A oltre 250 giorni dall'inizio del conflitto in Ucraina, mentre la violenza sul fronte non si ferma e la diplomazia è in stallo, abbiamo raggiunto al telefono Enzo Porpiglia, coordinatore dell'Emergenza in Ucraina per Medici Senza Frontiere
Siamo arrivati a oltre 250 giorni dall'inizio della guerra in Ucraina. Il lavoro della diplomazia è in stallo, mentre la violenza sul fronte continua senza sosta. Mosca non smette di colpire le infrastrutture nella capitale e nel resto del Paese: si calcola che circa il 40% degli impianti energetici ucraini sia stato danneggiato da attacchi russi, provocando ripetuti blackout. Kherson - la più grande tra le città occupate dai russi - è senza elettricità e senz'acqua, mentre nella capitale è pronto un piano di evacuazione completo nel caso in cui i bombardamenti provochino un blackout totale. "Gli attacchi si sono intensificati nell'ultimo mese - spiega a Sky Tg24 Enzo Porpiglia, coordinatore di Medici Senza Frontiere per l'emergenza in Ucraina, che sta seguendo la situazione sul campo -, soprattutto nelle città lungo la linea del fronte, e colpiscono senza più un obiettivo specifico.
"La popolazione civile non vince mai"
Togliere l'elettricità a un Paese significa far chiudere le attività, e quindi vuol dire che la gente perde il lavoro. Inoltre questi attacchi hanno un effetto a lungo termine sulla possibilità di avere delle cure per le ferite di guerra riportate. La popolazione civile in queste situazioni non vince mai". Il contrattacco ucraino dimostra la loro volontà di andare avanti, ma chi ne paga il prezzo sono sempre i civili: non c'è una vittoria fino a quando i civili vengono targettizzati", osserva Porpiglia. Che poi aggiunge un dato sugli sfollati: "I flussi sono molto ampi, in Ucraina ci sono circa 6 milioni e 200 mila sfollati interni, è mezzo milione in più della popolazione del Lazio. All'esterno del Paese ci sono 11 milioni di sfollati".