Una delle conseguenze più pesanti della pandemia è l’aumento dei disagi psicologici, che hanno colpito soprattutto le fasce più giovani. Di recente, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico ha pubblicato un report che fotografa la situazione a livello europeo. Questa fotografia ci dice soprattutto una cosa: la diffusione e l’aumento di sintomi depressivi non ha risparmiato i giovani di nessun Paese.
È importante ricordare che quando si parla di sintomi depressivi si fa riferimento non solo alla depressione intesa come disturbo diagnosticato, ma anche a tutti quei disagi psicologici che, pur non raggiungendo le caratteristiche per una diagnosi di depressione, portano le persone a sentirsi un po’ più sole e tristi rispetto al mondo che le circonda, disagi che possono esprimersi in tante forme diverse. Va specificato inoltre che i numeri, in questo caso, ci aiutano a farci un’idea della portata, della vastità del problema, ma da soli non bastano a comprendere un tema che è complesso e presenta tante sfaccettature diverse.
Il report Ocse
Non è dunque facile tracciare un quadro dei sintomi depressivi tra i giovani a livello europeo, anche perché ogni Paese riferisce i dati in modo diverso. Nel suo report l’Ocse ha provato a mettere a confronto alcuni Paesi europei prendendo come riferimento la fascia di giovani di età compresa tra i 18 e i 29 anni: in molti casi, la percentuale di giovani che presentano sintomi depressivi è più che raddoppiata rispetto a prima della pandemia. In Francia si è passati dal 10% del 2019 al 20% del 2021, in Islanda dal 9% al 37%. La Norvegia è il Paese che negli anni della pandemia ha registrato la più alta percentuale di giovani con sintomi depressivi: si è passati dal 9,5% del 2019 al 42,5% del 2021.
I dati che arrivano dall’Italia sono invece relativi a una fascia di età che va dai 16 ai 24 anni. Nel 2021, più del 24% dei giovani nel nostro Paese ha riportato sintomi della depressione, quasi uno ogni 4, mentre la percentuale tra gli adulti si ferma al 14,4%.
Sintomi depressivi e lockdown
Uno degli elementi che hanno contribuito alla diffusione dei sintomi depressivi tra i giovani è stata la chiusura delle scuole: mediamente in Europa le scuole sono rimaste chiuse per più di 200 giorni complessivi. In Italia siamo al di sopra di questa media, con quasi 300 giorni di chiusura totali. Ci sono altri Paesi, come la Germania, che hanno tenuto le scuole chiuse ancora più a lungo rispetto a noi, mentre in altri, ad esempio Francia e Spagna, le scuole sono rimaste chiuse per meno di 100 giorni complessivi. Dal report dell’Ocse, inoltre, emerge con chiarezza che la percentuale di giovani che presentano sintomi depressivi è aumentata, registrando dei picchi, proprio in corrispondenza dei lockdown, mentre nei periodi in cui le restrizioni sono state allentate la percentuale è calata. La maggior parte dei governi europei ha provato a rispondere a questa problematica mettendo in atto una serie di misure di sostegno psicologico. Lo ha fatto anche l’Italia, ad esempio attraverso il bonus psicologico o con lo stanziamento di fondi per il sostegno psicologico nelle scuole.
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