Elezioni in Francia, cosa succede ora? Gli scenari possibili dopo il voto

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Chiara Piotto

Chiara Piotto

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Il secondo turno delle legislative disegna un nuovo parlamento diviso in tre grandi blocchi in cui nessuno è in grado di governare da solo. Delle alleanze saranno necessarie, pena il blocco istituzionale. Che comunque non è possibile escludere dal raggio delle possibilità. Facciamo il punto sui vari scenari possibili

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La sinistra prima, i macronisti secondi, il Rassemblement National terzo. In realtà questo racconto semplificato dell’esito delle elezioni legislative anticipate in Francia (I RISULTATI) nasconde molte sfumature che sono invece essenziali per capire dove potrebbe andare il Paese. Al netto dei seggi persi o vinti, infatti, nessun partito o coalizione può governare da solo. La soglia della maggioranza assoluta è di 289 deputati e nessuno vi si avvicina neppure lontanamente. Inoltre l’unico che può affidare un eventuale nuovo ruolo di primo ministro è Emmanuel Macron, che ha annunciato che si prenderà il tempo necessario per valutare le possibili alleanze prima di comunicare la decisione presa. Almeno una settimana, anche perché il presidente dovrà partecipare al vertice NATO a Washington (9-11 luglio) e attendere la formazione dei nuovi gruppi parlamentari.

Primo scenario: un governo di sinistra

Il Nuovo Fronte Popolare è quello che nel suo insieme ha ottenuto il maggior numero di seggi. Da domenica sera chiede, anzi quasi pretende, un ruolo di governo per uno dei suoi esponenti. Ma se pure un governo di sinistra, sostenuto da un’alleanza tra il Nuovo Fronte popolare e i macronisti, è possibile, non è privo di difficoltà importanti. I due gruppi si sono coalizzati durante la campagna elettorale per far fronte comune di fronte al Rassemblement National, ma la France Insoumise e Macron hanno escluso reciprocamente di potersi alleare dopo il voto. Ora, il partito della sinistra radicale di Mélenchon è quello che ha ottenuto il maggior numero di deputati all’interno dell’alleanza del Nuovo Fronte Popolare, ma ne è sicuramente anche l’elemento più divisivo e pare difficile immaginare che si possa fare portavoce di un’alleanza moderata. Perciò, se una coalizione tra macronisti e Nuovo Fronte Popolare dovesse nascere, chi sarebbe il Primo Ministro espresso dalla sinistra? Mélenchon, Manuel Bompart, Marine Tondelier, Raphaël Glucksmann, Olivier Faure? Ci sono molti candidati e nessuna certezza. Il gruppo ha annunciato che si riunirà per discuterne questa settimana, portando avanti un confronto a tratti esplosivo già iniziato in campagna elettorale.

Secondo scenario: macronisti con la destra moderata

Non c’è solo la destra del Rassemblement National. La destra moderata dei Repubblicani ha portato a casa oltre 60 deputati, che insieme agli oltre 150 del gruppo presidenziale potrebbe offrire a Macron e ai suoi una situazione simile a quella vissuta negli ultimi due anni in cui il governo non aveva una maggioranza assoluta ma doveva di volta in volta, per ciascuna riforma, mediare con altri partiti. Il ministro dell’interno di Macron Darmanin supporta apertamente questa ipotesi: “Il Paese e a destra, dobbiamo governare a destra, senza allearci con il Nuovo Fronte Popolare”, ha detto dopo l’uscita dei risultati. In effetti se le destre si fossero unite, come fatto dalla sinistra, rappresenterebbero il gruppo principale nel nuovo parlamento. Mentre il Rassemblement National è quello che ha raggiunto il miglior risultato come singolo partito. Allo stesso tempo, la collaborazione tra macronisti e Repubblicani non si era rivelata affatto funzionale negli ultimi due anni.

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epaselect epa11465995 Leader of La France Insoumise (LFI) Jean-Luc Melenchon (C), flanked by LFI members, speaks after the announcement of the results of the second round of the legislative elections in Paris, France, 07 July 2024. France voted in the second round of the legislative elections on 07 July. According to the first official results, the left-wing New Popular Front (Nouveau Front populaire, NFP) was ahead of President Macron's party and Le Pen's far-right National Rally (RN).  EPA/ANDRE PAIN
Jean-Luc Melenchon dopo i risultati del voto in Francia. - ©Ansa

Terzo scenario: un parlamento “arcobaleno”

Un parlamento pluralista, come l’ha definito Gabriel Attal, o “arcobaleno” come viene definito da alcuni. Ovvero: un’alleanza tra i macronisti, la sinistra moderata dei socialisti e la destra moderata dei repubblicani. Questo scenario, che sembrava quello privilegiato da Macron durante la campagna elettorale, consentirebbe di raggiungere una maggioranza assoluta, ma è un tipo di coalizione che non si è mai vista nella Quinta Repubblica francese. Come conciliare programmi così profondamente diversi?

Quarto scenario: un governo tecnico

Altra ipotesi sul tavolo che la Francia non ha mai conosciuto. Non a caso durante la campagna elettorale se ne parlava facendo sempre riferimento all’Italia, a Mario Draghi e a Mario Monti. Dei governi guidati da figure tecniche ci sono stati, come Jean Castex nel 2020, ma sempre con un mandato politico alle spalle. In questo caso invece si tratterebbe di formare una squadra puramente tecnica per evitare di dover mettere d’accordo sensibilità politiche troppo distanti. Non sembra la pista privilegiata al momento, ma chissà.

Quinto scenario: il blocco istituzionale

Esiste anche la possibilità che nessuno degli accordi precedenti riesca a durare nel tempo, portando alla sfiducia di un futuro governo da parte di una maggioranza del parlamento e al blocco istituzionale. Fino al 9 giugno 2025 infatti Macron non potrà indire nuove elezioni anticipate legislative e se trovare un governo unitario dovesse rivelarsi impossibile, l’unica opzione per evitare di tenere fermo il Paese sarebbero a quel punto le dimissioni di Macron stesso e nuove elezioni presidenziali. Chiaramente resta l’ipotesi sfavorita e quella che in ogni caso non vedremmo verificarsi prima di qualche mese.

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