
"Abbiamo lanciato un appello a Bashar Al Assad, abbiamo detto 'forza, determiniamo assieme il futuro della Siria'. Purtroppo, non abbiamo ricevuto una risposta positiva riguardo a questo", ha sostenuto, nelle scorse ore, Erdogan. Dopo avere interrotto le relazioni con Assad nel 2011, avendo sostenuto le proteste dell'opposizione, negli ultimi anni il presidente turco avrebbe chiesto più volte un incontro all'omologo siriano, per tentare di ristabilire le relazioni.
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Leader ribelli: "L'obiettivo è rovesciare il regime"
Intanto Abu Mohammad al-Jolani, leader della milizia Hts che guida l'opposizione armata in Siria, ha affermato, nella prima intervista da anni alla Cnn, che l'obiettivo dei ribelli filoturchi è di rovesciare il regime proprio Assad. L'intervista è stata condotta, come fa sapere la Cnn, in una località segreta della Siria, mentre i ribelli conquistavano Hama. "L'obiettivo della rivoluzione è il rovesciamento di questo regime. È nostro diritto usare tutti i mezzi disponibili per raggiungere tale obiettivo", ha affermato Jolani. "La Siria merita un sistema di governo istituzionale, non uno in cui un singolo sovrano prende decisioni arbitrarie".
Onu: "370mila sfollati per i combattimenti in Siria"
Secondo l'Onu i combattimenti in corso in Siria hanno provocato almeno 370.000 sfollati. "Dall'escalation delle ostilità, almeno 370.000 uomini, donne e bambini, ragazzi e ragazze sono stati sfollati, di cui 100.000 che hanno lasciato le loro case più di una volta", ha affermato Stéphane Dujarric.
Iran: "Sosterremo la Siria con tutto ciò che è necessario"
"La Repubblica islamica dell'Iran ha sempre sostenuto la Siria e continuerà a farlo con tutte le sue forze e con tutto ciò che sarà necessario e richiesto dal governo siriano", ha affermato il ministro iraniano Abbas Araghchi durante una visita a Baghdad. "La minaccia terroristica non sarà limitata alla Siria ma costituisce una minaccia per tutti i Paesi vicini e per l'intera regione", ha aggiunto Araghchi.