Isis K in Russia, le ragioni dell’attacco
MondoConosciuto anche come Wilayat Khorasan, il gruppo è la branca afghana dell'Isis apparsa per la prima volta nel 2014, e si pone come obiettivo la fondazione di un nuovo califfato che riunisca Iran, Afghanistan e Pakistan, ma anche alcune ex repubbliche sovietiche, come il Turkmenistan, il Tagikistan e l'Uzbekistan
Il loro sogno è realizzare un nuovo califfato: l'Isis Korazan è una gruppo terroristico affiliato all'Isis attivo soprattutto in Afghanistan, tanto da essere considerato responsabile dell’attentato all’aeroporto di Kabul nell’agosto del 2021 dove furono uccisi 170 civili e 13 militari statunitensi durante i giorni della caotica evacuazione occidentale.
Korasan significa terra del sole e si riferisce a una regione storica che comprende anche parti dell'Iran e del Pakistan. L’obiettivo è la fondazione di un califfato che riunisca questi tre Paesi, ma anche alcune ex repubbliche sovietiche caucasiche, come il Turkmenistan, il Tagikistan e l'Uzbekistan.
L’Isis-K si sarebbe fissato sulla Russia da almeno due anni secondo gli analisti. Il Cremlino sarebbe infatti accusato di avere le mani sporche di sangue musulmano a causa degli interventi militari diretti in Afghanistan, in Cecenia, e nella guerra in Siria. Conflitti con radici assai diverse ma con quel comune filo conduttore.
Putin ha combattuto accanto al presidente Bashar al-Assad fin dall’inizio del conflitto siriano, inizialmente guerra civile tra il governo e l'opposizione, in seguito infiltrato dai terroristi dell'Isis la cui sconfitta è stata attribuita principalmente a Mosca. Tra loro c'erano anche jihadisti delle repubbliche russe del Caucaso che una volta rimpatriati, nel 2018, sono diventati una minaccia per Mosca.
E poi c’è l’Africa occidentale, qui il coinvolgimento della Russia è indiretto ma sempre rivolto contro gli stessi fondamentalisti religiosi. L'interesse è anzitutto economico, per le miniere e altre fruttuose risorse. In cambio l'appoggio del Cremlino ai governi africani che si è manifestato durante colpi di stato nel Niger in Mali e in Burkina Faso.