Il giovane pescarese era stato fermato il 23 agosto di un anno fa durante il suo viaggio perché trovato in possesso di una piccola quantità di marijuana. L'accusa della magistratura egiziana nei suoi confronti è di traffico internazionale di sostanze stupefacenti
"Siamo ancora sotto choc: ci hanno comunicato che mio fratello è stato condannato a 25 anni da scontare in Egitto". È quanto afferma Andrea Passeri, il fratello di Giacomo, arrestato un anno fa circa in Egitto per possesso di droga e condannato oggi da un tribunale al Cairo. L'accusa della magistratura egiziana nei confronti del giovane è di traffico internazionale di sostanze stupefacenti.
"False prove contro di lui"
"Giacomo era solo in mezzo a poliziotti egiziani quando è stato fermato. In un rapporto è stato scritto che avesse diverse quantità di droga. Ma questo è quello che dicono loro, non c'erano altri testimoni", dice il fratello di Passeri il cui sospetto è che si siano state fabbricate false prove contro Giacomo. "Il nostro avvocato è ancora convinto di poter dimostrare la sua innocenza, ora attendiamo le motivazioni della sentenza", aggiunge Passeri.
Dentenuto nel carcere Badr 2
Nei mesi scorsi la famiglia del giovane pescarese aveva lanciato l'allarme sulle condizioni di Giacomo, il quale aveva anche iniziato uno sciopero della fame per protestare sul trattamento ricevuto e per le lungaggini processuali. Il fratello di Giacomo ha ripercorso il calvario del fratello, dichiarando che l'interprete si era palesato solo "dopo 6 giorni dal fermo". L'ultimo contatto della famiglia con Giacomo, detenuto nel carcere Badr 2, è avvenuto il giorno del suo arresto, "è riuscito a sentirlo mio fratello Marco Antonio" afferma Andrea. Poi più niente, solo poche lettere in cui Giacomo parla "della sua innocenza", denuncia "le pressioni ricevute dai poliziotti per fargli ammettere le sue colpe. Di come è stato malmenato, dello stato di abbandono dopo la sua operazione d'appendicite. La mia unica speranza è che ora Giacomo torni a casa, vivo".
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Si è sempre dichiarato innocente
Da un anno Passeri è detenuto in celle buie e sporche – lamenta la famiglia – condivise con uomini accusati di omicidio. ". Il giovane, che da tempo risiede a Londra, papà italiano e mamma della Sierra Leone, quando è stato fermato il 23 agosto di un anno fa durante il suo viaggio in terra egiziana è stato trovato in possesso di una piccola quantità di marijuana. "Lui si è sempre dichiarato innocente. Siamo stupiti e scioccati, un epilogo che non ci saremmo mai aspettati", racconta il fratello di Giacomo, il quale dopo la condanna, dice di non aver ricevuto alcun contatto dall'Ambasciata italiana al Cairo.
L'appello della famiglia
"Chiediamo allo Stato, alla politica italiana di farlo tornare in Italia, di interessarsi almeno al caso attraverso la documentazione ufficiale rilasciata dalle autorità egiziane in mio possesso. Giacomo è ingiustamente trattenuto lì, si faccia qualcosa per riportarlo al più presto a casa", è l'appello del fratello.
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La replica del ministero degli Esteri
La Farnesina segue "con la massima attenzione" il caso e ha chiesto l'autorizzazione a una visita consolare in carcere con la massima urgenza. Lo assicura il ministero degli Esteri in una nota, nella quale fa sapere che lo scorso 19 agosto ha avuto luogo al Cairo l’udienza di primo grado sul caso Passeri, cui il capo della cancelleria consolare dell’ambasciata d’Italia, accompagnato da un interprete, ha assistito in qualità di osservatore. Lo stesso giorno, l’avvocato ha informato l'ambasciata che il signor Passeri è stato condannato a 25 anni di detenzione (quindi non ergastolo).
L'ambasciata sta seguendo il caso
In attesa della pubblicazione del dispositivo della sentenza, il legale ha comunque già informato l’ambasciata dell’intenzione di presentare ricorso. L’ambasciata, in stretto coordinamento con la Farnesina, sta continuando a seguire il caso con la massima attenzione, attraverso costanti contatti con il legale del connazionale e ha richiesto alle competenti autorità egiziane di autorizzare una visita consolare in carcere con la massima urgenza, per prestare ogni necessaria assistenza.