Elezioni europee, le sfide della Spagna al voto tra immigrazione e agricoltura
MondoTappa in Spagna per i nostri reportage in vista delle elezioni europee: economia, questioni interne, agricoltura e immigrazione sono tra le principali sfide in atto
La Spagna che si avvicina alle elezioni europee - con i socialisti al governo forti anche del voto catalano che ha premiato il progetto del premier Pedro Sanchez che, intanto, ha deciso di restare al suo posto alla guida dell’esecutivo dopo l’inchiesta che ha coinvolto la moglie - è un Paese che guarda per lo più con attenzione alle questioni interne, che rischiano di minare la stabilità, e all’economia. Tra i Paesi meno euroscettici dell’Unione e tra quelli che hanno saputo meglio utilizzare fondi e aiuti negli anni, in Spagna la campagna elettorale è entrata nel vivo più tardi che in altri Paesi, con il Partito Popolare che spera in un aumento dei consensi e il partito di estrema destra Vox che auspica un’affermazione alle urne.
Con l’economia che va meglio di altri Paesi dell’Unione, nel primo trimestre di quest’anno, secondo i dati dell’Ufficio nazionale di statistica Ine, l’economia della Spagna è cresciuta dello 0,7% rispetto al trimestre precedente, registrando un dato migliore delle attese e più che raddoppiando l’incremento del PIL registrato nell’Eurozona e con i dati sull’occupazione record dopo l’approvazione del salario minimo, la Spagna resta fermamente in sintonia con Bruxelles. Una sintonia che non calerà a prescindere dai risultati, dicono gli esperti.
Quali sono i temi più importanti da affrontare in Europa per gli spagnoli?
Secondo il sondaggio del Parlamento europeo, l’elettorato spagnolo guarda con attenzione alla lotta alla povertà e all’inclusione sociale – rilevante per il 41% degli intervistati - in particolare nelle regioni più povere del Paese dove preoccupa la soglia di povertà che interessa specialmente i minori; alla sanità – importante per il 45% - che con le differenze tra le regioni rischia di portare ad un Paese a doppia velocità con zone dove le cure sono più accessibili di altre. E a Bruxelles si guarda anche per l’appoggio all’economia spagnola e alla creazione di nuovi posti di lavoro rilevante per il 38%. E come accaduto in altri Paesi, si chiede attenzione alla politica agraria – rilevante per il 31% degli intervistati – motore dell’economia in diverse Regioni del Paese. Come in Andalusia, dove insieme al turismo rappresenta la prima economia della Regione spinta dalle piccole e medie aziende familiari.
Agricoltura, un settore provato
A Siviglia abbiamo incontrato Francisco Moreno, vice presidente di UPA Andalusia organizzazione che racchiude le piccole e medie aziende agricole e di agricoltori della regione.
Ci racconta di un settore già duramente provato dal cambiamento climatico, con la siccità che ha colpito la regione negli ultimi anni e la necessità di tecniche nuove nei campi, dell’impossibilità di attirare i giovani in un mercato in calo perché incerto, senza garanzie per chi ha intenzione di investire nell’agricoltura o nell’allevamento. Di fatto, l’età media in Andalusia degli agricoltori oggi è di 65 anni e non sembra che possa esserci un ricambio generazionale per tenere in vita un settore di importanza strategica per la Spagna. Questione da non sottovalutare soprattutto nelle realtà dove la maggior parte delle aziende agricole sono a conduzione familiare.
“Abbiamo bisogno di una legge, in questo caso in Spagna si sta lavorando e applicando alla legge della catena alimentare, in modo che i produttori, in questo caso agricoltori e allevatori, non si vedano pagare meno del costo di produzione”, spiega Moreno.
“Bisogna chiedersi perché l’Europa sta perdendo negli anni un numero importante di agricoltori, 8 milioni negli ultimi anni – continua - Possiamo dire che c’è stata una disconnessione, una disaffezione degli agricoltori nei confronti dell’Europa in molti casi perché si stanno facendo politiche sulle spalle degli agricoltori”. E sulle politiche europee si dice d’accordo ma a patto di una tutela per il settore che muove in parte l’economia della Spagna e non solo.
“Siamo coscienti che è necessario affrontare il tema come il Patto verde, l’agenda 2030, la strategia 'dai campi alla tavola', tutte questioni vanno bene ma non devono essere fatte sulle spalle degli agricoltori.”
Poco fuori Siviglia, dove le coltivazioni di frutta e gli uliveti sembrano distese infinite, incontriamo José Sanchez Medel e Rafael Selfa rispettivamente produttore di olio di oliva e produttore di agrumi biologici. Ci portano a visitare i loro campi, la loro terra coltivata con sacrificio e amore mentre raccontano delle difficoltà sempre più alte per loro che hanno investito tutta la loro vita nella produzione di alimenti e oggi si vedono superare dalla grande distribuzione che investe in Paesi extra europei e non ha l’obbligo di rispettare le leggi dell’Unione.
“Tutto questo porta ad un’incertezza nei prezzi. I prezzi devono essere stabili, non possiamo avere dei prezzi esorbitanti e nemmeno al ribasso”, dice Josè. “Io sono produttore di agrumi ecologici, buoni, di prima classe che rischiano di restare invenduti perché arrivano carichi di frutta da altri posti di cui non si conosce la provenienza e si scopre che il prezzo delle arance passa 15, 14, 18 centesimi, prezzi che per noi non esistono considerato che la produzione ci costa di più. Io devo rispettare la legge europea ma il prezzo me lo impone Egitto e Marocco”, spiega Rafael che considera l’Europa “un fallimento” in questo senso, una realtà che a loro non conviene.
