“Comprare foreste come investimento”, in Francia aumentano i collettivi forestali

Mondo

Chiara Piotto

Gruppi di cittadini che acquistano foreste per gestirle in modo sostenibile ed opporsi alla produzione industriale del legno. L’idea si diffonde soprattutto tra i giovani ambientalisti, che vedono nei collettivi anche una forma di investimento finanziario

ascolta articolo

Per qualcuno è un modo per impegnarsi concretamente nella protezione della natura. Per altri, un investimento finanziario alternativo. Per altri ancora, un’azione che consente di rendere sostenibile un sistema di sfruttamento delle foreste intensivo. I collettivi forestali sono circa una quarantina in Francia e sono triplicati negli ultimi anni. “Di fatto un collettivo forestale è come un'azienda con degli azionisti, che mettono in comune delle somme per comprare dei lotti di terreno forestale e gestirlo”, ci spiega Florent Skawinski, co-fondatore e

co-gestore del collettivo ecologista Cerf Vert, votato in primis alla difesa della biodiversità nelle foreste. Per aderire al loro gruppo basta una somma minima di

2000 euro: in meno di due anni hanno già acquistato 4 foreste in Francia - circa 65 ettari - e sono 160 associati con un capitale sociale da 600mila euro.

Tagliare gli alberi in modo sostenibile

L’obiettivo non è affatto non tagliare gli alberi o non utilizzare al legno, ma farlo in modo sostenibile, sostituire alle coltivazioni “in serie” e monocoltura - votate a un approccio industriale della filiera del legno - una gestione responsabile delle foreste, che protegga e alterni le varie specie vegetali e animali. C’è anche un vantaggo fiscale, una riduzione di imposta del 18% e un piccolo guadagno annuale garantito dalla vendita del legno. “Ci sono investimenti finanziari più vantaggiosi, di certo”, dice Skawinski, “ma almeno si sa per cosa si investe - le foreste, la biodiversità - e ha un senso diverso”.

Le foreste private e le foreste pubbliche

Il 75% delle foreste francesi è in mano a privati, circa 300mila cittadini. Il 25% è invece di proprietà dell’ONF, l’ente pubblico forestale. Le foreste private sono spesso di proprietari che le hanno ereditate e ne posseggono piccoli appezzamenti, senza gestirli né sfruttarli. I collettivi puntano ad acquistare da loro, sostituendosi alla “non gestione” o alla “gestione industriale” di altri. Andando in diretta concorrenza con le cooperative.

Deforestazioni raddoppiate in Francia

“Sì industrializzano sempre di più le foreste, piantando un solo tipo di albero. Si

radono al suolo foreste di alberi antichi, di vari tipi, per rimpiazzarle con delle

monocolture di abete”, ci dice Regis Lindeperg, coordinatore collettivo SOS Forêt. “Basti pensare che fino a 10-15 anni gli stessi abeti si tagliavano quando avevano 80 anni, oggi a 40. Abbiamo raddoppiato il numero di disboscamenti. I cittadini che abitano vicino alle foreste lo notano eccome, e non sono contenti. Eppure nel parlare comune si crede che i "cattivi che deforestano" siano solo in America del Sud, mentre da noi in Francia va tutto benissimo e si scrivono sulle etichette belle parole come “sostenibilità”. Beh, non è così, e anzi il modello di sfruttamento intensivo delle foreste è l’opposto di quello che ci converrebbe fare per avere delle foreste resilienti di fronte al cambiamento climatico. Per questo come collettivo ci impegniamo da anni nel sensibilizzare i cittadini sul tema, così da poter poi chiederne conto ai politici”.

Mondo: I più letti