La sentenza a favore delle unioni civili per le coppie dello stesso sesso è arrivata nell'ambito di un caso chiave per la lunga lotta per i diritti della comunità Lgbtq. L'alta corte non si è spinta però fino a garantire i pieni diritti matrimoniali anche alle coppie dello stesso sesso
A Hong Kong l'Alta Corte si è pronunciata a favore delle unioni civili per le coppie dello stesso sesso, nell'ambito di un caso chiave per la lunga lotta della comunità Lgbtq sull'uguaglianza dei diritti nell'ex colonia britannica, ma non si è spinta fino a garantire i pieni diritti matrimoniali anche alle coppie dello stesso sesso. I giudici hanno stabilito, infatti, che il governo della città "ha violato l'obbligo positivo di riconoscere giuridicamente le unioni omosessuali", ma hanno "respinto all'unanimità il ricorso" in relazione al riconoscimento dell'istituto del matrimonio tra le persone dello stesso sesso.
L'Alta Corte
Nella sentenza, l'Alta Corte ha respinto anche il ricorso che riguardava i matrimoni stranieri dello stesso sesso, hanno riferito i media locali. Se gli attivisti Lgbtq hanno incontrato un ambiente sempre più impegnativo in Cina, la situazione a Hong Kong ha visto un crescente e diffuso sostegno: un sondaggio condotto quest'anno sull'argomento ha fatto emergere un supporto del 60% ai matrimoni omosessuali, a fronte del 38% di dieci anni fa. Negli ultimi 10 anni, la comunità Lgbtq dell'ex colonia ha incassato vittorie frammentarie in tribunale, utili tuttavia ad abbattere le politiche governative discriminatorie su visti, tasse e benefici abitativi. Ma il caso portato avanti fino all'Alta Corte riguarda quello dell'attivista pro-democrazia incarcerato Jimmy Sham, oltre a essere il primo su cui i giudici si sono espressi direttamente sul tema. Dal 2018, anno di inizio della sua sfida sui diritti umani, Sham, 36 anni, non è riuscito per due volte a convincere i tribunali che Hong Kong dovrebbe riconoscere legalmente il suo matrimonio con un partner dello stesso sesso, registrato a New York quasi dieci anni fa.