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Ehud Olmert a Sky TG24: "Israele deve fornire una visione politica"

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Rolla Scolari

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Il governo Netanyahu e le forze di estrema destra al suo interno, ci dice l’ex premier israeliano, non vogliono il negoziato. L'INTERVISTA

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Il presidente americano Joe Biden ha recentemente chiesto a Israele di iniziare a pensare a un orizzonte politico dopo l'operazione militare a Gaza, un ritorno al negoziato, ma per l'ex premier israeliano Ehud Olmert il governo di Benjamin Netanyahu sarebbe restio, a causa della sua stessa composizione e alla presenza di forze di estrema destra al suo interno, di muoversi verso qualsiasi trattativa. Questo, ha spiegato in un’intervista a Sky Tg24, potrebbe causare una uscita di scena del premier nel futuro prossimo. “Naturalmente, il presidente Biden vuole che la campagna militare israeliana entri in una fase successiva, che dopo la campagna militare ci sia uno sviluppo politico – ci dice -  E lo sviluppo politico più naturale, quello che il presidente Biden ha in mente, è che ci sia uno slancio politico tra Israele e i palestinesi, che ci siano negoziati verso un possibile accordo su una soluzione a due Stati. Il presidente Biden conosce perfettamente la politica israeliana, sa che il governo israeliano è restio e non è pronto a imbarcarsi in seri negoziati di pace tra israeliani e palestinesi verso una soluzione a due Stati, a causa della composizione stessa di questo governo, della partecipazione di forze di estrema destra messianiche, di ministri come Itamar Ben-Gvir e Bezalel Smotrich e altri. Quindi, quando chiede di cambiare la formazione di governo segnala a Netanyahu: 1. Di sbarazzarsi dei tuoi alleati 2. Di iniziare a presentare un orizzonte politico.

Il presidente Biden si rende conto di come Netanyahu sia incapace e restio a cambiare la formazione di governo, per cui il suo prossimo passo secondo me sarà dire: ‘Netanyahu devi andartene perché con te non ci sarà pace’. Biden non darà mai la colpa a Israele perché la verità è che anche per i palestinesi è molto difficile. E finché Hamas esiste non ci saranno negoziati di pace, i palestinesi sono incapaci di andare avanti”.

 

Hamas può essere eliminato? E a che punto è l’esercito israeliano nell’arrivare al suo obiettivo nella Striscia di Gaza?

“Penso che parlare di eliminazione o distruzione totale sia esagerato e irrealistico. Non è mai stato realistico parlare in questi termini. Penso che quello che avremmo dovuto dire e quello che stiamo facendo in maniera molto efficace sia distruggere le capacità militari di Hamas. C’è una buona possibilità che fra due o tre settimane Hamas esisterà ancora, ma sarà interamente differente”.

 

Quali sono i limiti morali di un’operazione come quella nella Striscia di Gaza, dove il numero dei civili coinvolti e uccisi è ormai elevatissimo?

“Non sono sicuro che i numeri che diffonde Hamas siano realistici, ma non voglio neppure entrare in questo tipo di argomentazione. Una sola persona, una sola persona uccisa e non coinvolta, un civile innocente è troppo, per me, dal punto di vista morale. Sfortunatamente, sapete come è iniziata questa guerra, in primo luogo: quando 1.500 civili israeliani sono stati ammazzati, massacrati, abusati nei modi più brutali e atroci. Dovevamo rispondere. È impossibile combattere un’organizzazione terroristica con il suo quartier generale nel mezzo di una città dove decine di migliaia di persone vivono e non avere un impatto anche su chi non è coinvolto. E questo è un dilemma, un dilemma morale, e un trauma per gli eserciti impegnati in queste operazioni. E non c’è una soluzione chiara e semplice o una risposta che posso darle, che possa soddisfare lei o che possa soddisfare me. Perché se non reagisci contro Hamas, ogni due anni uccideranno israeliani ma allo stesso tempo causeranno la morte di decine di migliaia di palestinesi”.

 

In Israele, il governo non ha un piano per il dopo Gaza. Netanyahu ha detto di opporsi a un ruolo dell’Autorità nazionale palestinese nella Striscia. Lei come si comporterebbe?

“Israele dovrebbe comportarsi così: prima di tutto al termine della campagna militare dovrebbe ritirarsi da Gaza. In secondo luogo, dovremmo convincere i Paesi europei, compreso il suo, a partecipare a una forza di intervento militare che prenda il controllo di Gaza per un breve periodo di tempio, un anno o un anno e mezzo, per stabilizzarla. Perché quando Israele si ritirerà dalla Striscia - che è quello che tutti vogliono - partendo dal presupposto che, come è ovvio, nessun esercito palestinese o arabo interverrà a Gaza, quello che accadrà se non ci sarà una forza di intervento internazionale sarà che tutto ricomincerà da capo. Per convincere il suo governo e altri governi, Israele deve fornire però un orizzonte politico, e l’unico orizzonte politico che possiamo fornire è la soluzione a due Stati”.

 

Difficile però pensare oggi con questa rabbia e con questa violenza nella regione a un processo verso una soluzione a due Stati…

“Occorre distinguere tra come si esprimono in pubblico i leader politici dei Paesi arabi e quello che realmente vogliono. Quello che realmente vogliono - e mi creda lo dico sulla base di contatti personali e ne ho avuti molti nelle due passate settimane - è la distruzione di Hamas. Quello che non vogliono, certo, sono le immagini di distruzione a Gaza. Le immagini di distruzione a Gaza, gli aspetti umanitari sono molto problematici per i Paesi arabi, che devono trovare un giusto equilibrio tra il loro desiderio di vedere distrutto Hamas, che è un nemico degli Stati arabi moderati quanto lo è dello Stato d’Israele, e allo stesso tempo evitare le possibili conseguenze delle difficoltà umanitarie create da una guerra che, in fondo, ritengono sia importante per creare un nuovo equilibrio e una nuova piattaforma politica per negoziare”. 

 

Lei è stato architetto nel 2005 del ritiro israeliano dalla Striscia di Gaza. Alla luce degli avvenimenti di oggi, prenderebbe le stesse decisioni?

“Non abbiamo avuto torto, abbiamo assolutamente avuto ragione: Israele non ha nulla da fare a Gaza, non c’è motivo per gli israeliani di vivere a Gaza: è stupido, è folle, è irresponsabile. Ritirarsi da Gaza è stata una giusta decisione e ora non dobbiamo rimanerci, dobbiamo ritirarci. Dobbiamo soltanto essere più attenti e meno arroganti quando avremo a che fare con Hamas la prossima volta per poterli fermare quando tentano di penetrare Israele”. 

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