L'Idf ha accerchiato la parte orientale. Casa Bianca: "Non è operazione su larga scala". L'Assemblea Generale dell'Onu ha approvato una risoluzione che riconosce la Palestina come qualificata per diventare membro a pieno titolo delle Nazioni Unite. Ira dell'ambasciatore israeliano. Quattro soldati israeliani uccisi in scontri con Hamas a Gaza City
Medioriente, finita occupazione a Scienze Politiche della Sapienza
E' finita l'occupazione dell'aula A della facoltà di Scienze Politiche dell'università La Sapienza di Roma. Secondo quanto si apprende, questa mattina i circa 300 studenti che avevano occupato hanno lasciato l'aula. Nella notte un gruppo di studenti ha affisso striscioni lungo la strada interna dell'ateneo che dall'ingresso conduce al rettorato.
''Stanotte abbiamo voluto bloccare simbolicamente la strada del rettorato, complice del genocidio in corso - scrive il coordinamento collettivi Sapienza - Ovviamente in poche ore l’efficiente macchina della Sapienza ha ripulito la zona per continuare a ignorare le sue responsabilità e iniziare un’altra giornata di indifferenza''.
Palestina, oggi il voto su riconoscimento Stato all'Assemblea Onu
Secondo quanto riportato dal Jerusalem Post, gli Emirati Arabi Uniti stanno preparando una risoluzione che invita il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite a garantire alla Palestina lo status di membro a pieno titolo all’interno dell’organizzazione internazionale. Probabile veto degli Stati Uniti LEGGI
Mo: media, 'ripresa negoziati fra pochi giorni a Doha'
“Sforzi in atto per riprendere i negoziati per un cessate il fuoco a Gaza fra pochi giorni a Doha". Lo rivela il sito del quotidiano vicino alle autorità qatarine ‘Al-Araby Al-Jadeed’ citando fonti diplomatiche egiziane ed occidentali al Cairo, secondo cui il primo ministro del Qatar, lo sceicco Mohammed bin Abdul Rahman Al Thani ha invitato il capo dell'intelligence egiziana Abbas Kamel ed il direttore della Cia William Burns a riprendere i negoziati nella capitale del suo paese.
Inoltre, una fonte egiziana riferito che Burns ha confermato che “ci sarà una nuova telefonata tra il presidente americano Joe Biden e il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu entro due giorni, per un rapido ritorno ai negoziati e al raggiungimento di un accordo”.
Israele attacca Rafah Est e riprende operazioni Gaza city
L'esercito israeliano va avanti con "operazioni mirate" nella parte orientale di Rafah, dove lunedi' scorso aveva ordinato l'evacuazione dei civili; e ha ripreso l'attivita' militare a Zeitoun, un quartiere di Gaza City, dove secondo IDF sono rientrate le truppe di Hamas. "Le forze di difesa israeliane continuano operazioni precise nell'area di Zeitoun, nel sud di Gaza City, cosi' come in aree specifiche della parte orientale di Rafah", si legge in un comunicato delle forze armate israeliane. I militari hanno individuato piu' di una dozzina di tunnel sotterranei a Rafah e sul lato palestinese del valico di Rafah - che collega l'enclave con l'Egitto - "hanno eliminato diverse cellule terroristiche in combattimenti corpo a corpo e con attacchi aerei". "Diversi luoghi nell'area di Rafah dove negli ultimi giorni sono stati lanciati razzi e mortai contro Israele, anche verso il valico di Kerem Shalom (che collega Israele e la Striscia), sono stati attaccati da aerei da combattimento", si legge ancora.
