Prosecco italiano, approvato l'emendamento europeo contro il Prosek della Croazia

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La commissione Agricoltura dell'Europarlamento ha dato l'ok al provvedimento che rafforza le regole su Dop e Igp. Zaia: "È arrivato oggi un bel segnale. Che pone freno alla voglia di conquista e di distruzione identitaria delle produzioni tipiche"

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L'Europa scende in campo in difesa del prosecco italiano. Il parlamento Ue ha preso infatti posizione sul Prosek della Croazia puntando a rafforzare la tutela delle Dop e delle norme sulla trasparenza, fornendo così una solida sponda al nostro Paese. La commissione Agricoltura dell'Eurocamera ha infatti approvato all'unanimità la riforma delle regole per gli alimenti a indicazione geografica, chiarendo che le menzioni tradizionali, come Prosek, non possono evocare Denominazioni di origine protetta, come Prosecco. Il divieto vale anche per norme tecniche nazionali, come nel caso della controversia sull'aceto balsamico sloveno e cipriota. Il voto in commissione Agri ha incassato, come era prevedibile, il plauso del governo e degli enti locali italiani. Il primo ad aver esultato è stato proprio il presidente della Regione Veneto Luca Zaia. "È arrivato oggi un bel segnale. Che pone freno alla voglia di conquista e di distruzione identitaria delle produzioni tipiche", ha sottolineato il governatore. 

Ora il provvedimento va discusso col il Consiglio Ue

Le proposte approvate dalla commissione del Pe andranno ora discusse con il Consiglio Ue. Dalla presidenza svedese trapela ottimismo su un accordo tra i ministri prima della fine del semestre. Ma sarà la presidenza della Spagna, che insieme a Francia e Italia ha il maggior numero di prodotti Dop e Igp in Europa, a finalizzare il dossier. Per l'Italia, comunque, si tratta di un primo, netto, passo avanti. "Il Parlamento europeo continua a far evolvere un sistema senza eguali nel mondo, capace di generare valore senza bisogno di investire alcun fondo pubblico, rafforzando il ruolo dei consorzi, la protezione di Dop e Igp e la trasparenza verso i consumatori" ha spiegato l'europarlamentare Paolo De Castro (Pd), relatore del provvedimento. Tra gli altri principali elementi di novità rispetto al testo della Commissione europea, nella proposta dell'Europarlamento ci sono nuovi obblighi di trasparenza: deve essere specificato il nome del produttore per le Dop e le Igp e, per i soli prodotti Igp, va scritta l'origine della materia prima principale, nel caso provenga da un paese differente rispetto allo Stato membro in cui è prodotta. 

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Lollobrigida: "Passo in avanti per difendere eccellenze italiane"

"L'obbligo di riportare il nome del produttore rappresenta un ulteriore passo per difendere le eccellenze agroalimentari italiane", ha sottolineato il ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida. Ma il plauso al voto della commissione non è arrivato solo dal governo. La Cia-Agricoltori italiani ha spiegato come prese di posizione come quelle dell'Europarlamento siano "fondamentali per i prodotti italiani". La riforma del sistema europeo delle denominazioni di origine, ha messo in evidenza la Coldiretti, è cruciale per l'Italia e i suoi 883 prodotti riconosciuti, tra alimentari e vini, che valgono ben 19,3 miliardi di euro. "Dalla difesa del sistema delle indicazioni geografiche europee - ha detto il presidente Ettore Prandini - dipende la lotta al falso Made in Italy". OriGIn Italia ha accolto la novità ponendo l'enfasi sul rilancio della "visione politica delle Indicazioni geografiche come uno dei pilastri di sviluppo agroalimentare dell'Unione europea". Per Federvini, quello in Parlamento europeo è stato "un passaggio cruciale per il futuro del settore vitivinicolo e, più in generale, di tutte le eccellenze agroalimentari di qualità". 

epa04897254 A woman swirls before tasting a Merlot in the tasting room of La Motte wine farm in Franschoek, South Africa, 25 August 2015. Situated in the beautiful Franschhoek valley in South Africas Cape winelands La Motte is home to internationally recognised wines. In 1695 a piece of land in the Franschhoek Valley was granted to German immigrant Hans Hattingh. In 1709 the land was purchased by French Huguenot Pierre Joubert who is believed to have named it after the village of his birth in Provence, La Motte dAigues. Viticulture on La Motte was established in 1752 with the planting of 4,000 vines by Huguenot descendant Gabriël du Toit. The current CEO of La Motte, Hein Koegelenberg has said the La Motte brand sold more wine in China in 2015 than in 2014 but indicated demand was dropping. Koegelenberg expects Chinas demand for South African wine will plateau at about 10-million bottles for some time.  EPA/NIC BOTHMA

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