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Dalla scuola alla fabbrica: le storie delle bambine lavoratrici in Bangladesh

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Giulia Mengolini

Giulia Mengolini

In occasione della Giornata contro il lavoro minorile, AictionAid ha raccolto le testimonianze di giovanissime ragazze costrette a lasciare i banchi di scuola per dedicarsi alla manifattura tessile. Nonostante gli impegni presi con le Convenzioni internazionali, secondo le ultime stime nel mondo sono 160 milioni di bambini ancora coinvolti in questo drammatico fenomeno

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Infanzie rubate, aule scolastiche sostituite da fabbriche dove trascorrere le giornate a poco più di 10 anni. Jui, 12 anni, che ha dovuto smettere di studiare in quinta elementare, è una delle migliaia di ragazzine costrette a turni giornalieri di sei o sette ore in una delle fabbriche del tessile di Dacca, capitale del Bangladesh. Lì lavora come addetta al taglio dei fili, un compito che richiede precisione e che le sue piccole mani da bambina svolgono con facilità.

La storia di Juy, che vorrebbe diventare un medico

"Quando ero a scuola ero molto felice. Avevo molti amici, parlavamo e giocavamo insieme. Ora non succede più e mi dispiace. Ho dovuto smettere di studiare perché mia madre ha molti debiti e non riusciva a mantenere la famiglia con solo 12.000 Taka (circa 90 euro) al mese. Per questo motivo mi ha chiesto di lavorare nella fabbrica di abbigliamento", è la sua testimonianza raccolta da ActionAid in occasione della Giornata Mondiale del Lavoro minorile che ricorre ogni 12 giugno. Con il suo lavoro Jui guadagna circa 500 taka al giorno (poco più di 3 euro). "Se potessi avere un desiderio, sarebbe diventare medico. Era il mio sogno quando andavo a scuola" rivela. “Anche se non si è realizzato, lavoro per aiutare mia sorella a crescere e diventare lei un medico”.

Nel mondo 160 milioni di bambini costretti al lavoro minorile

Una piaga, quella del lavoro minorile, dalle dimensioni enormi: nonostante gli impegni presi con le Convenzioni internazionali, secondo le ultime stime, nel mondo sono infatti 160 milioni di bambini - 63 milioni bambine e 97 milioni bambini - ancora coinvolti nel lavoro minorile. Si tratta di quasi 1 su 10 di tutti i bambini del mondo, e di questi 79 milioni, quasi la metà, svolgono forme di lavoro pericolose. Il Bangladesh non fa eccezione: secondo il National Child Labour Survey 2022, i bambini fra i 5 e i 17 anni che lavorano sono 3,54 milioni e di questi oltre 1 milione è impiegato in lavori pericolosi.

Le convenzioni contro lo sfruttamento minorile

Quest'anno ricorre il 25esimo  anniversario dell'adozione della Convenzione n. 182, la prima universalmente ratificata, che chiede la proibizione e l’eliminazione delle peggiori forme di lavoro minorile. Non meno importante è la Convenzione del 1973 (n. 138), che stabilisce che l'età minima per l'ammissione al lavoro non debba essere inferiore a quella in cui cessa l'obbligo scolastico. Inoltre, con l’adozione dell’Agenda 2030, la comunità internazionale si è impegnata a porre fine al lavoro minorile in tutte le sue forme entro il 2025 (Obiettivo 8.7). In Bangladesh il Labour Act del 2006 proibisce l'impiego di bambini al di sotto dei quattordici anni.

Credits: Nicola Guaita.

Le ragazze particolarmente a rischio

La povertà è il principale fattore che costringe i bambini a entrare precocemente nel mercato del lavoro, privandoli della loro infanzia e danneggiando il loro sviluppo fisico e mentale. In forme estreme, il lavoro minorile comporta schiavitù, traffico di esseri umani o servitù per debiti. Le ragazze sono particolarmente a rischio, un problema aggravato dal mancato accesso all'istruzione e da pratiche dannose come il matrimonio precoce o forzato.

Le "Happy Home", gli spazi sicuri di ActionAid

ActionAid lavora in Bangladesh dal 1982, focalizzandosi sui diritti delle donne e dei bambini. Le Happy Home, letteralmente "case felici", sono spazi sicuri che l’organizzazione ha creato per proteggere bambine e ragazze in situazioni di estrema fragilità, offrendo loro un luogo sicuro dove crescere e garantirsi un futuro. Noor, oggi 12enne, che dall’età di quattro anni ha vissuto e lavorato come domestica, ha potuto riprendere gli studi.

Noor, picchiata e sfruttata, oggi di nuovo a scuola

“Prima di stare qui, nella Happy Home, vivevo con le mie zie materne che mi facevano lavare i loro vestiti. Se non facevo bene il lavoro, mi picchiavano e mi lasciavano senza cibo. Successivamente, mi hanno mandata a lavorare in un’altra casa come domestica e ho smesso di studiare. Un giorno, mentre facevo questi lavori, mi sono scottata con dell'acqua calda e il proprietario della casa mi ha picchiato", ha raccontato la bambina ad ActionAid. "Dopo questo incidente, mi hanno licenziata. Non portando soldi, le mie zie mi hanno cacciata di casa. Sono stata un po’ da mia madre, ma lei lavorava e non poteva tenermi e mi ha trovato un lavoro in una fabbrica di bambole durante il giorno, mentre la sera tornavo da lei. Poi un’altra zia mi ha portato qui, dove posso mangiare regolarmente e vado a scuola”.
Le storie di Noor e delle altre bambine accolte negli spazi sicuri gestiti da ActionAid sono tutte caratterizzate da un passato di abbandono e solitudine.

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Credits: Nicola Guaita.

La campagna con il Progetto Happiness

In occasione della Giornata Mondiale contro il Lavoro Minorile, ActionAid e Progetto Happiness lanciano una nuova campagna di sensibilizzazione e di raccolta fondi tramite il sostegno a distanza. Giuseppe Bertuccio d’Angelo, ideatore e mente di Progetto Happiness, collabora dal 2022 con ActionAid realizzando video reportage su temi sociali e diritti umani. Quest’anno ha documentato la realtà delle bambine e dei bambini lavoratori in Bangladesh incontrando fra gli altri anche Jui e Noor. La campagna è online sui canali di ActionAid e sulla pagina youtube di Progetto Happiness.

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