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Midterm, elezioni Usa: la disfatta di Trump e i malumori nel partito repubblicano

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Ron DeSantis stravince in Florida e scatena l'irritazione del tycoon, determinato ad annunciare a breve la sua candidatura alla Casa Bianca per il 2024

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La narrazione che racconta il grande successo di Ron DeSantis, riconfermato per acclamazione come governatore della Florida, si svolge su due binari: da una parte l’indiscusso successo del repubblicano 44enne di origini avellinesi e dall’altra la furia di Donald Trump che, al di là dell'ottimismo ostentato sui social, ha già minacciato di tirare fuori gli scheletri nell'armadio del suo rivale. Perché questo risultato al voto di medio termine rappresenta per DeSantis una corsa in discesa per la Casa Bianca e segna una più netta e marcata rivalità tra i due aspiranti prossimi presidenti degli Stati Uniti d’America. Questa contrapposizione inoltre scatena nel partito repubblicano dubbi e malumori nei confronti del tycoon, che rischia di essere silurato per le presidenziali del 2024 da una sua versione 2.0 o "più intelligente", sostengono alcuni analisti (SEGUI LO SPECIALE ELEZIONI MIDTERM).

La corsa alla Casa Bianca

"È una vittoria storica. Abbiamo riscritto la mappa politica degli Stati Uniti", ha dichiarato ad una folla di sostenitori festanti il governatore dopo aver schiacciato il democratico Charlie Christ con ben diciannove punti di distacco. Laureato a Yale, master in legge ad Harvard, ex Seal in Iraq, negli ultimi mesi DeSantis è diventato il punto di riferimento di un conservatorismo estremo, che ispira più fiducia di quello incontrollabile e incendiario di Trump. "Se correrà, dirò cose che non sono belle sul suo conto. So di lui più di chiunque altro, forse più di sua moglie", ha tuonato il tycoon. Ma un'eventuale tempesta di fango contro il governatore potrebbe non bastare all'ex presidente per recuperare la fiducia del suo partito che comincia a dubitare del suo appeal elettorale. Secondo quanto rivelato da un suo consigliere il tycoon sarebbe "livido" e, da martedì notte, "va urlando contro tutto e tutti". Nonostante la situazione però Trump dovrebbe tirar dritto e lanciare comunque la sua candidatura il 15 novembre da Mar-a-Lago perché "sarebbe troppo umiliante per lui rinviarla".

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