Papa Francesco: "Armi all'Ucraina? Difendersi è lecito. Ma la guerra è un errore"
MondoIl Pontefice, nel volo di ritorno dal suo viaggio in Kazakistan, in 45 minuti con i giornalisti ha parlato del conflitto russo-ucraino e della politica italiana. Ma anche di eutanasia: "Uccidere non è umano"
La politica italiana e le difficoltà di trovare chi “non si mette in gioco per interessi”, l’invio di armi all’Ucraina in guerra contro la Russia. Un secco no all’eutanasia: "Uccidere non è umano. Punto. Se tu uccidi con motivazioni, alla fine ucciderai sempre di più. Uccidere lasciamolo alle bestie". In 45 minuti di colloquio con i giornalisti, sono stati molti i temi toccati da Papa Francesco durante il volo di ritorno dal suo viaggio in Kazakistan, dove ha partecipato al settimo Congresso dei leader delle regioni mondiali e tradizionali a Nur-Sultan.
"Armi all'Ucraina? Difendersi è lecito, ma il commercio d'armi è assassino"
Il Santo Padre ha affrontato spesso il tema della guerra in Ucraina da quando, lo scorso 24 febbraio, è scoppiato il conflitto. In volo verso il Vaticano ha definito la scelta di inviare armi a Kiev come "una decisione politica, che può essere morale, cioè moralmente accettata se si fa con le condizioni di moralità”. La stessa scelta, ha aggiunto, può però “essere immorale se viene fatta con l'intenzione di provocare più guerra, o di vendere le armi o scartare quelle che a me non servono più. La motivazione è quella che in gran parte qualifica la moralità di questo atto". Dal punto di vista dell’Ucraina, "difendersi è non solo lecito, è anche un'espressione di amore alla patria. Chi non si difende, chi non difende qualcosa non la ama. Invece chi difende ama". Papa Francesco ha poi parlato anche di come e quanto dialogare con la Russia: è sempre “difficile capire il dialogo con gli Stati che hanno incominciato la guerra, e sembra che il primo passo sia stato dato da lì, da quella parte. È difficile, ma non dobbiamo scartarlo. Dare l'opportunità del dialogo a tutti, tutti". "Io non escludo il dialogo con qualsiasi potenza che sia in guerra, anche con l'aggressore", ha ribadito. E ha aggiunto che “alle volte il dialogo si deve fare così, ma si deve fare. Puzza, ma si deve fare”. Al di là del singolo caso, per Papa Francesco il commercio di armi è “assassino”.
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"La politica di basso livello impoverisce lo Stato"
"Oggi essere politico è una strada difficile. Dico essere un grande politico, un politico di quelli che si mettono in gioco per i valori della patria, per i grandi valori. Non che si mette in gioco per interessi, la 'poltrona' o per altro”, ha detto il Papa. Tutti i Paesi – Italia compresa – secondo il Pontefice “devono cercare i grandi politici, cioè che abbiano la capacità di fare politica: c'è un'arte, è una vocazione nobile la politica". Papa Francesco ha aggiunto che c’è quindi necessità di “lottare” per aiutare la classe politica a mantenerne alto il livello: la politica “di basso livello”, anziché aiutare, “tira giù lo Stato, lo impoverisce". Il Santo Padre ha anche ricordato i suoi incontri con due presidenti della Repubblica italiani “di altissimo livello”: Giorgio Napolitano e Sergio Mattarella. Nel suo ultimo viaggio, ha detto di aver chiesto a un suo segretario quanti governi abbia avuto l’Italia in questo secolo. “Venti”, la risposta. “Non so spiegarlo. Non condanno, né critico. Non so spiegarlo, semplicemente", riflette il Papa.
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"C'è pericolo di populismi"
Il Pontefice avverte che nel mondo occidentale di oggi "c'è il pericolo dei populismi": l'arrivo in politica dei "messia" che vengono esaltati nei momenti di profonda crisi, come successe nella "Germania del 1933". Guardando invece all’Oriente e a una delle sue più grandi potenze, la Cina, il Papa ha detto che – anche se "ci vuole molta pazienza" - promette di "continuare col dialogo" anche con Pechino, di cui "non è facile capire la mentalità”, che va comunque “rispettata”.
I prossimi viaggi di Papa Francesco
Infine, sui suoi prossimi viaggi, Papa Francesco ha detto che saranno difficili, perché il suo ginocchio "ancora non è guarito”. In ogni caso, il prossimo viaggio in programma in Bahrein, a novembre, si farà. "Poi – ha aggiunto - ho parlato l'altro giorno con mons. Welby (l'arcivescovo di Canterbury, ndr) e abbiamo visto come possibilità febbraio per andare in Sud Sudan. E se vado in Sud Sudan vado anche in Congo".