L'episodio in cui era rimasta coinvolta l'ex manager riguardava l'arresto di due afroamericani in uno store di Philadelphia, un caso che aveva scatenato polemiche e proteste in tutto il Paese
Risarcimento record da 28,3 milioni di dollari per una donna di 52 anni, Shannon Phillips, che ha lavorato come manager da Starbucks per tredici anni prima di essere licenziata nel 2018. Nella causa avviata nel 2019, Phillips aveva sostenuto di essere stata mandata via senza giusta causa, ma per via del colore della sua pelle.
Il caso
L'episodio in cui era rimasta coinvolta Phillips riguardava l'arresto di due afroamericani in uno Starbucks di Philadelphia, un caso che aveva scatenato polemiche e proteste in tutto il Paese. Ai due uomini era stato chiesto di lasciare lo store dopo essersi seduti a un tavolo senza ordinare. I due si erano rifiutati di andarsene, spiegando che stavano aspettando una persona per discutere di affari, ma erano stati accompagnati fuori dalla porta in manette dopo che la manager dello store aveva chiamato la polizia. In seguito era stato raggiunto un accordo con i due afroamericani, Starbucks e la stessa città di Philadelphia. Phillips non era coinvolta direttamente nell'episodio degli arresti, perché le sue mansioni erano a livello regionale e non legate a uno store in particolare. Ma dopo poco era stata licenziata.
La vicenda aveva creato un grosso danno d'immagine a Starbucks. Accusata di razzismo e con il timore di pagarne le conseguenze a lungo, l'azienda aveva lanciato messaggi di apertura verso gli afroamericani e tutte le minoranze. Inoltre aveva cambiato il regolamento interno, autorizzando le persone a passare del tempo negli store, anche andando in bagno e senza l'obbligo di consumare. La catena di bar aveva deciso anche la chiusura per un pomeriggio di tutti i suoi ottomila store per impiegare quelle ore in un corso rivolto ai 175 mila dipendenti e incentrato su come contrastare i pregiudizi.
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La denuncia
Nella causa intentata dalla manager la donna ha sostenuto di essere stata mandata via senza giusta causa, ma per via del colore della sua pelle. Secondo la denuncia, Starbucks "aveva deciso di punire anche i dipendenti bianchi che non erano stati coinvolti negli arresti, ma che avevano lavorato a Philadelphia o nei dintorni, in un tentativo di convincere la comunità che la compagnia aveva risposto in modo adeguato all'incidente razziale".
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Il risarcimento
A giugno la corte aveva già dato ragione a Phillips, riconoscendole un risarcimento di 25,6 milioni. Ora una corte del NewJersey ha ordinato a Starbucks di pagare altri 2,7 milioni di dollari all'ex dipendente per danni collaterali portando il risarcimento a una cifra record di 28,3 milioni di dollari. Phillips sostiene di essere stata licenziata non solo perché bianca, ma anche perché si era schierata in difesa dei dipendenti bianchi che erano stati mandati via. La compagnia invece ha sempre sostenuto che la manager fosse stata licenziata per "assenza di leadership" durante la crisi.