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Diario da Mosca, il trionfo di Putin nell’anniversario della “riunificazione”

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Gianluca Ales

Gianluca Ales

Decine di migliaia di moscoviti si sono accalcati nella Piazza Rossa per celebrare i 10 anni del “ritorno” della Crimea in seno alla Federazione. Un’occasione per un bagno di folla per il presidente eletto con numeri schiaccianti

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Il gruppo di ragazze sembra improbabile nella calca di fan pro Putin che si riversano nella Piazza Rossa per partecipare alla grande festa per la “riunificazione”.

 

Una folla immensa, ma diffidente

 

Stiamo cercando di prendere delle battute dalla gente che si affretta per superare gli imponenti controlli di sicurezza che paralizzano piazza Bolshoi, e quasi nessuno si ferma a parlare con la troupe straniera. È un continuo “nyet”: a volte infastidito, a volte timido, ma quasi mai accompagnato da un sorriso. Molti neanche rispondono. E quando, raramente, qualcuno si ferma, non appena gli si mostra la telecamera, si dilegua con uno sguardo tra l’imbarazzato e l’impaurito.

Tutti colori e le etnie della Federazione

Le ragazze invece si sono fermate, e si intuisce che andranno al concerto solo dal biglietto che tengono in mano. Perché, appunto, sono improbabili. Sarà per gli abiti, o per le acconciature, o il trucco, però sembrano davvero estranee allo spirito patriottico che si respira nelle strade del centro. Perché è vero che la piazza offre una panoramica trasversale di tutta la Federazione Russa, con diverse etnie e diverse estrazioni sociali. Ci sono le famiglie della provincia e gruppetti di ragazze che sembrano in procinto di andare a fare shopping. Ci sono i vecchi con il colbacco e le mostrine sovietiche, i giovani con il taglio militare e il nastro di San Giorgio a forma di zeta, simbolo dei reparti impegnati in Ucraina. Ci sono studenti e donne anziane che marciano come un sol uomo. Diversi assembramenti di uomini dall’aria minacciosa che emanano un forte odore di alcol, alcune babushka con il fazzoletto ben stretto in testa, comitive intere dall’est remoto, con gli occhi allungati e la carnagione scura. I caucasici, olivastri e con i capelli neri come i mediterranei, che spiccano in mezzo a una folla di teste bionde e pelli diafane.

“Non sappiamo perché siamo qui”

Però, in loro, in quelle ragazze, c’è qualcosa che stride. E infatti, appena ci avviciniamo per rivolgergli le domande rispondono sorridendo che no, non posso parlare. Chiediamo loro di spiegarci perché sono lì. Fanno per defilarsi poi, una di loro, con aria cospiratrice, si ferma un istante e risponde ridendo: “a essere sincere, non lo sappiamo neanche noi”. Ecco. Forse c’è anche questo, in quella massa impressionante. C’è anche chi, per inerzia, per curiosità, per convenienza sociale, si è mosso da casa per colmare l’immensità della Piazza Rossa.

10 anni dalla “Riunificazione”, il trionfo di Putin

Sono passati 10 anni da quando gli “uomini verdi”, gruppi di militari senza mostrine – probabilmente mercenari della Wagner – comparvero per le strade di Sebastopoli e nei centri nevralgici della Crimea. 10 anni da quando con un referendum non riconosciuto dalla comunità internazionale la penisola ucraina è diventata parte integrante della Federazione Russa.

La grande festa sulla piazza, organizzata con largo anticipo - non a caso il giorno dopo la chiusura delle urne - è però soprattutto l’occasione per celebrare la vittoria trionfale di Vladimir Putin. Lo Zar, infatti, ha raggiunto percentuali di affluenza e consenso ben più ampi di quelli indicati dal Cremlino come “soddisfacenti”: il 74% degli aventi diritto si è recato alle urne, era questa la scommessa più importante.

Che poi Putin sia stato votato da quasi il 90% è quasi un dettaglio, certamente non marginale, ma neanche decisivo.

Perché in votazioni in cui i concorrenti di Putin sono personaggi scialbi o perlopiù sconosciuti, le preferenze sono irrilevanti.

L’unico modo per manifestare il proprio dissenso era disertare le urne. Come successo ad esempio in Iran, dove ai seggi si è recato appena il 41% dell’elettorato.

In Russia non è andata così, e Putin ora ha la legittimazione del consenso. Naturalmente i dubbi sono profondi, e secondo la Novaya Gazeta Europe circa la metà dei voti ricevuti dal presidente russo sarebbe stata falsificata. Mentre per il gruppo indipendente russo di monitoraggio Golos le ultime elezioni sono state "le più fraudolente e corrotte" della storia russa.

Può darsi, appunto.

Però la massa che si riversa nella Piazza Rossa è impressionante e, appunto, trasversale. Chi si ferma parla del presidente come dell’uomo giusto alla guida del paese. Di mistificazioni internazionali. Di sentimenti antirussi dell’Occidente. Moltissimi fanno il segno della vittoria, mostrano con orgoglio le bandiere.

Quanti di loro siano realmente convinti, però, è il dubbio che resta irrisolto.

E quel gruppo di ragazze, con i vestiti chiassosi, dall’atteggiamento spaesato e un po' imbarazzato, rappresenta perfettamente quel tarlo.

Si uniscono alla folla, applaudiranno al presidente Putin che rinfocola l’orgoglio nazionale. Forse canteranno insieme alle altre decine di migliaia di partecipanti. Urleranno slogan. Batteranno le mani.

Però. Loro non sanno spiegare perché.

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