Proteste in Parlamento in Albania, accesi fuochi e fumogeni. VIDEO

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Reuters

Il gesto è opera dei democratici, partito di opposizione, allo scopo di impedire le votazioni sul bilancio 2024. L'accusa mossa al governo dal leader Berisha è di voler mettere a tacere l’opposizione in Parlamento

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Fumogeni e un piccolo fuoco sono stati accesi nel mezzo del Parlamento in Albania. E’ successo oggi durante la riunione di voto per il bilancio del 2024. Artefici del gesto sono stati i membri del Partito Democratico dell'opposizione albanese allo scopo di impedire alla Camera, presieduta dal primo ministro Edi Rama, la votazione. In un primo momento i parlamentari hanno ammucchiato le sedie al centro della sala e hanno iniziato ad accendere i fumogeni: il fumo rosso, giallo e verde ha riempito tutto l’ambiente e gli uomini della sicurezza sono intervenuti per tenere i manifestanti lontani dalla postazione di Rama. Durante la protesta un uomo ha anche acceso un piccolo fuoco all’interno di un contenitore metallico che è stato passato avanti e poi appoggiato ai banchi della Camera. Le fiamme sono state spente da altri presenti.

Scambi di accuse tra governo e opposizione

La protesta ha origine dal partito democratico dell’opposizione che, guidato dal suo leader ed ex primo ministro Sali Berisha, ha accusato il governo di voler mettere a tacere l’opposizione in Parlamento. Ad avere la maggioranza in Aula è infatti il partito socialista di Rama. L’antefatto risale però al mese scorso, quando i pubblici ministeri hanno accusato Berisha e suo genero di corruzione per un affare che coinvolge i terreni di un club sportivo. Il leader dell’opposizione è stato accusato di usare la sua influenza come premier dal 2005 al 2009 per esercitare pressione "per la conclusione delle procedure di privatizzazione a favore di altri, tra cui il marito di sua figlia". Il genero è stato arrestato mentre Berisha, in quanto parlamentare, gode dell’immunità dal processo e gli è solo stato ordinato di non lasciare il Paese. Per Sali Berisha è stato Rama ad aver orchestrato l'accusa contro di lui ma il primo ministro nega l'accusa.

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