Secondo i dati diffusi da Save the Children, sono quasi 50 milioni le persone vittime nel mondo di varie forme di schiavitù moderna, di cui oltre 12 milioni i minorenni. E il Parlamento europeo sottolinea come “ogni anno più di 7mila sono vittime accertate della tratta di esseri umani nell’Unione europea”
Oggi, 30 luglio, ricorre la Giornata Internazionale contro la Tratta di Esseri Umani. La data è scelta dall’Onu con la risoluzione 68/192, al fine di “aumentare la consapevolezza sulla condizione delle vittime del traffico di esseri umani e per promuovere e proteggere i loro diritti”.
In occasione della ricorrenza nel 2024, Save the Children ha elaborato e diffuso il rapporto "Piccoli Schiavi Invisibili", giunto alla XIV edizione: nel documento emerge come siano quasi 50 milioni le persone vittime nel mondo di varie forme di schiavitù moderna, di cui oltre 12 milioni i minorenni, soprattutto "nelle forme di lavoro forzato che comprende quelle ai fini di sfruttamento sessuale, lavorativo e di attività illecite, e nei matrimoni forzati", con un trend "in crescita".
I dati sulla tratta
Nel rapporto si legge che “tra i minori, 3,3 milioni sono coinvolti nel lavoro forzato, in prevalenza per sfruttamento sessuale (1,69 milioni) o per sfruttamento lavorativo (1,31 milioni), in ambiti quali il lavoro domestico, l'agricoltura, la manifattura, l'edilizia, l'accattonaggio o le attività illecite, mentre 320mila risultano sottoposti a lavoro forzato da parte degli Stati, come detenuti, dissidenti politici, o appartenenti a minoranze etniche o religiose perseguitate. I minorenni vittime di matrimoni forzati sono 9 milioni". Il documento spiega inoltre che “il fenomeno dei matrimoni forzati geograficamente interessa maggiormente l'Asia Orientale (14,2 milioni di persone coinvolte nel 2021, più del 66% dei casi stimati), seguita a distanza dall'Africa (3,2 milioni di persone coinvolte, 14,5%), dall'Europa e Asia Centrale (2,3 milioni di persone, 10,4%). La maggior parte dei matrimoni forzati è organizzata dai genitori delle vittime (nel 73% dei casi) o da parenti stretti (16%) e spesso si lega a situazioni di forte vulnerabilità, quali servitù domestica o sfruttamento sessuale".
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“Dossier dedicato a storie dei minori vittime”
Raffaela Milano, Direttrice ricerca e formazione di Save the Children, ha sottolineato come “non possiamo chiudere gli occhi di fronte al fenomeno della tratta e dello sfruttamento minorile, un dramma diffuso nel mondo, ma presente anche nel nostro Paese. Parliamo di bambini, bambine e adolescenti traditi dal mondo degli adulti che ha abusato della loro fiducia e calpestato i loro sogni. Questo Dossier è dedicato alle storie dei minori vittime di tratta e sfruttamento accolti nel circuito di protezione italiano. Sono solo una minima parte, la "punta dell'Iceberg", di un fenomeno sommerso, ampio e diffuso”. Raffaela Milano ha anche aggiunto che “quello della tratta e dello sfruttamento è un fenomeno che cambia molto rapidamente ed è fondamentale che la sua conoscenza e la mappatura territoriale siano costantemente alimentate dall'impegno delle istituzioni, dell'autorità di pubblica sicurezza, degli enti locali e del terzo settore”.
Ue: “Ogni anno 7mila vittime nell’Unione”
In base ai dati diffusi dal Parlamento dell’Unione europea, “ogni anno più di 7mila sono vittime accertate della tratta di esseri umani nell’Unione europea. Il 2022 ha fatto registrare un numero di vittime pari a 10.093 casi accertati. Anche se il numero reale potrebbe essere molto più alto, poiché molti casi non vengono identificati”. L’Ue, in una sezione del sito dedicata alla lotta contro lo sfruttamento, sottolinea inoltre che “la maggior parte delle vittime sono donne e ragazze, ma è in aumento il numero degli uomini, in particolare per svolgere lavori forzati”.
In base a quanto riportato da L’Espresso, inoltre, “solo in Europa, tra il 2017 e il 2021, le vittime di tratta registrate sono state circa 29 mila. In poco più di un caso su due, la tratta avviene per sfruttamento lavorativo, nel 43 per cento dei casi per sfruttamento sessuale, mentre il restante 4 per cento è sottoposto ad altre forme di sfruttamento, l’accattonaggio ad esempio”.