Egitto dopo colloquio Blinken-Shoukry : 'Hamas e Israele siano flessibili'
Serve "flessibilità" da parte di Hamas e Israele. E' quanto si legge in una nota diffusa dal ministero degli Esteri egiziano dopo il colloquio telefonico tra il capo della diplomazia del Cairo, Sameh Shoukry, e il segretario di Stato Usa, Antony Blinken. Secondo la nota, c'è sintonia di vedute sull' "importanza di esortare le parti a mostrare flessibilità" e "compiere tutti gli sforzi necessari per arrivare a un accordo di cessate il fuoco"
Unrwa, '110.000 persone fuggite da Rafah, serve cessate fuoco immediato'
Sono circa 110.000 le persone che sono fuggite da Rafah, nel sud della Striscia, alla ricerca di "sicurezza" altrove nell'enclave palestinese martellata da sette mesi di operazioni militari israeliane contro Hamas. "Mentre si intensificano i bombardamenti delle forze israeliane a Rafah, proseguono gli sfollamenti forzati", denuncia via X l'Unrwa, che stima siano "circa 110.000 le persone che hanno lasciato Rafah in cerca di sicurezza". "Ma nessun posto è sicuro nella Striscia di Gaza - denunciano - e le condizioni di vita sono atroci. L'unica speranza è un cessate il fuoco immediato".
Mo: razzi da Gaza verso Kerem Shalom, suonano sirene di allarme
Razzi lanciati dal nord della Striscia di Gaza hanno preso di mira il valico di Kerem Shalom con il sud di Israele, l'unico aperto dopo l'annunciata operazione militare israeliana su Rafah. Lo rende noto il sito di Ynet. Il Times of Israel spiega che le sirene di allarme antiaereo sono suonate nella comunità di Kerem Shalom per avvertire del pericolo. Meno di un'ora prima le sirene erano suonate nelle vicine Holit e Sufa.
Mo: Hamas, 'palla nel campo di Israele, delegazione lascia Il Cairo e torna in Qatar'
"Ora la palla è completamente nel campo" di Israele. E' quanto afferma Hamas confermando che la sua delegazione ha lasciato Il Cairo alla volta del Qatar e che, "in pratica", Israele "ha respinto la proposta presentata dai mediatori e sollevato obiezioni su varie questioni centrali" per arrivare a un accordo di cessate il fuoco. Secondo notizie rilanciate dal Times of Israel, è questo il contenuto di un messaggio di Hamas alle altre fazioni palestinesi passati più di sette mesi dall'attacco dello scorso 7 ottobre in Israele e dall'avvio delle operazioni militari israeliane nella Striscia di Gaza
Israele, 'sirene di allarme nelle zone a ridosso della Striscia'
Le sirene di allarme anti razzi da Gaza stanno risuonando nelle comunità israeliane a ridosso della Striscia. Lo ha fatto spere il portavoce militare.
Idf, 'abbiamo armi sufficienti per missioni, inclusa Rafah'
"L'Idf ha armi sufficienti per le missioni programmate, incluse quelle a Rafah". Lo ha detto il portavoce dell'esercito israeliano Daniel Hagari riferendosi alla decisione Usa di fermare una parte delle forniture di armi in contrasto all'operazione a Rafah. "Abbiamo - ha spiegato - quello che ci serve".
Media: "in rapporto Usa critiche a Israele, ma nessuna violazione"
Potrebbe essere questione di ore la presentazione al Congresso da parte del segretario di Stato Usa, Antony Blinken, del rapporto su Israele, fortemente critico riguardo la condotta a Gaza, che però non arriverebbe a concludere che ci siano state violazioni dei termini per l'impiego di armamenti Usa. Lo rivela Axios, che cita tre funzionari Usa, secondo cui il rapporto potrebbe essere presentato nelle prossime ore.
Il documento relativo al rispetto delle leggi internazionali e americane, anche riguardo la distribuzione degli aiuti umanitari, era inizialmente atteso entro l'8 maggio e arriva in un momento di forti tensioni tra Israele e Stati Uniti. Secondo due fonti Usa citate da Axios, nelle ultime settimane in un messaggio al presidente americano Joe Biden dell'ambasciatore americano in Israele, Jack Lew, e dell'inviato Usa David Satterfield si afferma che Israele non sta violando il diritto internazionale nelle operazioni militari che dall'attacco del 7 ottobre in Israele martellano la Striscia di Gaza. Il rapporto è previsto dal National Security Memorandum, emesso a febbraio dal presidente Joe Biden, e il Dipartimento di Stato sta esaminando l'impiego degli armamenti da parte di Israele e di altri sei Paesi coinvolti in conflitti armati.
