Fratelli Menéndez, la procura di Los Angeles riapre il caso del duplice omicidio del 1989

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Il procuratore distrettuale della città californiana ha dichiarato che prenderà in esame "nuove prove" sul caso - diventato mediatico con la serie Netflix Monsters - dei due fratelli che uccisero i genitori. Durante le udienze i due affermarono di essere stati abusati sessualmente per anni, quindi di aver agito per legittima difesa

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La procura di Los Angeles ha deciso di riaprire il caso dei fratelli Lyle e Erik Menéndez, che stanno scontando l'ergastolo per aver ucciso a colpi di fucile i propri genitori, José e Kitty, nella villa familiare di Beverly Hills nell'agosto del 1989. Il procuratore distrettuale della città californiana, George Gascón, ha dichiarato che prenderà in esame "nuove prove", che potrebbero portare al rilascio dei due fratelli, a una riduzione della pena o alla revisione del processo. Il duplice delitto colpì profondamente il Paese e nelle ultime settimane è tornato al centro del dibattito a seguito della serie sulla vicenda appena uscita su Netflix, 'Monsters: la storia di Lyle ed Erik Menéndez'. Mentre per il 7 ottobre è atteso sempre su Netflix anche il documentario 'The Menéndez Brothers', dove i due fratelli si racconteranno per la prima volta in 30 anni.

Gli abusi sessuali

Durante le udienze che tennero gli Stati Uniti incollati al televisore nel 1996, Lyle e Erik, che avevano 21 e 18 anni - oggi ne hanno 56 e 53 - affermarono di essere stati abusati sessualmente per anni dai genitori, oltre ad aver subito violenza psicologica, e di aver agito per legittima difesa. La giuria ritenne invece che avessero un movente economico, visto che la coppia era multimilionaria. "Non c'è dubbio che abbiano commesso gli omicidi", ha detto Gascón in conferenza stampa. "La questione è se la giuria ha tenuto conto delle molestie". Le prove che dettagliavano gli abusi sessuali furono presentate durante il primo processo, che si concluse senza verdetto, ma furono in gran parte omesse durante il secondo procedimento, che finì con la condanna all'ergastolo, senza sconti né benefici. "Abbiamo l'obbligo morale ed etico di esaminare ciò che ci viene presentato e di prendere una decisione", ha affermato il pm.  

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