Artico, la Russia "pronta a una guerra" contro la Nato: cosa sta succedendo

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Introduzione

"Siamo pronti a difendere i nostri interessi nell'Artico in termini militari, politici e tecnici", ha affermato il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov. Una dichiarazione pubblica che fa riferimento a quanto sta accadendo nella regione polare, cioè una "guerra invisibile" per il controllo di un'area fortemente strategica. Che, secondo gli analisti, potrebbe portare a una guerra vera e propria sullo sfondo delle crescenti tensioni per il conflitto in Ucraina.

 

I motivi sono molteplici. Anzitutto, l'Artico si trova in una posizione geografica che unisce il Nord Atlantico al Nord Pacifico e, con lo scioglimento dei ghiacci, vede l'apertura di nuove rotte commerciali che fanno gola a diversi Paesi. Non solo: l'area è ricca di petrolio, gas naturali e metalli preziosi: un tesoro sottomarino che i blocchi occidentali e orientali sono pronti a spartirsi.

 

La Russia ha quindi riaperto le vecchie basi sovietiche e schierato avanzati sistemi di difesa missilistica, incrementando anche i pattugliamenti aerei e marittimi. La Nato non è però rimasta a guardare e, a marzo scorso, ha realizzato un'imponente esercitazione (la "Nordic Response 2024") con 20mila soldati, 110 aerei e 50 unità navali fra incrociatori, fregate, sommergibili e altre imbarcazioni. L'obiettivo? La creazione di una Brigata artica specializzata nei combattimenti a Nord, tra ghiaccio e neve.

Quello che devi sapere

La guerra "invisibile"

  • Una guerra "invisibile", che di fatto si sta già combattendo con la scoperta di giacimenti di gas, petrolio e minerali e con l’apertura di nuove rotte commerciali. Quanto sta accadendo nell’Artico non contempla l'utilizzo delle armi, ma sta portando lo scontro (per ora a distanza) tra Nato e Russia a un gradino più elevato. E in tal senso Mosca si è già detta "pronta" a farsi carico delle conseguenze

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Una cooperazione arenata

  • Che qualcosa si stia lentamente muovento nelle zone settentrionali più remote del pianeta lo si era capito dallo scorso febbraio, quando la Russia ha deciso di sospendere i pagamenti annuali al Consiglio artico. Il motivo? "L'organismo deve ritornare a svolgere lavori reali con la partecipazione di tutti i Paesi membri", ha sentenziato Mosca come riportato dall'agenzia di stampa Ria Novosti. La cooperazione tra Stati artici occidentali e il Cremlino si è di fatto arenata dopo che i russi hanno invaso l'Ucraina nel febbraio 2022

Il Consiglio artico

  • Il Consiglio artico è un forum internazionale istituito nel 1996 per promuovere cooperazione, coordinamento e interazione tra i Paesi artici e le comunità indigene. L'obiettivo del Consiglio è garantire alla regione artica uno sviluppo sostenibile ambientale, sociale ed economico, soprattutto alla luce degli effetti disastrosi del cambiamento climatico: lo scioglimento dei ghiacciai determina infatti un aumento del surriscaldamento globale, un innalzamento del livello dei mari e un incremento del fenomeno dell'erosione costiera

I sei Gruppi di lavoro

  • A fare capo al Consiglio sono sei Gruppi di lavoro che si occupano del programma di monitoraggio e valutazione artica (Amap), di sviluppo sostenibile (Sdwg), del programma d’azione su contaminanti artici (Acap), della conservazione di flora e fauna artica (Caff), della prevenzione delle emergenze, preparazione e risposta (Eppr) e della protezione ambiente marino artico (Pame)

