Dal 2035 sarà ancora possibile comprare nuove automobili a benzina o diesel nell’Unione Europea? Quasi tutti gli Stati europei vorrebbero bloccare la vendita di questi mezzi, ma la contrarietà di Italia e Germania rischia di far saltare l’accordo. Vediamo quali sono i temi che animano i palazzi di Bruxelles su questo argomento con Nicola Danti di Renew (Italia Viva) e Massimiliano Salini del Partito Popolare Europeo (Forza Italia)
La riunione dei rappresentati degli stati membri ha rinviato l’adozione del regolamento che vieta di vendere nuove automobili a benzina o diesel dal 2035. L’impasse è dovuta alla decisione di Italia e Germania che, a sorpresa, hanno chiesto di rivedere l’accordo, allineandosi con Polonia e Ungheria. La decisone ha costretto l’Ue a rimandare quello che fino a pochi giorni fa ci si aspettava fosse un voto di rito per confermare il provvedimento.
Berlino ha chiesto che le auto che utilizzano ecocarburanti siano esentate dal divieto. Ciò offrirebbe un'ancora di salvezza all'industria automobilistica tedesca, che ospita giganti dell'auto come Volkswagen, BMW e Mercedes-Benz e genera circa un quinto dei ricavi industriali del Paese. Anche l’Italia, che è un grande produttore di componentistica per auto, teme di rimanere danneggiata dall’accordo.
Il disaccordo sul blocco delle auto inquinanti al 2035
“Il provvedimento europeo ha un grande difetto: non considera gli effetti negativi di un passaggio troppo veloce alla mobilità elettrica. Se si procede in maniera troppo avventata si rischia di avere un mix energetico disequilibrato che magari porterà a produrre molta energia dal carbone, mentre il mix energetico europeo al momento è il più sostenibile del mondo” dice Massimiliano Salini di Forza Italia.
Il deputato forzista fa riferimento all’insieme delle fonti energetiche utilizzate per produrre energia. Un’auto elettrica, per essere considerata al 100% green, deve alimentarsi di energia prodotta con fonti rinnovabili. Secondo Salini la fretta di fermare la produzione di auto a motore termico potrebbe avere l’effetto di modificare negativamente il mix energetico europeo. Il risultato paradossale che Salini teme è che ci sia un aumento di energia derivata dal carbone per alimentare veicoli green, con un effetto controproducente sul piano ambientale.
“È ovvio che se dovessimo usare le centrali a carbone per produrre energia elettrica sarebbe una cosa negativa, ma non sarà mai così!”, ribatte l’eurodeputato di Italia Viva Nicola Danti. “Questo perché il provvedimento europeo sulle auto fa parte di un quadro complessivo di decisioni che mirano a rendere la produzione di energia elettrica nell’Unione più sostenibile di quanto già sia”, dice.
L’auto elettrica e la sfida degli ecocarburanti
Gli ecocarburanti sono considerati una valida alternativa all’auto elettrica da chi si oppone al blocco delle auto a motore termiche in Europa. Questi prodotti sono realizzati utilizzando elettricità ottenuta con modalità green, ad esempio utilizzando l’idrogeno verde. Nonostante le auto che utilizzano questi carburanti continuano a inquinare, nel complesso la Co2 emessa utilizzando questi prodotti è molto minore rispetto ai carburanti tradizionali.
Secondo Salini del PPE la decisione europea sulle auto rischia di bloccare la ricerca sugli ecocarburanti “perché la politica di sinistra-verde sta indirizzando l'Europa verso il loro abbandono”, dice. Un fenomeno che secondo l’eurodeputato creerebbe più rischi che vantaggi per l’ambiente.
Per Nicola Danti di Renew questo pericolo sarebbe quasi assente: “Sono convinto che la ricerca sugli ecocarburanti continuerà a prescindere dal blocco delle auto a combustione perché questi prodotti sono fondamentali per i settori che non possono essere elettrificati come quello delle navi e degli aerei”, dice.
La rivoluzione dell’elettrico e il problema dell’occupazione
L’industria italiana e tedesca ha nell’automotive un settore chiave, per questo la preoccupazione di una perdita di posti di lavoro dovuta alla transizione energetica è forte in questi Paesi. Il deputato di Italia Viva cita il piano europeo di transizione energetica (Fit for 55) per sostenere che la perdita di posti di lavoro sarà in gran parte scongiurata.
"L’auto a motore termico non scomparirà “domani mattina”. Per altri 20-30 anni i motori a scoppio immatricolati prima del 2035 circoleranno ancora tra le nostre strade. Nonostante ciò l’Ue ha previsto ingenti investimenti sullo sviluppo delle nuove filiere dell’elettrico. Certamente si perderanno alcuni posti di lavoro, ma se ne creeranno anche di molti di nuovi”, dichiara Danti. È di diversa idea Massimiliano Salini secondo cui la conversione dei posti di lavoro dal settore automobilistico tradizionale a quello elettrico non sarebbe scontato.
Secondo Motus-E, un'organizzazione senza scopo di lucro interessata allo sviluppo della mobilità elettrica, il numero di posti di lavoro a rischio in Italia nel processo di conversione energetica sarebbe contenuto.
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