La Francia ha affermato di essere a fianco della Comunità economica degli Stati dell'Africa Occidentale per far fallire il tentativo di golpe nel Paese. "In gioco la stabilità dell'intera regione", ha detto il ministro degli Esteri. Fonti diplomatiche hanno fatto sapere che sono state portate via 1.000 persone, tra le quali 500 non francesi dei quali "molti italiani"
La Francia ha affermato di sostenere "con fermezza e determinazione" gli sforzi dell'Ecowas per far fallire il tentativo di golpe in Niger, alla vigilia della fine dell'ultimatum di questo blocco dell'Africa occidentale, che si dichiara pronto a intervenire militarmente. "Sono in gioco il futuro del Niger e la stabilità dell'intera regione", ha dichiarato in un comunicato il ministro degli Esteri francese Catherine Colonna, che ha ricevuto al Quai d'Orsay il primo ministro del Niger, Ouhoumoudou Mahamadou, accompagnato dall'ambasciatrice nigerina a Parigi, Aichatou Boulama Kane. "La ministra ha riaffermato il pieno sostegno della Francia al presidente Bazoum, eletto dal popolo nigerino, e al suo governo che sono le uniche e sole autorità legittime in Niger", ha detto la diplomatica. In vista della scadenza dell'ultimatum, Parigi "chiede solennemente ai responsabili del tentativo di colpo di Stato di liberare il presidente Bazoum e tutti i membri del suo governo, e di consentire il ripristino immediato dell'ordine costituzionale e democratico", conclude la nota. Secondo fonti diplomatiche, citate dall'Agi, la Francia ha portato via 1.000 persone dal Niger, tra le quali 500 non francesi dei quali "molti italiani".
Ecowas: "Non riveliamo quando colpiremo"
Intanto l'Ecowas non dirà ai golpisti "quando e dove colpiremo". Questa è una "decisione operativa che sarà presa dai capi di Stato" del blocco di Paesi aderenti alla Comunità economica degli Stati dell'Africa occidentale, ha detto il Commissario per gli Affari politici e la sicurezza della stessa Ecowas, Abdel-Fatau Musah, parlando ieri ad Abuja nell'annunciare che "tutti gli elementi di un possibile intervento sono stati elaborati" in un riunione dei capi di Stato maggiore del blocco, "comprese le risorse necessarie, ma anche come e quando dispiegheremo la forza". Musah inoltre ha assicurato che il blocco dell'Africa occidentale continuerà a privilegiare i mezzi diplomatici per risolvere la crisi. Gli Stati Uniti, invece, "sospendono alcuni programmi di assistenza" a favore del Niger, ha annunciato il segretario di Stato americano Antony Blinken, sottolineando che l'assistenza Usa al Paese dell'Africa occidentale è legata "alla governance democratica e al rispetto dell'ordine costituzionale".
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Il golpe in Niger
Il 30 luglio, quattro giorni dopo il golpe, un vertice straordinario dell'Ecowas aveva chiesto "l'immediato rilascio e la reintegrazione del Presidente Mohamed Bazoum come Presidente e Capo di Stato" e "il pieno ripristino dell'ordine costituzionale nella Repubblica del Niger", come recita il comunicato finale del summit. Nel caso in cui queste richieste "non vengano soddisfatte entro una settimana", veniva aggiunto, i capi di Stato e di governo del blocco avevano deciso di "adottare tutte le misure necessarie per ripristinare l'ordine costituzionale nella Repubblica del Niger. Tali misure possono includere l'uso della forza", veniva aggiunto. L'ultimatum di una settimana scadrebbe domani a mezzanotte ma, secondo l'Afp, è da lunedì 7 agosto che in ogni momento sarebbe possibile, in base al "comunicato finale" del vertice, l'"uso della forza" contro i golpisti nigerini. Il generale Abdourahamane Tchiani, capo dei golpisti, continuerebbe infatti a snobbare la delegazione di alto livello dell'Ecowas portatasi a Niamey per sventare il rischio di un conflitto regionale. La giunta che ha deposto il presidente filo-occidentale Mohamed Bazoum ha tagliato due ponti con il suo storico Paese di riferimento, la Francia, annullando gli accordi militari e intimando lo sfratto all'ambasciatore di Parigi. Il blocco regionale della Comunità economica degli Stati dell'Africa occidentale, dal canto suo, ha annunciato che i suoi capi di Stato maggiore hanno definito i contorni di un intervento.