Papa Francesco, secondo giorno del viaggio in Ungheria. Incontri con rifugiati e giovani

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Il Pontefice continua la sua visita apostolica. Diversi gli impegni a Budapest, dove ha visto persone attive nel campo dell'assistenza caritativa cattolica, del sociale, del rapporto con le Chiese orientali. Il Pontefice è andato a trovare alcuni bambini ipovedenti e disabili, poi poveri e rifugiati, molti provenienti dall'Ucraina. Ha anche ricevuto il metropolita ortodosso Hilarion. In serata l'incontro privato con i membri della Compagnia di Gesù nella Nunziatura Apostolica

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Seconda giornata del viaggio apostolico in Ungheria per Papa Francesco. Diversi gli impegni per il Pontefice, tutti a Budapest: ha incontrato persone nel campo dell'assistenza caritativa cattolica, del sociale, del rapporto con le Chiese orientali. Di prima mattina Bergoglio ha visitato i bambini ipovedenti e disabili assistiti dall'Istituto "Beato Laszlo Batthyany-Strattmann". Poi ha incontrato i poveri e i rifugiati - molti provenienti dalla vicina Ucraina - presso la Chiesa di Santa Elisabetta d'Ungheria. A seguire, la visita alla comunità greco-cattolica nella piccola Chiesa di rito greco "Protezione della Madre di Dio". Nel pomeriggio, il Pontefice è andato alla Papp Laszlo Budapest Sportarena, dove erano presenti 12mila giovani. L'ultimo appuntamento della giornata è stato un incontro privato con i membri della Compagnia di Gesù nella Nunziatura Apostolica, dove il Papa alloggia in questo soggiorno nella capitale magiara. Qui, Bergoglio ha avuto un colloquio con il sindaco di Budapest, Gergely Szilveszter Karáksony.

Gli incontri del mattino

Francesco è arrivato in auto all'Istituto cattolico per ciechi e Casa speciale per bambini "Beato Laszlo Batthyany-Strattmann" di Budapest, per una visita privata. Nell'Istituto sono presenti 70 bambini, da lievemente ipovedenti a totalmente ciechi. Dopo un breve saluto di benvenuto del direttore, sono stati intonati alcuni canti. Quindi lo scambio di doni, il Padre Nostro e la benedizione conclusiva. "Grazie a tutti voi per l'accoglienza. Grazie per il vostro canto, per i vostri gesti, per i vostri occhi”, ha detto il Papa che poi si è spostato alla chiesa di Santa Elisabetta d'Ungheria, per l’incontro con poveri e rifugiati. “I poveri e i bisognosi - non dimentichiamolo mai - sono al cuore del Vangelo”, ha ricordato il Pontefice. A seguire, il Papa ha raggiunto sulla sedia a rotelle la piccola chiesa di rito bizantino "Protezione della Madre di Dio", sempre in Piazza delle Rose a Budapest, per l'incontro con la comunità greco-cattolica ungherese. Al rientro in Nunziatura, Bergoglio ha ricevuto il metropolita ortodosso Hilarion di Budapest e dell'Ungheria, ex responsabile delle Relazioni esterne del Patriarcato di Mosca. L'incontro cordiale è durato circa 20 minuti. 

Il Papa ai giovani: “Non si diventa grandi scavalcando gli altri”

