India al voto, i tanti problemi nella gestione delle megalopoli

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Jacopo Arbarello

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Le elezioni indiane entrano nella loro quinta fase. Tra le tante questioni irrisolte per il governo c'è quella di gestire le megalopoli, enormi città da più di 20 milioni di abitanti come New Delhi o Mumbai. Città che crescono a dismisura, senza una adeguata politica urbanistica

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Mancano tra i 20 e i 30 milioni di case

Città immense, con problemi immensi. Gli alloggi, l’acqua, l’immondizia, le condizioni igieniche, i trasporti. L’India ha alcune delle più grandi megalopoli asiatiche, a partire de New Delhi, Mumbai e Kolkata. Tutte metropoli in vorticosa espansione dove l’urbanizzazione forzata pone sfide colossali nella gestione della macchina amministrativa, soprattutto dove la densità di abitanti è altissima come a Mumbai, 22 milioni di persone in uno spazio geograficamente ristretto. Di questi, un numero ancora altissimo è costretto a vivere negli slum, nelle baraccopoli, o in tende improvvisate a bordo strada.

Sudeshna Chatterjee, urbanista di New Delhi, ci spiega che nelle grandi città dell'India "mancano tra i 20 e i 30 milioni di case e tra il 50 e il 70% della popolazione è costretta a vivere negli slum. Ci vivono anche tante persone appartenenti alla classe media come poliziotti e insegnanti, perché non possono permettersi altro".

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Una stanza da 3 metri quadri

Una giovane coppia di immigrati del Tamil Nadu, che incontriamo ai margini dello slum di Darahavi, il più grande slum di Mumbai, vive da nove mesi in una stanza in affitto da 3 metri quadri.  Subito davanti alla loro casa si apre una discarica putrescente a cielo aperto. Lui guadagna al massimo 200 dollari al mese, e a Mumbai questa stanza è tutto quello che può permettersi. Altrove ad abitare in una stanza sono anche 6 o 7 persone. Darhavi è immensa, praticamente infinita, un dedalo di strade con le case affastellate le une alle altre. Nei vicoli e nei retrobottega le abitazioni si sovrappongono le une alle altre. Lo spazio nello slum è così poco che per asciugare i vestiti bisogna usare di tutto, alberi, fili della luce, motorini. In generale i servizi primari sono carenti, se non assenti. 

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L'acqua arriva una sola volta al giorno e bisogna metterla da parte

"Non hanno accesso all'acqua, ai servizi ingienici, all'elettricità, a tutti i biosgni basilari della vita" ci spiega Sudeshna Chatterjee. ad esempio a Darhavi l'elettricità c'è, ma è molto cara, e allora le famiglie la rubano attaccandosi illegalmente alla rete elettrica. 

L'acqua poi, ci racconta una madre di famiglia, arriva solo una volta al giorno per 4 ore, e a dividersela sono 4 o 5 famiglie, quindi tantissime persone. L'acqua esce da  piccoli rubinetti e bisogna tenerla in grandi taniche, che si vedono davanti e dentro ad ogni casa, serve infatti a tutta la famiglia per bere, cucinare e lavarsi. Gestire il tutto è complicatissimo. 

 

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Ogni slum è una città nella città

Solo in questo slum vive quasi un milione di persone. Una città nella città, con migliaia di attività economiche, artigiani, sarti, negozianti e un PIL paragonabile a quello di una piccola città dell'India. Le scarpe prodotte in un sottoscala, vengono vendute su strada a pochi metri di distanza. Dal produttore al consumatore  a chilometro zero. Qui a darhavi ad esempio ogni abitazione è anche una piccola fabbrica di sopra si dorme e al piano terra si produce si produce. Le condizioni di lavoro sono estreme, 12 14 ore al giorno, per 7/8 euro di paga quotidiana, e un solo giorno di riposo a settimana quando va bene. In una piccola fabbrica tessile tutti i lavoratori ci dicono di essere immigrati dell’Uttar Pradesh, lo stato di Varanasi. Anche per questo le megalopoli crescono in maniera così spropositata, perché ci sono posti di lavoro e opportunità e le persone vengono a cercarle: "Se ci fosse lavoro in Uttar Pradesh perché verremmo a cercarlo qui a Mumbai?" ci domanda uno degli operai. 

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Il possibile trasferimento di Darhavi

Ma tutto questo potrebbe finire a breve. Il terreno di Darhavi, che essendo in centro a Mumbai  ha un altissimo valore immobiliare, è stato da poco assegnato al magnate Adani, vicino al premier Modi, che qui intende investire e guadagnare. Cioè costruire case per ricchi come in molti altri quartieri della città. E i residenti sono terrorizzati dalla prospettiva di essere cacciati, non si sa bene dove: "Non abbiamo fonti di guadagno, tutto quello che abbiamo sta qui, se ci spostiamo dove andremo? Cosa faremo?" si domanda una signora sulla porta della sua casa. Su questo punto i partiti di opposizione stanno provando a contrastare la decisione del governo, ma verosimilmente la questione è stgata già decisa.

 

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I trasporti, una guerra quotidiana

L’altro enorme problema, soprattutto per i poveri di queste enormi megalopoli sono i trasporti, con il traffico congestionato praticamente ad ogni ora del giorno e della notte e i vagoni dei treni che nelle ore di punta traboccano di persone. Spostarsi è una lotta quotidiana. "In grandi città come New Delhi, Mumbai o Kolkata c'è la metro, ma le fasce più povere della popolazione la trovano troppo cara. Quindi dovrebbero essere gli autobus pubblici ad aiutare la popolazione a spostarsi ma nelle nostre grandi città non ne abbiamo abbastanza" spiega sempre Sudeshna Chatterjee.

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La gestione dell'immondizia, un problema mai risolto

Le fogne e l’immondizia, cioè la salute dei cittadini, sono un’’altra questione scottante. I bagni ad esempio negli slum sono troppo pochi e quei pochi sono a pagamento. Per non fare la fila per ore tanti abitanti si riducono a fare i propri bisogni all'aperto, con conseguenze nefaste per l'igiene e la salute. E poi ci sono enormi discariche, che crescono sempre più grandi e a un certo punto devono essere chiuse. 

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Manca una politica urbanistica centralizzata

Mumbai è senz’altro la città dei contrasti, con l’estrema ricchezza dei miliardari in dollari  subito accanto alla povertà più dura, mentre a Delhi ad esempio gli slum e le zone ricche della borghesia o della politica sono molto più separate. Ma il problema di base rimane: le città continuano ad attrarre persone, in cerca di lavoro, mentre il governo centrale non sembra avere una soluzione univoca, programmatica. Così le megalopoli crescono a dismisura, e ognuna prova a trovare una soluzione diversa dall'altra.  La conclusione di Sudeshna Chatterjee, che studia le città da tutta la vita, è scoraggiante: "La cosa incredibile è che l'India ancora non ha una politica urbanistica centralizzata, e neanche una politica di urbanizzazione. Ogni stato decide per conto suo". 

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