La crociata dei bambini, la canzone di Capossela contro la guerra

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Il nuovo brano del cantautore che riparte dal poema di Bertolt Brecht “La crociata dei ragazzi”, per affrontare “la peggiore delle catastrofi: la guerra, con tutto il corollario di avvelenamento, di semplificazione, di inflazione, di vanificazione di ogni sforzo ‘culturale’” fa da colonna sonora alla clip di Sky TG24 per commemorare un anno dall'inizio del conflitto tra Russia e Ucraina

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A un anno di distanza dallo scoppio della guerra in Ucraina, la prima di tredici canzoni urgenti che arriveranno presto a farsi sentire.

Esce venerdì 24 febbraio La crociata dei bambini, il nuovo brano di Vinicio Capossela che riparte dal poema di Bertolt Brecht “La crociata dei ragazzi” (1942, in Italia edito da Einaudi nel 1959), per affrontare “la peggiore delle catastrofi: la guerra, con tutto il corollario di avvelenamento, di semplificazione, di inflazione, di vanificazione di ogni sforzo ‘culturale’.”

Il brano esce per La Cùpa /Parlophone/ Warner Music Italy.

Nel poema La crociata dei ragazzi lo scrittore e drammaturgo tedesco rievocava un evento storico di epoca medievale – un gruppo di bambini e adolescenti che, attraversando macerie, morte e distruzione, cerca la via per una terra di pace – ambientandolo però fra le nevi della Polonia agli inizi della Seconda Guerra Mondiale.

Una ballata contro tutte le guerre che riafferma oggi, “epoca di costante crisi”, lo spirito brechtiano: “l’antimilitarismo, la denuncia della guerra come suprema e più disumana affermazione del Capitale” che ha come vittima principale “l’essenza stessa dell’innocenza, l’infanzia”.

Il brano è accompagnato da un lyric video realizzato dal disegnatore Stefano Ricci con la collaborazione di Ahmed Ben Nessib, con la tecnica del gesso bianco su carta nera.

 

Testo

 

Partirono all’alba in crociata i bambini Le facce gelate, chi li troverà? Partirono in fila,

Sepolti di neve I soli scampati alle bombe ed ai soldati

Volevan fuggire dagli occhi la guerra, volevan fuggirla per cielo e per terra un piccolo capo, la pena nel cuore, provava a guidarli e la strada non sapeva trovare.

Una bambina di undici, ad una di quattro, come una mamma portava per mano ed un piccolo musico, col suo tamburo, batteva sordo, al timore di farsi trovare

E poi c’era un cane, ma morto di fame che per compassione nessuno ammazzò, e si faceva scuola tutti alla pari sillabavan maestri e scolari P. A. C. E

C’era Fede e Speranza ma né pane, né carne non chiamate ladro chi deve rubare, per dare alle bocche, di cosa mangiare farina ci vuole e non solo bontà

Si persero in tondo, nel freddo di neve nessuno più vivi li poté trovare, soltanto il cielo, li vede vagare nel cerchio dei senza meta dei senza patria

E cercano insieme una terra di pace non come quella che hanno lasciato, senza fuoco e rovina di Colosseo ed immenso dietro di loro… diventa il corteo

Il cane nel bosco fu trovato una sera al collo portava un cartello con scritto:

qualcuno ci aiuti, abbiam perso la strada seguite il cane, e vi prego, non gli sparate

La scritta infantile, trovò un contadino ma non la mano che la tracciò un anno è passato, e nessuno è venuto il cane soltanto è restato a morire di fame

Il cane soltanto è restato e si muore di fame

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