
Ucraina, Russia blocca esportazione del grano: cosa sappiamo e quali sono le conseguenze
Dopo i raid a Sebastopoli, il Cremlino ha deciso la “sospensione a tempo indeterminato dell'attuazione dell'accordo sull'esportazione dei prodotti agricoli dai porti ucraini”. Mosca dunque si sfila dall’intesa siglata a luglio in Turchia (con la mediazione dell’Onu) che ha permesso il passaggio sicuro di decine di milioni di tonnellate di grano attraverso il mar Nero, in precedenza bloccate da mesi a causa della guerra. Ecco cosa può succedere ora

La Russia ha annunciato di aver sospeso a tempo indeterminato la sua partecipazione all'intesa sull'esportazione del grano dall’Ucraina, sottoscritta a luglio in Turchia (con l’egida dell’Onu). Si tratta di una presa di posizione arrivata dopo avere denunciato un "massiccio" attacco con droni contro le proprie navi in Crimea, alla baia di Sebastopoli, che secondo la versione di Mosca sarebbe stato condotto dagli ucraini con l'assistenza dei britannici
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Il Cremlino ha quindi deciso la "sospensione a tempo indeterminato dell'attuazione dell'accordo sull'esportazione dei prodotti agricoli dai porti ucraini". Perché, è stata la motivazione, "la parte russa non può più garantire la sicurezza delle navi civili che partecipano all'iniziativa"
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Lo strappo sul grano ha riportato indietro le lancette ai primi mesi della guerra, quando decine di milioni di persone avevano iniziato a soffrire le conseguenze dei blocco dei porti ucraini. In Africa con il rischio di carestie, e in Occidente, con l'impennata dei prezzi dei generi alimentari. Tutto questo fino all'intesa raggiunta a luglio con la mediazione dell'Onu e soprattutto della Turchia, che aveva permesso il riavvio delle esportazioni
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L’accordo, entrato in vigore a partire dal 1 agosto scorso, era stato siglato il 22 luglio, quando il presidente turco Recep Tayyip Erdogan e il segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres avevano sancito l'intesa per il passaggio sicuro di decine di milioni di tonnellate di grano attraverso il mar Nero, bloccate da 5 mesi nei porti ucraini a causa della guerra
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L'intesa aveva una durata di alcuni mesi e riguardava inizialmente il grano fermo nei silos dei porti ucraini di Odessa, Chernomorsk e Yuzhny. Tra le condizioni dell'accordo anche un centro di coordinamento a Istanbul, da cui i rappresentanti di Russia, Ucraina e ovviamente Turchia e Onu avrebbero monitorato il passaggio delle navi attraverso un tragitto libero dalle mine, senza scorte da parte di navi militari
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Era stata imposta da Kiev la condizione che non ci sarebbe stato sminamento, nel timore che la Russia ne potesse approfittare per colpire i porti, sopratutto Odessa. L'accordo conteneva anche la garanzia reciproca che non vi sarebbero stati attacchi alle navi né operazioni militari durante le operazioni di carico e trasporto

Un'altra garanzia richiesta e ottenuta dalla Russia era sulla sicurezza delle proprie navi che transitano attraverso il Mar Nero per motivi commerciali e trasportano frumento e fertilizzante. Condizione accettata da Kiev ma le navi russe non avrebbero dovuto passare attraverso le sue acque

Una settimana fa il presidente turco Erdogan aveva fatto sapere che l'intesa avrebbe potuto anche essere estesa. Il presidente turco aveva affermato di averne discusso con i presidenti di Ucraina e Russia, Volodymyr Zelensky e Vladimir Putin, e che per la Turchia "non c'è nessun ostacolo da superare" per estendere l'accordo, in vigore fino alla fine di novembre

Da quando l'intesa è entrata in vigore, il primo agosto, oltre 8 milioni di tonnellate di grano ucraino sono state esportate e sono partite in tutto 363 navi, aveva reso noto detto il presidente turco, aggiungendo che il 62% del grano esportato era andato in Europa, il 19,5% in Asia, il 13% in Africa e il 5,3% nei Paesi del Medio Oriente

Ma quali potrebbero essere le conseguenze della scelta di Mosca? Secondo il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba (in foto), "la Russia lo ha pianificato con largo anticipo. Sospendendo la sua partecipazione all'accordo sul grano con il falso pretesto di esplosioni avvenute a 220 chilometri dal corridoio del grano, la Russia blocca 2 milioni di tonnellate di grano su 176 navi già in mare, sufficienti per sfamare oltre 7 milioni di persone”

Secondo Coldiretti, la chiusura dei corridoi per l'export favorisce la speculazione e spinge i prezzi dei cereali. "Il blocco rischia di alimentare l'interesse sul mercato delle materie prime agricole della speculazione che si sposta dai mercati finanziari ai metalli preziosi come l'oro fino ai prodotti agricoli. In questo scenario il rischio carestia riguarda in particolare quei 53 Paesi dove la popolazione spende almeno il 60% del proprio reddito per l'alimentazione e risentono in maniera devastante dall'aumento dei prezzi dei cereali causato dalla guerra”

Nella comunità internazionale, a partire dall'Onu, è scattato l'allarme per l'approvvigionamento dei cereali, soprattutto ai Paesi più poveri. L'Alto rappresentante dell'Ue Josep Borrell esorta la Russia a revocare la sua decisione: "La scelta di sospendere la partecipazione all'accordo sul Mar Nero mette a rischio la principale via di esportazione di cereali e fertilizzanti, tanto necessari per affrontare la crisi alimentare globale causata dalla sua guerra contro l’Ucraina"
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