Rapporto critico Blinken a Congresso su condotta Israele
Il segretario di Stato Usa Antony Blinken potrebbe già oggi presentare al Congresso un rapporto molto critico sulla condotta di Israele a Gaza, che non arriva però a concludere che ha violato i termini per l'uso delle armi statunitensi. Lo rende noto Times of Israel, che riprende Axios, sulla base delle dichiarazioni di tre funzionari statunitensi. Negli ultimi mesi, il Dipartimento di Stato è stato impegnato in un processo interno per preparare il rapporto politicamente sensibile richiesto dal nuovo memorandum sulla sicurezza nazionale emesso a febbraio dal presidente Biden. Il Dipartimento di Stato ha fissato la scadenza per presentare i rapporti su sette paesi al Congresso entro l'8 maggio, ma all'inizio di questa settimana ha detto che sarebbe stato ritardato di qualche giorno. Nelle ultime settimane c'è stato un braccio di ferro all'interno del Dipartimento di Stato sul contenuto del rapporto su Israele e sulle sue conclusioni. L'ambasciatore americano in Israele Jack Lew e l'inviato umanitario uscente degli Stati Uniti per Gaza David Satterfield hanno inviato un promemoria a Blinken nelle ultime settimane affermando che Israele non sta violando il diritto internazionale nella sua guerra a Gaza, secondo quanto hanno riferito ad Axios due funzionari statunitensi che hanno letto il promemoria. Lew e Satterfield hanno raccomandato a Blinken di certificare nel rapporto che Israele non sta ostacolando gli aiuti umanitari. I due hanno chiarito che, sebbene in passato Israele abbia limitato gli aiuti umanitari e creato ostacoli affinché gli aiuti raggiungessero Gaza, ha cambiato la sua politica da aprile, dopo che il presidente Biden ha presentato un ultimatum al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. Secondo funzionari statunitensi, Lew e Satterfield hanno affermato che la situazione oggi per quanto riguarda la politica israeliana in materia di aiuti umanitari è notevolmente migliorata e Israele non sta ostacolando intenzionalmente gli aiuti.
Gaza: media, 4 morti in raid Israele su campo profughi Jabalia
L'agenzia di stampa palestinese Wafa afferma che quattro persone sono rimaste uccise stanotte in un bombardamento israeliano che ha colpito un edificio residenziale nel campo profughi di Jabalia, nel nord della Striscia di Gaza. Le vittime appartengono tutte alla stessa famiglia e tra loro c'è anche un bambino, spiega la Wafa. Morti e feriti a causa dei raid di Israele vengono segnalati in queste ore anche nella città di Gaza e a Nuseirat, nel centro dell'enclave palestinese. Il bilancio delle vittime nella Striscia di Gaza dal 7 ottobre è di almeno 34.904 morti e 78.514 feriti, secondo il Ministero della Sanità locale gestito dal movimento islamista Hamas.
Medioriente, Onu: oggi voto assemblea generale su status palestinese
L'Assemblea Generale delle Nazioni Unite potrebbe questa sera migliorare lo status palestinese presso le Nazioni Unite, garantendogli quasi tutti i diritti di statualita' all'interno del suo plenum, tranne consentirgli di votare. Lo scrive Jerusalem Post secondo cui si prevede che gli Emirati Arabi Uniti presentino una risoluzione che invita il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite a garantire alla Palestina lo status di membro a pieno titolo nelle Nazioni Unite. Il testo, che probabilmente otterra' il sostegno della maggioranza, afferma che "la Palestina e' qualificata per diventare membro delle Nazioni Unite in conformita' con l'articolo 4 della Carta e dovrebbe pertanto essere ammessa come membro delle Nazioni Unite". L'Autorita' Palestinese, attraverso gli Emirati Arabi Uniti, si era rivolta all'Assemblea Generale dopo che il mese scorso gli Stati Uniti avevano posto il veto alla sua richiesta di adesione al Consiglio di Sicurezza. Gli Stati Uniti sono uno dei cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite con potere di veto. La risoluzione degli Emirati Arabi Uniti "raccomanda" che il Consiglio di Sicurezza "riconsideri favorevolmente la questione", ma in sostanza, il suo testo cerca di aggirare il potere esclusivo del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite