Introduzione
L'incursione delle truppe ucraine nella regione russa di Kursk ha diviso i politici e gli analisti internazionali: da una parte c'è chi sostiene lo sconfinamento effettuato da Kiev in risposta all'invasione di Mosca di due anni e mezzo, dall'altra emergono dubbi sul senso di quest'azione, specie in ottica di eventuali perdite umane e di risorse militari, che potrebbero essere impiegate su altri fronti "caldi" come il Donbass.
La propaganda russa comincia a bollare l'iniziativa di Kiev come una "trappola" di Vladimir Putin ai danni di Volodymyr Zelensky. In questo modo, dicono, il presidente russo potrebbe avere campo più libero su altri fronti. E secondo fonti del ministero della Difesa russo citate da quotidiani internazionali, il leader del Cremlino potrebbe pensare a una nuova mobilitazione entro fine anno per "rimpinguare" il suo esercito
Quello che devi sapere
Kursk, una "trappola" per Zelensky?
- L'incursione ucraina nella regione di Kursk è stata interpretata da alcuni organi di informazione russa come una "trappola" per Volodymyr Zelensky orchestrata dall'omologo Vladimir Putin. In sostanza, come spiega Newsweek, i propagandisti del Cremlino "stanno tentando di dare un senso" alla contro-invasione di Kiev: in questa scia, l'emittente Tsargrad ha scritto che le brigate ucraine "sono cadute in una trappola" subendo gravi perdite
Per approfondire:
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La caduta di Sudzha
- Come scrive Newsweek, è normale che entrambe le parti coinvolte nel conflitto diano una loro versione di quanto sta accadendo a Kursk. Detto ciò, la narrazione del Cremlino non collima affatto con quanto riportato da Kiev e anche da blog militari russi, ossia che la città di Sudzha è caduta in mani ucraine. Il paese, che sorge a una ventina di chilometri dal confine ucraino, ha circa 5.500 abitanti. Zelensky, al termine di una riunione con i comandi militari, aveva scritto sui social che "l'esercito ucraino mi ha riferito della completa liberazione della cittadina di Sudzha dai militari russi"
Un Putin rafforzato?
- Ma perché, nel dettaglio, l'incursione a Kursk potrebbe essere, o comunque diventare sul lungo periodo, una "trappola"? Newsweek ha sentito in proposito alcuni esperti. Secondo Michael A. Witt, professore di Economia e Strategia internazionale alla King's Business School di Londra, "c'è il rischio per Kiev che personale militare e risorse preziose possano andare perduti" e che "Putin possa usare l'incursione come pretesto per un'ulteriore escalation". Il presidente russo, insomma, potrebbe ottenere supporto alla sua narrazione che vede la Russia "minacciata" dall'Occidente, il motivo alla base - a suo dire - dell'invasione in Ucraina di due anni e mezzo fa
O un Putin depotenziato?
- L'altro effetto, spiega sempre il professore a Newsweek, è che l'incursione dell'Ucraina può "mettere in dubbio se Putin e il suo governo siano le persone giuste per difendere la Russia". Ma "non c'è alcun chiaro segno che Putin non abbia il controllo del suo Paese. La fine dei dittatori è raramente prevedibile". Per questo potrebbe esserci un'ampia mobilitazione in Russia per "rifornire" le schiere militari impiegate in Ucraina
Verso una nuova mobilitazione russa
- Secondo Bloomberg, il capo del Cremlino potrebbe cooptare parte della popolazione russa per rimpinguare l'esercito impegnato in territorio ucraino. Del resto, spiega la testata, il mancato contrasto dello sconfinamento ucraino denota un fallimento delle linee difensive russe, che si aggiunge alla perdita di uomini in prima linea sul fronte orientale e meridionale. Bloomberg, citando fonti anonime vicine al ministero della Difesa di Mosca, rivela che una "nuova mobilitazione potrebbe aver luogo entro la fine dell'anno" e "potrebbe essere presentata come una misura di rotazione per far riposare le truppe in prima linea"
Perdite preziose per Kiev
- Newsweek ha sentito anche Emil Kastehelmi, esperto militare della società finlandese di analisi di intelligence open source Black Bird Group, secondo cui l'incursione "rischia di logorare le preziose riserve militari dell'Ucraina". "Prendere il controllo di alcune decine di villaggi di confine russi a spese di molte vite e equipaggiamenti non aiuterà", ha affermato lo studioso. "La guerra non sarà risolta a Kursk: le regioni più importanti dal punto di vista strategico sono ancora l'Ucraina orientale e meridionale", ha aggiunto
La diffidenza verso le elezioni Usa (e Trump)
- Newsweek riporta anche le parole di Vuk Vuksanovic, esperto del think tank della London School of Economics. "La mossa dell'Ucraina potrebbe portare l'Ucraina a sprecare la risorsa di cui più ha bisogno in questa guerra, ossia la forza-lavoro". Ma attenzione: per Vuksanovic, l'obiettivo vero di Kiev è ottenere il sostegno dell'Occidente dimostrando che gli ucraini hanno ancora molta forza di volontà, anche in ottica Usa: "Questo è particolarmente importante per l'Ucraina, poiché sono diffidenti nei confronti dell'esito delle elezioni presidenziali statunitensi. C'è infatti il rischio che l'amministrazione Trump interrompa gli aiuti all'Ucraina"
Il Donbass rischia di rimanere scoperto
- Ma allora, lo sconfinamento a Kursk è una trappola o no? Secondo Vuksanovic, c'è un grande punto interrogativo sul perché Kiev stia facendo questo, soprattutto quando le sue forze vengono "sopraffatte" nel Donbass. Per l'esperto, "le guerre non si vincono in base all'imbarazzo politico che infliggi al tuo avversario". Che tradotto, significa che un dispiegamento di mezzi e truppe per un'azione, dimostrativa o non, rischia di tenere scoperto il fronte meridionale e orientale, vero fulcro del conflitto
Un'incursione che può essere decisiva
- Ma esiste anche un'altra campana. Ed è quella di Andrei Piontkovsky, scienziato e commentatore politico russo, secondo cui "l'operazione Kursk condotta dalle forze armate ucraine potrebbe svolgere un ruolo decisivo nell'esito della guerra". Come? "Gli ucraini devono solo continuare a fare pressione e farlo nel modo giusto - scrive l'esperto sul Kyiv Post -. Da un punto di vista tattico, hanno ottenuto una grande vittoria militare e questo non può essere contestato. Ma il successo di più vasta portata è stato strategico e psicologico, e ha avuto un impatto sui decisori sia a Washington che a Mosca"
"La schiera di Putin è sempre più sospettosa"
- "La minaccia più grande per Putin e i suoi soci in Russia non viene dai liberali contro la guerra (i loro leader sono stati uccisi, esiliati o gettati in prigione), ma dai patrioti che esigono che questo sanguinoso balletto continui", dice Piontovskij. "Sono diventati sempre più sospettosi ultimamente riguardo Putin. E il disastro di Kursk potrebbe trasformare questi sospetti in certezze", spiega. "Il problema principale di Putin al momento è di natura esistenziale, cioè come restare al potere e, quindi, in vita. Come possibile soluzione a questo problema, ha iniziato ad arrestare generali a dozzine e a incolparli della sconfitta"
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- Kursk, una "trappola" per Zelensky?
- La caduta di Sudzha
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