Guerra in Medioriente, cosa succede tra Israele e Libano: l'ipotesi di attacco via terra

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Introduzione

L'escalation tra Libano e Israele è orma una realtà. Nelle scorse ore, sono stati 1.600 gli obiettivi di Hezbollah colpiti dallo Stato ebraico. In risposta, la milizia filoiraniana ha lanciato centinaia di razzi nella zona settentrionale del Paese nemico. La situazione al confine non è mai stata così incandescente, sintomo che un passo ulteriore (e decisamente più grave) potrebbe avvenire a breve. Gli analisi internazionali infatti sono preoccupati da un possibile attacco via terra da parte delle forze israeliane nel sud del Libano, anche se al momento l'Idf esclude questa azione. Gli Stati Uniti, dal canto loro, dichiarano pubblicamente di essere contrari al boots on the ground e che la diplomazia è l'unico modo per calmare gli animi.

 

Ma come si è arrivati a questo punto di non ritorno? I passi fondamentali sono tre: l'esplosione dei cercapersone e dei walkie talkie in mano a Hezbollah, la risposta del leader filoiraniano Nasrallah e l'aumento dei raid contro Israele e infine la morte di Aqil, capo militare della milizia sciita, in un attacco mirato. Da qui in poi la situazione è precipitata, ma non si sa ancora fino a dove.

Quello che devi sapere

L'escalation è arrivata

  • La temuta escalation sul fronte nord di Israele è ormai arrivata, accompagnata da massicci bombardamenti negli ultimi giorni, forse preludio di un'incursione terrestre da parte dello Stato ebraico. Gli Stati Uniti, dal canto loro, hanno già fatto sapere di essere contrari a un'eventuale sviluppo del conflitto via terra. E un invito alla calma è stato anche lanciato dall'Unione europea.

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Cosa sta succedendo ora /1

  • Per comprendere costa sta accadendo al confine tra Israele e Libano bisogna fare un passo alla volta. Cominciamo dal campo di battaglia: i jet da combattimento dell'Aeronautica militare israeliana (Iaf) hanno distrutto 1.600 strutture di Hezbollah in diverse aree del Libano. A comunicarlo le Forze di difesa israeliane (Idf), che hanno aggiornato il precedente bilancio di 1.300 obiettivi colpiti in 24 ore. Nell'ultimo giorno, insomma, centinaia di caccia dell'Iaf sotto la direzione Comando settentrionale hanno effettuato diversi attacchi nel Sud del Libano e nella Valle della Bekaa, distruggendo lanciatori, centri di comando e strutture militari del movimento sciita appoggiato dall'Iran

Cosa sta succedendo ora /2

  • La giornata di ieri, che ha visto almeno 492 morti libanesi (di cui almeno 35 bambini e 58 donne) e oltre 1.600 feriti sotto i raid israeliani, è stata la giornata più sanguinosa per Beirut dalla fine della lunga guerra civile del 1975-1990. A riportarlo sono i media locali. I miliziani filoiraniani hanno risposto allo Stato ebraico lanciando circa 180 razzi, diversi dei quali a lungo raggio, arrivati fino in Cisgiordania a oltre 100 chilometri dal confine. Alcuni missili sono caduti pure sui villaggi palestinesi della West Bank. Per tutto il giorno le sirene hanno risuonato ad Haifa e dintorni, dove le scuole oggi sono rimaste chiuse

L'avviso di Netanyahu /1

  • In un inedito video messaggio ai cittadini libanesi, il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha esortato la popolazione civile ad "allontanarsi dalle zone degli attacchi", sintomo che qualcosa di più grave potrebbe avvenire nelle prossime ore. "Questa guerra non è contro di voi ma contro Hezbollah", ha aggiunto il primo ministro dello Stato ebraico. I media internazionali hanno già mostrato immagini di lunghe file di auto con centinaia di famiglia in fuga dalle aree oggetto dei bombardamenti

L'avviso di Netanyahu /2

  • "Per troppo tempo Hezbollah vi ha usato come scudi umani, ha piazzato razzi nei vostri salotti e missili nei vostri garage. Queste armi sono dirette verso le nostre città. Per difendere il nostro popolo dagli attacchi di Hezbollah, dobbiamo neutralizzarle", ha spiegato al popolo libanese Netanyahu. Poco prima, dal bunker di Kirya, il quartier generale della Difesa a Tel Aviv, il premier israeliano aveva avvertito: "Non aspettiamo la minaccia, la preveniamo". Ma perché il fronte nord della guerra si è improvvisamente surriscaldato dopo le (deboli) schermaglie degli ultimi tempi?