di determinare l'adesione alle Nazioni Unite. Le risoluzioni dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite, tuttavia, non possono essere oggetto di veto, e l'Autorita' Palestinese gode del sostegno automatico della maggioranza nell'Assemblea generale delle Nazioni Unite, dove circa 140 dei suoi membri riconoscono gia' in modo indipendente la Palestina come Stato. L'UNGA non ha il potere formale di garantire ai palestinesi l'adesione alle Nazioni Unite, ma puo' fornire loro un riconoscimento de facto che consenta di operare come stato all'interno del sistema delle Nazioni Unite. Nel 2012, l'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha votato con 138 voti favorevoli e 9 contrari per garantire ai palestinesi lo status di Stato osservatore non membro. Questa mossa consente loro di partecipare ai forum delle Nazioni Unite e di firmare molti dei suoi statuti e trattati, incluso lo Stato di Roma, che governa la Corte penale internazionale. Secondo l'attuale bozza della risoluzione, oggi l'Assemblea generale delle Nazioni Unite concederebbe alla Palestina il diritto di operare all'interno del suo plenum come Stato membro, concedendole quasi tutto tranne il diritto di voto, che richiederebbe l'approvazione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. La risoluzione afferma "il diritto del popolo palestinese all'autodeterminazione, compreso il diritto al proprio Stato indipendente di Palestina". In pratica, lo Stato di Palestina potrebbe essere seduto tra gli stati membri e avere ampi diritti per parlare al plenum a suo nome o a nome di gruppi. I palestinesi potrebbero presentare risoluzioni, proposte ed emendamenti per proprio conto o per conto di gruppi all'interno del sistema delle Nazioni Unite. Se la risoluzione venisse approvata, i palestinesi potrebbero anche partecipare a riunioni di alto livello e conferenze internazionali, dove avrebbero diritto di voto.
Medioriente, Egitto chiede ad Hamas e Israele "flessibilita'"
L'Egitto chiede ad Hamas e Israele di mostrare "flessibilita'" per raggiungere "il piu' rapidamente possibile" una tregua nei combattimenti a Gaza associata al rilascio degli ostaggi. Lo rende noto un comunicato stampa del ministero degli Affari Esteri. Durante un colloquio telefonico con il segretario di Stato americano Antony Blinken, il ministro degli Esteri egiziano Sameh Choukri ha sottolineato "l'importanza di esortare le parti a dimostrare flessibilita' e a compiere tutti gli sforzi necessari per raggiungere un accordo di tregua e porre cosi' fine alla tragedia umanitaria".
Medioriente, Netanyahu: manifestanti sostengono il genocidio
I manifestanti universitari pro- Palestina "stanno sostenendo il genocidio". Lo ha affermato il premier isaraeliano Benjamin Netanyahu in un'intervista al talk show americano Dr. Phil Primetime. "Alcuni leader mondiali mi dicono in privato che Hamas deve essere distrutto, ma quando si trovano di fronte a tutta questa propaganda, a tutta questa follia nei campus, iniziano a logorarsi. Ma non mi tiro indietro. Faremo quello che dobbiamo fare per tutelarci". Interrogato ulteriormente sui disordini anti-israeliani nelle università statunitensi, Netanyahu ha anche affermato che l'obiettivo dichiarato di Hamas di distruggere Israele "non è resistenza". "Ci sono un sacco di persone ignoranti, che mi dispiace dirlo, il cui senso della storia nella migliore delle ipotesi risale alla colazione, e nemmeno a quello. Non hanno la più pallida idea di cosa sia Hamas", ha detto il primo ministro, citando il trattamento riservato da Hamas agli omosessuali e alle donne.
Medioriente, Netanyahu su Biden: spero supereremo le nostre divergenze
Parlando a Gerusalemme con il conduttore televisivo americano Phil McGraw, il premier israeliano ha sostenuto che lo Stato ebraico "non ha altra scelta" se non quella di distruggere i restanti battaglioni di Hamas a Rafah. "Se non li distruggiamo, se li lasciamo in pace, torneranno. Emergeranno dai tunnel, riprenderanno il controllo di Gaza e faranno ciò che hanno promesso di fare: rifaranno il 7 ottobre - questo enorme massacro - ancora, ancora e ancora", ha detto Netanyahu.