Uk, fino a 8 milioni di posti di lavoro nel Regno Unito a rischio a causa dell’IA

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Tiziana Prezzo

Tiziana Prezzo

l’Institute of Public Policy Research ha pubblicato un rapporto sull’impatto dell’Intelligenza artificiale sul mondo occupazionale. Il passaggio è epocale e molto dipenderà dalle scelte che i governi decideranno di adottare (la corrispondente)

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A lanciare il monito è l’Institute of Public Policy Research (IPPR), organizzazione britannica no profit che analizza e dibatte intorno a idee di carattere politico ed economico. Secondo questo think thank, qualcosa come 8 milioni di posti di lavoro nel Regno Unito vanno considerati a rischio, con l’introduzione dell’intelligenza artificiale, senza un intervento da parte del governo.

L’11% dei lavori già sostituiti dall’Intelligenza artificiale

Attualmente l’11% delle mansioni sarebbero già tranquillamente svolte dall’intelligenza artificiale. Si tratta dei cosiddetti compiti “cognitivi di routine” (come la gestione, ad esempio, dei database) e di quelli “organizzativi e strategici”(come la programmazione o la gestione dell'inventario). I lavori di back office, quelle part time e le mansioni svolte dai cosiddetti “primi livelli” sarebbero più a rischio perché più facilmente esposte all’automazione. Le donne e i giovani sarebbero infine le categorie più colpite. Ma la percentuale delle tipologie di lavoro impattate dell’introduzione di questa tecnologia potrebbe salire fino al 59%, avverte l’Ippr, se le aziende decidessero di integrare questa tecnologia in maniera più profonda.

Non solo ombre

Ma non sono tutte ombre. Tra i diversi scenari tracciati dall’Istituto, c’è anche la possibilità di creare – si legge nel rapporto – “enormi aumenti dei salari e del prodotto interno lordo”. Tanto dipenderà dalle politiche che il governo deciderà di attuare. Tra le misure suggerite dal think thank c’è il sostegno ai lavori “green”, meno esposti all’automazione, misure di politica fiscale, come incentivi fiscali o sussidi, per incoraggiare l'incremento dei posti di lavoro piuttosto che il loro completo trasferimento, cambiamenti normativi, per garantire aspetti chiave come la salute dei lavoratori.

Gli scenari possibili

L'IPPR ha modellato tre scenari possibili del potenziale impatto della seconda ondata di adozione dell'IA nel mercato del lavoro, a seconda delle scelte politiche, sollecitando scelte che puntino a una attenta ridistribuzione dei benefici economici, che non devono andare a beneficio di pochi.

 

Scenario peggiore - Dislocazione completa: tutti i posti di lavoro a rischio vengono sostituiti dall'IA, con una perdita di 7,9 milioni di posti di lavoro e nessun aumento del PIL.

 

Scenario medio: scompaiono 4,4 milioni di posti di lavoro, ma con guadagni economici pari al 6,3% del PIL (144 miliardi di sterline all'anno)

 

Scenario migliore – Potenziamento totale: tutti i posti di lavoro a rischio vengono potenziati per adattarsi all'IA, invece di essere sostituiti, il che comporterebbe una perdita di posti di lavoro pari a un aumento economico del 13% del PIL (306 miliardi di sterline all'anno).

Grandi sconvolgimenti nel mercato del lavoro

Secondo l'IPPR, senza l'intervento del governo e con le aziende lasciate a se stesse, lo scenario peggiore è una possibilità reale. Secondo Carsten Jung, economista dell’IPPR, “l'IA generativa già esistente potrebbe portare a grandi sconvolgimenti del mercato del lavoro o potrebbe incrementare enormemente la crescita economica, in ogni caso è destinata a cambiare le carte in tavola per milioni di noi. Molte aziende stanno già investendo in questa tecnologia, che ha il potenziale di velocizzare molte altre attività man mano che un numero maggiore di imprese la adotterà”. Nel rapporto si evidenzia infine come l'impiego dell'IA potrebbe anche liberare manodopera per colmare i vuoti attualmente presenti in settori chiave. Ad esempio, i lavoratori potrebbero essere riassegnati ai servizi di assistenza sociale e di salute mentale, che attualmente non dispongono di risorse sufficienti.

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