Il primo atto /1

  • Come spiegano i media internazionali, tra cui Ap, la ragione dell'escalation è riconducibile ai gravi avvenimenti dei giorni scorsi. Il primo atto è stato l'esplosione dei cercapersone di Hezbollah e poi dei loro walkie talkie il 18-19 settembre. Sono ancora in corso indagini sulla presunta rete di spie, esperti informatici, talpe, società fittizie con prestanome più o meno consapevoli che hanno consentito a Israele di colpire migliaia di miliziani filoiraniani (e civili) e allo stesso tempo le loro capacità di comunicazione

Il primo atto /2

  • Una prima indagine condotta dalle autorità libanesi ha evidenziato che i dispositivi erano stati "manomessi da professionisti" prima di arrivare nel Paese e che le deflagrazioni sono state "innescate da email a loro inviate". Secondo i media internazionali, gli apparecchi erano stati dotati di "batterie trappola", con l'aggiunta di circa tre grammi di Petn, in una sofisticata operazione (preparata per anni) che doveva tener conto della stabilità dell'esplosivo fino al momento opportuno e della capacità informatica di detonazione. Anche Hezbollah ha annunciato una sua inchiesta interna che, secondo L'Orient Le Jour, è destinata a non incrociarsi mai con quella ufficiale

Il secondo atto /1

  • Dopo l'esplosione dei cercapersone e dei walkie talkie, non si è fatto attendere il discorso (incendiario) di Hassan Nasrallah, leader di Hezbollah. Il 19 settembre, il capo della milizia filoiraniana ha denunciato che il sabotaggio di Israele è stato un vero e proprio "atto di guerra", specificando che una "punizione" sarebbe arrivata, senza tuttavia dire quando e dove. Nasrallah, nell'intervento trasmesso in tv da una località segreta, ha ammesso che il suo movimento "ha subìto un duro colpo senza precedenti". E allo stesso tempo ha accusato il nemico di aver "oltrepassato tutte le linee rosse" prendendo di mira "aree affollate di civili". Il capo del cosiddetto "partito di Dio" ha infine promesso che il fronte libanese sarebbe rimasto "aperto finché non finirà l'aggressione contro Gaza", ribandendo che ci sarà una "rappresaglia" contro lo Stato ebraico

Il secondo atto /2

  • A seguito del discorso di Nasrallah, il 20 settembre una nuova raffica di razzi è stata lanciata dal Libano verso il nord di Israele. Secondo l'Idf, almeno la metà è stata abbattuta dalle difese aeree dello Stato ebraico. In totale, i missili lanciati in quella mattinata sono stati circa 170, tutti sull'area  al confine tra i due Stati. Ma anche nel pomeriggio la Galilea è stata interessata da un ennesimo lancio di razzi. Tuttavia, tali schermaglie non hanno rappresentato la "punizione" promessa da Nasrallah

Il secondo atto /3

  • Come spiegato infatti da Hezbollah, i filoiraniani si sono "limitati" a lanciare razzi - tra gli altri obiettivi - contro una base dell'intelligence israeliana nel nord dello Stato ebraico, accusata di omicidi mirati. Una "semplice" risposta al raid dell'Idf contro la roccaforte del gruppo sciita a sud di Beirut. La milizia sostenuta dall'Iran ha ulteriormente specificato che i suoi combattenti hanno preso di mira "il principale quartier generale dell'intelligence israeliana nella regione settentrionale, responsabile di omicidi, con raffiche di razzi Katyusha". La sensazione, dunque, è che la vera risposta di Hezbollah per l'esplosione dei cercapersone e dei walkie talkie avverrà prossimamente

Il terzo atto /1

  • Proprio nel pomeriggio del 20 settembre, nel conflitto incrociato di razzi, nella zona di al Jamus, sobborgo di Beirut e quartier generale da Hezbollah, è scoppiato l'inferno. Due missili di precisione sparati da un caccia, un F-35, hanno colpito un edificio residenziale: in un ambiente ricavato sottoterra c'erano il capo militare di Hezbollah - e stretto confidente di Nasrallah - Ibrahim Aqil e i suoi comandanti. Sono rimasti tutti uccisi. Le foto pubblicate sui siti in Medioriente hanno mostrato quel che rimaneva del palazzo a più piani, cioè macerie, fumo e polvere

Il terzo atto /2

  • Il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant ha subito commentato quanto avvenuto parlando espressamente di una "nuova fase della guerra", dando corpo al concetto espresso da un anonimo funzionario con Walla: la soluzione diplomatica per il momento non si vede all'orizzonte e quindi "Israele si è tolto i guanti con Hezbollah". Che, tradotto, significa che l'escalation era di fatto già in corso, anche se non ancora con boots on the ground. L'Idf ha poi dichiarato che con l'attacco al quartier generale di Hezbollah a Beirut non si intende allargare il conflitto

