“Sono dovuti salire su quel tetto per salvarsi la vita. Mio marito era in casa con mia figlia. Se mia figlia fosse rimasta da sola sarebbe morta. Non avrebbe avuto la capacità di reazione di salire lassù”, ha raccontato una sopravvissuta alle alluvioni che hanno colpito la provincia di Valencia la scorsa settimana
“Sono dovuti salire su quel tetto per salvarsi la vita. Mio marito era in casa con mia figlia. Se mia figlia fosse rimasta da sola sarebbe morta. Non avrebbe avuto la capacità di reazione di salire lassù”. “Al secondo piano non potevamo scendere perché c’era tutta acqua, non potevamo uscire. Poi abbiamo aspettato passasse la notte, e la mattina dopo siamo usciti a cercare aiuto perché potessero tirare fuori mia madre che è una persona anziana”. Sono le testimonianze di due sopravvissute alle gravi alluvioni che hanno colpito 78 municipi a sud e a est di Valencia, la scorsa settimana, causando oltre 200 morti e 33mila sfollati. Il ritardo dei soccorsi ha contribuito al disastro. (IL VIDEO)
La furia della Dana e le resposabilità politiche
Il fenomeno meteorologico conosciuto come Dana (“Depresión Aislada en Niveles Altos”, conosciuto in Italia come “goccia fredda”) si è abbattuto con inclemenza sulla regione valenciana. Il disastro, però, non è stato causato solo dalla gravità dell’alluvione, ma soprattutto dai tempi di reazione delle autorità. L’ente idrografico che controlla i corsi d’acqua del territorio ha avvisato la popolazione che alcuni torrenti stavano fuoriuscendo dagli argini solo in tarda mattinata, e solo attraverso i social network. La riunione d’emergenza è stata indetta dal governatore della regione Carlos Mazon alle 16, quando la situazione era già incontrollabile. L’allerta nazionale aè arrivata addirittura alle 20. La popolazione è stata lasciata sola, quindi, con l’esercito che è arrivato 5 giorni dopo e lo stato di calamità per le aree colpite è stato dichiarato dal governo una settimana dopo.
Perché Valencia si è salvata
La popolazione del centro di Valencia è rimasta sorprendentemente indenne. La ragione è che, dopo l’alluvione del 1957, il corso del fiume che attraversava la città è stato deviato. L’intenzione era quella di scongiurare il ripetersi di una tragedia come quella che all’epoca causò la morte di 81 persone. Oggi, al posto del fiume Turia, sorge un grande parco verde. Questa misura ha salvato Valencia dalla furia della Dana e dalle alluvioni che ha scatenato sul Levante della Spagna.