Nel pomeriggio il Papa è arrivato alla Papp Laszlo Budapest Sportarena, il più grande palazzetto dello sport al coperto di Budapest, dove è stato accolto dal vescovo incaricato per la pastorale giovanile, mons. Ferenc Palanki, vescovo di Debrecen-Nyíregyháza. All’inizio dell’incontro con i giovani, il Pontefice ha ricevuto alcuni doni, tra cui anche il Cubo di Rubik, celebre gioco che fu inventato nel 1974 dal professore di architettura e scultore ungherese Erno Rubik. “Non si diventa grandi scavalcando gli altri, ma abbassandosi verso gli altri; non a discapito degli altri, ma servendo gli altri", ha detto Bergoglio ai giovani ungheresi. Gesù, ha aggiunto, “non ci vuole pigri e poltroni, non ci vuole zitti e timidi, ci vuole vivi, attivi, protagonisti. E non svaluta mai le nostre aspettative ma, al contrario, alza l'asticella dei nostri desideri. Gesù sarebbe d'accordo con un vostro proverbio, che spero di pronunciare bene: Aki mer az nyer [Chi osa vince]". In un altro passaggio ha invitato i presenti a “prendere in mano la vita per aiutare il mondo a vivere in pace". “Chiediamoci, ciascuno di noi: io che cosa faccio per gli altri, che cosa faccio per la società, che cosa faccio per la Chiesa, che cosa faccio per i miei nemici? Vivo pensando al mio bene o mi metto in gioco per qualcuno, senza calcolare i miei interessi? Per favore, Interroghiamoci sulla nostra gratuità, sulla nostra capacità di amare secondo Gesù, cioè di servire", ha detto il Papa.

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Il messaggio contro aborto e utero in affitto

Ieri, nel suo primo giorno in Ungheria, ma anche nel messaggio inviato al Congresso Internazionale Woomb, il Papa si è scagliato contro le "colonizzazioni ideologiche" legate al gender, parlando di aborto come “tragica sconfitta", fino alle parole sull’utero in affitto e gli embrioni in provetta. Nel suo discorso alle autorità e alla società civile ungheresi, Francesco punta il dito contro "la via nefasta delle 'colonizzazioni ideologiche', che eliminano le differenze, come nel caso della cosiddetta cultura gender, che appunto elimina le differenze o antepongono alla realtà della vita concetti riduttivi di libertà, ad esempio vantando come conquista un insensato 'diritto all'aborto', che è sempre una tragica sconfitta". "Che bello invece - aggiunge - costruire un'Europa centrata sulla persona e sui popoli, dove vi siano politiche effettive per la natalità e la famiglia, perseguite con attenzione in questo Paese, dove nazioni diverse siano una famiglia in cui si custodiscono la crescita e la singolarità di ciascuno”.

Le parole su nazionalismi e guerre

Il Pontefice ha anche parlato delle crisi e delle guerre in corso. Nel mondo in cui viviamo, "la passione per la politica comunitaria e per la multilateralità sembra un bel ricordo del passato: pare di assistere al triste tramonto del sogno corale di pace, mentre si fanno spazio i solisti della guerra". È questo il quadro drammatico che Papa Francesco ha dipinto sulla situazione in Europa e nel mondo. "In generale - sottolinea -, sembra essersi disgregato negli animi l'entusiasmo di edificare una comunità delle nazioni pacifica e stabile, mentre si marcano le zone, si segnano le differenze, tornano a ruggire i nazionalismi e si esasperano giudizi e toni nei confronti degli altri". Rivolgendosi alle autorità e alla società civile del Paese, dopo i colloqui di 25 minuti con la presidente della Repubblica Katalin Novak e di 20 col primo ministro Viktor Orban, il Pontefice mette in guardia la politica dall'avere "come effetto quello di infiammare gli animi anziché di risolvere i problemi, dimentica della maturità raggiunta dopo gli orrori della guerra e regredita a una sorta di infantilismo bellico". E richiama l'Europa a ritrovare la sua "anima", che è quella "di ricucire l'unità, non di allargare gli strappi”. Francesco si chiede: "In questa fase storica i pericoli sono tanti, oggi, tanti; ma, mi chiedo, anche pensando alla martoriata Ucraina, dove sono gli sforzi creativi di pace? Dove stanno?". Il Pontefice dice di pensare a un'Europa "che non sia ostaggio delle parti, diventando preda di populismi autoreferenziali". E proprio da uno dei Paesi più chiusi verso l'arrivo dei migranti - a parte i tanti profughi dall'Ucraina in guerra - Bergoglio richiama l'Europa all'"urgenza" di "lavorare a vie sicure e legali, a meccanismi condivisi di fronte a una sfida epocale che non si potrà arginare respingendo, ma va accolta per preparare un futuro che, se non sarà insieme, non sarà".

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