Cina, cresce la tensione con Filippine e Giappone nel Mar Cinese

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Dopo i ripetuti scontri avvenuti nel fine settimana in un'area contesa nel Mar Cinese le due nazioni si sono accusate a vicenda. La situazione ha provocato anche un intervento diplomatico degli Stati Uniti che hanno chiesto a Pechino di fermare le sue azioni "pericolose e destabilizzanti" nell'area

 

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Cina e Giappone si sono accusati a vicenda di incursioni marittime illegali dopo il braccio di ferro che ha visto impegnate le rispettive guardie costiere nelle acque attorno alle contese isole Diaoyu/Senkaku nel mar Cinese orientale. La guardia costiera giapponese aveva riferito sabato che due motovedette marittime cinesi avevano lasciato le acque territoriali delle isole "dopo aver ricevuto i relativi avvertimenti", intervenute a protezione di peschereccio nipponico avvicinato dalle unità cinesi. Di rimando la guardia costiera cinese domenica ha riferito in una nota che un peschereccio e diverse navi pattuglia di Tokyo erano entrate sabato nelle acque intorno al piccolo arcipelago disabitato - nel controllo giapponese con il nome di Senkaku, ma rivendicate da Pechino come Diaoyu - costringendo le sue unità "ad adottare le misure necessarie in conformità con la legge" per mettere in guardia le navi nipponiche.

 

Tensioni già a ottobre e novembre

Episodi simili si erano già verificati a ottobre e a novembre in una politica di tensioni in aumento nelle acque intorno alla Cina. Sabato e domenica, inoltre, Cina e Filippine si sono scambiate accuse per lo scontro tra le loro unità navali - civili e della guardia costiera - in una parte contesa del mar Cinese meridionale. Le Filippine hanno convocato oggi l'ambasciatore cinese a Manila, accusando la guardia costiera di Pechino di avere utilizzato i cannoni ad acqua almeno otto volte contro unità navali filippine.

Le pretese di Pechino

Pechino rivendica circa il 90% dell'intero mar Cinese meridionale, comprese le acque e le isole vicino alle coste dei Paesi vicini, ignorando la sentenza del 2016 della Corte permanente di arbitrato che ha rigettato le sue pretese sia dal punto di vista legale sia storico. Tuttavia, nel corso degli ultimi anni, atolli e secche sono stati trasformati in isole artificiali per ospitare installazioni militari cinesi di vario tipo.  

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L'intervento degli Stati Uniti

La situazione ha provocato anche un intervento diplomatico degli Stati Uniti che hanno chiesto a Pechino di fermare le sue azioni "pericolose e destabilizzanti" nell'area. La Cina ha respinto le accuse delle Filippine, assicurando che "continuerà ad adottare le misure necessarie per rispondere a qualsiasi provocazione". Le mosse messe in atto dalla guardia costiera, ha assicurato la portavoce del ministero degli Esteri Mao Ning, sono state "professionali e misurate".  

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