Gli Stati membri

  • Gli attuali otto Stati membri del Consiglio artico sono Canada (che rappresenta i Territori del Nord-Ovest, il Nunavut e lo Yukon), Danimarca (per la Groenlandia e le Isole Far Oer), Finlandia, Islanda, Norvegia, Russia, Stati Uniti (per l'Alaska) e Svezia. Ma ci sono anche dei Paesi osservatori, come Cina, Corea del Sud, Giappone, Singapore, India e Italia. Nel maggio 2013, Roma ha ottenuto la possibilità di partecipare ai lavori scientifici dell'organismo grazie anche al mantenimento del governo italiano della Base artica Dirigibile Italia nelle isole Svalbard

L'Italia

  • Ancora più specificamente, la partecipazione dell'Italia ai lavori del Consiglio artico si svolge sotto il coordinamento del ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, presso cui è istituito il Tavolo Artico. Il ministero partecipa alle riunioni del Tavolo e rappresenta Roma nell’ambito del gruppo di lavoro dedicato allo sviluppo sostenibile (Sdwg) sopracitato

I progetti sospesi

  • I lavori dell'organismo hanno prodotto in passato degli accordi vincolanti su temi come la protezione e la conservazione dell'ambiente. Ma, come detto, la cooperazione con Mosca si è di fatto bloccata dopo l'invasione in Ucraina e, spiega Euractiv, "circa un terzo dei 130 progetti del Consiglio sono stati sospesi" nel 2023. Insomma, c'è una situazione di stallo, visto che "i nuovi progetti non possono andare avanti e quelli esistenti non possono essere rinnovati". Da qui lo stop ai pagamenti del Cremlino, che al momento non sta valutando un abbandono definitivo del Consiglio

L'esercitazione Nato in Artico

  • A marzo scorso, la stampa aveva dato notizia di un'imponente esercitazione Nato dell'Artico, chiamata "Nordic Response 2024". Circa 20mila soldati dell'Alleanza atlantica, con 110 aerei e 50 unità navali fra incrociatori, fregate, sommergibili e altre imbarcazioni, si sono radunati nelle aree settentrionali più remote del nostro pianeta fino al 15 marzo: tra gli obiettivi, quello della creazione di una Brigata artica specializzata nei combattimenti a Nord, tra ghiaccio e neve

La Svezia

  • Quell'esercitazione è stata anche la prima con la partecipazione della Svezia, entrata a far parte della Nato proprio in quei giorni. "La Russia è e rimarrà una minaccia", aveva dichiarato per l'occasione il primo ministro Ulf Kristersson. Con l'adesione di Stoccolma al Patto atlantico, "tutti i Paesi nordici appartengono per la prima volta alla stessa alleanza di difesa", aveva ricordato il quotidiano Svenska Dagbladet, sottolineando che "l'ambizione è quella di integrarli militarmente per creare un'efficace difesa comune sotto la guida dell'Alleanza"

La "minaccia" di Lavrov

  • Ma non è finita qui. La Russia ha appena dichiarato che vede la Nato intensificare le esercitazioni nell’Artico in vista di una possibile crisi. E per questo motivo Mosca è pronta a difendere i propri interessi, anche militarmente. Non si tratta di un'indiscrezione, ma di una dichiarazione pubblica del ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov in un'intervista ripresa da Ria Novosti

La posizione della Russia

  • "Il nostro Paese è completamente pronto a difendere i suoi interessi nell'Artico in termini militari, politici e tecnici", ha avvertito Lavrov, evidenziando che anche altri Stati, come Cina e India, stanno osservando l'evoluzione in una eventuale crisi. "L'Artico non è il territorio dell'Alleanza atlantica", ha chiarito il ministro degli Esteri russo. Il potenziamento della Nato in Artico è parte della più ampia esercitazione "Steadfast Defender 2024" per il trasporto di rifornimenti ed equipaggiamento militari dagli Stati Uniti attraverso l’Atlantico "con un livello di minaccia elevato". Una mossa che ha attirato le ire di Mosca

