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Papua Nuova Guinea, proteste e morti: dichiarato lo stato d'emergenza

Mondo
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Le proteste sono scoppiate ieri sera in seguito a uno sciopero delle forze dell'ordine contro il governo che aveva ridotto all'improvviso gli stipendi. Le rivolte hanno portato alla morte di 15 persone nella capitale Port Moresby e nella città di Lae

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Dichiarati 14 giorni di stato di emergenza a Port Moresby, capitale della Papua Nuova Guinea, in seguito alle violenze scoppiate ieri durante uno sciopero della polizia. Il bilancio attuale è di 15 morti e oltre mille soldati sono stati schierati per “intervenire laddove necessario" ai sensi del decreto di emergenza annunciato dal primo ministro James Marape. Stando a quanto riportato dal commissario di polizia, David Manning, otto delle vittime sono morte a Port Moresby durante gli scontri di ieri sera e altre sette sono invece decedute nella città di Lae.

Sospesi i capi dei dipartimenti di polizia

La protesta è scoppiata per un blocco delle paghe alle forze dell'ordine, che successivamente il governo ha detto dipendere da un errore tecnico. Per questo motivo gli agenti di polizia e penitenziari erano scesi in piazza: in poche ore le rivolte hanno contagiato anche i civili e si sono diffuse nella cittadina di Lae, a 300 chilometri dalla capitale. Durante gli scontri di ieri sera nella capitale, negozi, automobili ed edifici sono stati dati alle fiamme e i supermercati sono stati saccheggiati. Nella prima mattina di oggi il primo ministro si è rivolto alla nazione affermando che l'illegalità non sarebbe stata tollerata. "Infrangere la legge non porta a certi risultati", ha detto Marape. Quattro capi dei dipartimenti coinvolti nella vicenda - i responsabili della polizia, della finanza, del personale e del tesoro - sono stati sospesi per 14 giorni. 

Rivolte in Papua Nuova Guinea
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