“Se guardi bene – dice ancora – un campo di golf ha più aiuti di un agricoltore, più acqua e più mezzi perché il mio prodotto non vale niente. Ad esempio le cipolle che costano 20 centesimi per la produzione le stanno comprando a 15 centesimi perché arrivano da altri Paesi”. Una condizione che vivono gli agricoltori andalusi e non solo e che hanno portato alle proteste degli ultimi mesi e alla speranza di poter vedere applicata una legge europea che tuteli i prodotti dell’Unione. “Noi bon vogliamo aiuti, i 100 o i 150 euro dell’Europa. Noi chiediamo prezzi giusti” conclude Rafael.
I reportage
Viaggio in Europa
Immigrazione: è emergenza?
Ma la Spagna è anche un Paese che fa i conti con un’ondata migratoria importante, come l'Italia, anche se per l’elettorato non è così importante per la politica spagnola e motivo di dibattito. Ad essere interessate sono le coste del Paese e le isole, in particolare le isole Canarie che rappresentano il punto di arrivo per migliaia di persone che sfidano l’Oceano per raggiungere l’Europa partendo dalle coste dell’Africa Occidentale. L’emergenza più importante si è registrata nel 2023 a El Hierro, l’isola più piccola e meno abitata delle Canarie. Qui i migranti percorrono la rotta più pericolosa e difficile verso le isole canarie, a bordo di cayucchi, imbarcazioni tipiche del Senegal adibite al trasporto di poche persone ma sui quali sono state trovate fino ad oltre 300 persone stipate e in pericolo di vita.
Nell’autunno del 2023, oltre 10.000 persone hanno raggiunto l’isola, persone che vengono salvate in mare dal Salvamento Maritimo, visitate dal personale del ministero della salute e aiutate dalla Cruz Roja che sul porto de La Restringa, porto di arrivo per migliaia di persone, ha allestito un punto permanente di soccorso. Una vera e propria emergenza per il governo spagnolo e delle Canarie.
“Disidratazione e ipotermia le patologie più diffuse tra le persone salvate, dopo giorni di navigazione, anche più di dieci a volte stipati in queste barchette dove è impossibile muoversi”, racconta Alexis Ramos portavoce della Cruz Roja. “Una volta visitati, stabilite le loro condizioni fisiche iniziamo a chiedere loro chi sono e da dove vengono. Una cosa molto importante su cui lavoriamo sono quelle che noi chiamiamo le vulnerabilità. Cosa sono le vulnerabilità? Le persone del collettivo LGBTQ, i richiedenti asilo, persone che hanno subito mutilazioni genitali, persone che fuggono. Così iniziamo, con il ministero dell’immigrazione, un lavoro di smistamento nei diversi centri specializzati dove poter far stare queste persone” continua.
“In questi arrivi si vive un doppio sentimento, di choc e di felicità. Si tratta principalmente di persone giovani, donne, donne con bambini, minori non accompagnati. Sono giovani, per la maggioranza sono persone giovani che chiedono di avere un futuro”.
Nei mesi dell’emergenza, decine di volontari hanno raggiunto l’isola per aiutare nell’accoglienza. Un’emergenza che ha toccato El Hierro ma anche le altre isole e che ha portato il governo delle Canarie alla realizzazione del Piano delle Canarie per l’immigrazione e la convivenza interculturale, in vigore fino al 2027. Anche perché il record del 2023 potrebbe essere superato quest’anno, ci spiega il vice consigliere per il benestare sociale del governo delle Canarie Francisco Candil.
“Le intenzioni di questo governo e del Piano che stiamo attuando è portare queste persone, in particolare si tratta di minori che accogliamo nei diversi centri delle Isole, all’integrazione nella società. Vogliamo dare loro una formazione professionale nei settori in cui c’è bisogno di manodopera alle Canarie e portarli, quando compiono la maggiore età, a farli decidere volontariamente se continuare il loro viaggio verso l’Europa o verso la Spagna. A fare ciò che desiderano.”
I soldi stanziati finora, però, soprattutto per l’accoglienza dei minori non accompagnati non bastano lamenta il governo delle Canarie che guardano a Bruxelles e a Madrid.
“A noi mancano molto azioni concrete dall’Unione europea e anche da parte dello Stato spagnolo che ci aiutano. Per la maggior parte di questo periodo, le Canarie hanno gestito da sole tutta questa crisi migratoria. Per questo stiamo chiedendo all’Europa e alla Spagna di aiutare il territorio delle Canarie perché non abbiamo mezzi. E per questo siamo molto preoccupati”, dice ancora Candil.
Da El Hierro, le persone adulte vengono smistate nei centri di accoglienza temporanea dislocati nelle isole, ne incontriamo uno nel paesino più alto dell’isola ad oltre 1045 metri di altezza. A San Andres dove con i soldi stanziati dallo Stato spagnolo sono state allestite tende che possono ospitare fino a 500 persone, persone che dovrebbero sostare per 72 ore per i riconoscimenti e poi spostate nelle altre isole o in Spagna. Di fatto, se l’immigrazione non è una questione sentita dall’elettorato di certo è una realtà che vive chi abita le zone più vicine alle coste e chi lavora quotidianamente per l’accoglienza.