Elezioni europee, diritti civili e proteste agricoltori: doppio fronte del voto in Polonia
MondoIl nostro viaggio in Europa, verso le elezioni di giugno, fa tappa in Polonia
VIAGGIO IN EUROPA: I REPORTAGE DI SKY TG24
Arriviamo a Varsavia esattamente vent’anni dopo l’ingresso della Polonia nell’Unione Europea, e si vede: la capitale è una città moderna con strutture, servizi e movida paragonabili a quelli delle altre metropoli della "vecchia Europa", frutto di uno sviluppo che - come per le zone rurali - è passato dai finanziamenti che sono giunti da Bruxelles. Ma c'è un punto su cui la Polonia resta distante dagli altri Paesi: le leggi sull'aborto sono tra le più rigide dell'Unione. Le norme in vigore lo consentono solo in caso di stupro o pericolo di vita della madre e prevedono, inoltre, il reato di "aiuto all'aborto", accusa per la quale in Polonia c'è l'unica attivista, in tutta Europa, a essere stata condannata in tribunale: è Justyna Wydrzynska, fondatrice di Abortion Dream Team, un collettivo che fornisce informazioni e supporto a chi vuole interrompere la gravidanza. Justyna ha mandato le pillole a una donna che ne aveva fatto richiesta, è stata scoperta dalla polizia ed è finita davanti a un giudice che l'ha condannata, nel processo di primo grado, a otto mesi di servizi sociali: "E' stata una sentenza politica e un tentativo di chiudere la bocca a noi attiviste", ci ha detto quando l'abbiamo incontrata nella sua casa fuori Varsavia.
Aborto, lo scontro nelle piazze e in Parlamento
L'aborto è una questione che spacca la politica e la società: lo scorso mese, nel centro di Varsavia, sono scese in piazza oltre cinquantamila persone per partecipare alla "Marcia per la Vita", una manifestazione organizzata da movimenti cattolici e associazioni laiche per opporsi a quattro progetti di legge all'esame del Parlamento. Queste proposte mirano ad attenuare i limiti attualmente in vigore sulle interruzioni di gravidanza: sono state presentate da alcuni dei partiti che compongono la coalizione del governo del premier centrista Tusk, subentrato dopo le elezioni dello scorso ottobre a quello conservatore di Diritto e Giustizia, ma il loro iter si prevede particolarmente lungo e complesso, anche perché il Capo dello Stato ha il diritto di veto e quello attualmente in carica, Duda, è espressione del partito conservatore. In ogni caso quello dei diritti riproduttivi resta un tema in grado di mobilitare l’elettorato, ben presente anche nelle campagne elettorali di altri Paesi che andranno al voto sia nell’Unione Europea, così come negli Stati Uniti.
Stop al grano ucraino, dopo le proteste arrivano i sussidi per gli agricoltori
Non c'è, però, solo la questione dei diritti sullo sfondo delle imminenti elezioni europee: un'altra questione aperta per il governo, su cui soffia l'opposizione, sono le proteste degli agricoltori. In mezza Europa i trattori hanno bloccato le strade contro gli effetti provocati dalla PAC, la Politica Agricola Comune Europea; in Polonia si è aggiunta la protesta specifica conto l'eliminazione dei dazi sui cereali ucraini che ha reso meno costoso il grano proveniente da Kiev, lasciando i silos degli agricoltori polacchi pieni di frumento, come abbiamo visto - e toccato con mano - in una fattoria di Hopkie, un villaggio al confine tra Polonia e Ucraina. Siamo arrivati, cioè, fino al cuore delle proteste dei trattori, in seguito alle quali gli agricoltori polacchi hanno ottenuto sussidi e il blocco delle importazioni del grano dall'Ucraina: segno di una grande attenzione per un settore che, pur producendo il 3% del Pil, ha un grosso peso nell’opinione pubblica – e nei flussi elettorali.
Ucraina, per la Polonia la vicinanza è geografica e strategica
Se, da un lato, la Polonia è stata pronta a fermare il grano ucraino che mette in difficoltà i suoi agricoltori, allo stesso tempo resta una stretta alleata di Kiev. A livello militare Varsavia è il membro Nato che spende di più per la difesa; a livello umanitario, più di un milione di ucraini hanno trovato rifugio da questa parte del confine dopo l’invasione russa -noi abbiamo visitato un centro di accoglienza nella città di Siedlce, trovando un esempio di perfetta integrazione tra i profughi e la comunità che li ospita. La vicinanza con l'Ucraina, del resto, è geografica, storica, politica: in una parola, strategica. Se il sostegno a Kiev, nella guerra con la Russia, rimarrà tra le priorità europee quel sostegno passerà, necessariamente, dalla Polonia.