Chi era Aqil /1

  • Eppure Hezbollah sa che l'uccisione di Aqil non resterà impunita. Conosciuto anche come Tahsin, l'uomo era uno dei principali comandanti militari dei filoiraniani, a capo dell'unità delle forze speciali Radwan impegnate in prima linea nel sud del Libano nel conflitto in corso tra i due Paesi. Per lo Stato ebraico e gli Stati Uniti era un "terrorista". La stessa Washington aveva posto su di lui una taglia da 7 milioni di dollari per il suo presunto coinvolgimento in attentati attribuiti a Hezbollah contro l'ambasciata americana a Beirut nell'aprile del 1983

Chi era Aqil /2

  • Per anni membro del Consiglio del Jihad, indicato come l'organo supremo di Hezbollah, Aqil ha avuto un ruolo determinante nel gestire la forza Radwan, soprattutto nelle ultime settimane, dopo l'uccisione, sempre a Beirut, a fine luglio, di un altro alto comandante militare di Hezbollah, Fuad Shukr. Secondo alcune fonti, Aqil era stato nominato ad agosto successore proprio di Shukr. Insomma, sin dagli anni Ottanta, quando Hezbollah venne fondato col sostegno decisivo dell'allora neonato Iran rivoluzionario, Aqil è stato un membro chiave delle prime cellule del partito armato libanese

Il punto di non ritorno

  • Con l'uccisione di Aqil la situazione è ulteriormente precipitata. Il 22 settembre il confine è diventato ancora più incandescente, con lanci di razzi decisamente più cospicui da entrambe le parti. I raid sono culminati il giorno dopo con l'uccisione di almeno 490 libanesi da parte dell'Idf in una serie di attacchi missilistici. Una sorta di punto di non ritorno che ha portato il premier Netanyahu a chiedere ai civili di evacuare da quelle zone, in previsione di un'ulteriore escalation della guerra. In proposito, cosa potrebbe accadere da qui a breve?

Il possibile attacco via terra /1

  • Gli analisti internazionali sono convinti che il rischio di un'estensione del conflitto via terra sia elevato. Gli stessi Usa hanno dovuto pubblicamente dichiararsi contrari a questa soluzione per scongiurarla. Al momento, tuttavia, l'eventuale attacco terrestre non sarebbe imminente. Un funzionario militare israeliano ha infatti affermato che l'Idf si sta concentrando sulle operazioni aeree e non ha piani immediati per un'operazione via terra. A riportarlo Haaretz. La fonte ha aggiunto che gli ultimi attacchi stanno "limitando la capacità di Hezbollah di lanciare ulteriori missili contro Israele", e questro potrebbe dunque prevenire altre forme di conflitto

Il possibile attacco via terra /2

  • Non è dello stesso avviso l'Iran. L'ambasciatore di Teheran all'Onu, Ali Bahreini, durante il Consiglio di sicurezza ha detto che "l'attacco con i cercapersone in Libano mostra che Israele è pronto a commettere qualsiasi crimine, non importa quanto estremo". Una dichiarazione che non è stata lasciata cadere dall'ambasciatore israeliano all'Onu Danny Danon, che riguardo all'escalation tra lo Stato ebraico e Libano ha avvertito che "se non si troverà una soluzione diplomatica, Israele dovrà adottare tutte le misure necessarie per proteggere i suoi cittadini e consentire ai residenti del Nord di tornare alle loro case"

La "zona cuscinetto" a nord

  • Ma perché Israele dovrebbe colpire il LIbano anche via terra? Secondo l'Ispi (Istituto per gli studi di politica Internazionale che si occupa di analisi geopolitica e geoeconomica), l’obiettivo israeliano non è solo quello di ridurre le capacità di Hezbollah, ma anche di creare una zona cuscinetto al confine nord prendendo il sopravvento sulla milizia filoiraniana. Una possibile strategie che preoccupa (e molto) l’Iran. Come spiega l'Ispi, prendendo di mira il gruppo paramilitare sciita, lo Stato ebraico punta a colpire indirettamente anche Teheran, che però ha finora "mostrato una forte reticenza nell’impegnarsi in una guerra regionale, consapevole del costante sostegno americano a Israele"

L'incertezza nella regione /1

  • Gli Stati Uniti "rimangono dell'avviso che un conflitto più ampio in Medioriente non è né desiderabile né inevitabile, ma le azioni che diverse parti adotteranno nei prossimi giorni determineranno come la situazione si evolve", ha detto il viceambasciatore americano all'Onu Robert Wood durante la riunione del Consiglio di Sicurezza. Insomma, forse è ancora presto per capire l'evoluzione della guerra

L'incertezza nella regione /2

  • "È fondamentale che tutte le parti evitino qualsiasi azione che potrebbe far sprofondare la regione in un conflitto devastante", ha spiegato Wood, sottolineando che "una risoluzione diplomatica è l'unica via per creare le condizioni per gli sfollati israeliani e libanesi di ritornare alle loro case in sicurezza. E noi continuiamo a rincorrere questo obiettivo". 

Per approfondire: Guerra Israele-Hamas, lo speciale di Sky TG24