Una posizione strategica

  • Ma perché Nato e Russia si starebbero contendendo la regione artica? Anzitutto è una zona strategica. Come dichiarato dal capo del Cremlino Vladimir Putin già nel 2017, l'Artico è una delle chiavi per un futuro prospero per la Federazione russa. Come spiega Osservatorio Artico, Mosca vede tale regione come "un continuum strategico che si estende dal Nord Atlantico al Nord Pacifico". Ed è per questo che negli ultimi anni "ha riaperto vecchie basi sovietiche", incrementando quelle già esistenti (peraltro superiori in numero a quelle Nato), nonché "schierato avanzati sistemi di difesa missilistica" e "incrementato i pattugliamenti aerei e marittimi"

La penisola di Kola

  • Tra i territori più "caldi" (in senso ovviamente metaforico) c'è la penisola di Kola, dove sono presenti i due terzi delle capacità nucleari strategiche russe. E non è una zona remota, anzi: si trova proprio al confine con la Finlandia, Stato ancora al centro di tensioni specie dopo la sua adesione alla Nato nel 2023, ed è già stata attaccata da droni ucraini nell'ambito della guerra con Mosca, in quanto sede della flotta settentrionale russa. Altra questione focale sono i confini marittimi con la Norvegia e le Svalbard, obiettivo degli interessi russi nella regione

La Nato risulta scoperta

  • Non solo. Come scrive Foreign Policy, la Nato su questo fianco risulta scoperta. "Nessuno Stato membro della Nato - si legge nell'articolo - dispone di navi rompighiaccio con capacità antiaeree e antisommergibili". In caso vogliano lanciare un attacco al Nord America, i sottomarini nucleari russi "possono viaggiare dal Mare di Barents attraverso il Bear Gap tra la Scandinavia e le isole Svalbard, in Norvegia, e sotto il ghiaccio lungo la costa orientale della Groenlandia. Il tutto senza essere scoperti. Un'eventualità che lascia grandi lacune nella posizione di difesa della Nato"

Le nuove rotte navali

  • Ma gli interessi nell'Artico non sono solamente militari. Come scrive Osservatorio Artico, infatti, il cambiamento climatico può inavvertitamente favorire una "guerra" tra Nato e Russia per il controllo di queste aree. Già, perché il riscaldamento globale sta distruggendo la cortina di ghiaccio, aprendo nuove rotte navali. I risultati sarebbero disastrosi per l'ambiente ma funzionali al commercio: si dimezzerebbe il tempo di trasporto delle merci e delle materie prime dall'Europa all'Asia, rispetto alle tradizionali che passano dal Canale di Suez o dal Capo di Buona Speranza

Petrolio, gas e metalli preziosi

  • Sciogliendosi, il ghiaccio marino aprirebbe anche la porta alla possibilità di sfruttamento delle risorse di idrocarburi dell’Artico. Qui ci sono, secondo una stima, 35.700 miliardi di metri cubi di gas naturale e 2.300 milioni di tonnellate di petrolio. Un tesoro sottomarino che, unito ai metalli preziosi, fa gola a diversi Stati. Osservatorio Artico sottolinea che la Russia si è già mossa in tal senso, puntando sul settore dell'estrazione dei combustibili fossili nella zona polare e potenziando la "Northern Sea Route" per distribuirli nel mondo. Si tratta di una rotta marittima commerciale situata a est dell'arcipelago di Novaja Zemlja, che scorre lungo la costa artica russa dal Mar di Kara, che bagna la Siberia, fino allo stretto di Bering

Cosa ci aspetta?

  • Secondo le stime, nella regione artica c'è all'incirca il 40% di tutte le riserve di petrolio e gas al mondo. E se le emissioni di CO2 continuano ai ritmi di oggi, l'oceano Artico potrà essere interamente navigabile nel periodo estivo dal 2040 e per tutto l'anno dal 2050. Una congiuntura esplosiva che rischia di aprire un nuovo fronte di schermaglie (se non addirittura una guerra) tra Russia e Nato dopo quanto sta avvenendo in Ucraina

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