Reporter Al Jazeera uccisa, Israele: "Molto probabile sia stata colpita da nostro soldato"

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Parziale ammissione di Israele quattro mesi dopo la morte di Shireen Abu Akleh, uccisa lo scorso 11 maggio a Jenin, in Cisgiordania, durante scontri tra i soldati e miliziani palestinesi armati. Ma, sostiene l'indagine dell'esercito, "è impossibile determinarlo in modo inequivoco"

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C'è "un'alta possibilità" che la reporter di Al Jazeera Shireen Abu Akleh uccisa l'11 maggio a Jenin, in Cisgiordania, sia "stata colpita accidentalmente" da spari dall'esercito israeliano, anche se "non è possibile determinare in modo inequivoco la fonte" dei colpi. Questo il risultato dell'indagine dell'esercito stesso (Idf) sulla morte della reporter avvenuta durante scontri armati con miliziani palestinesi a Jenin. La morte di Shireen Abu Akleh resta dunque senza una risposta definitiva sulle responsabilità, almeno secondo l'inchiesta ufficiale condotta dall'esercito israeliano (Idf), che ha ribadito una tesi già largamente anticipata subito dopo i fatti. Ma le conclusioni sono state respinte dai palestinesi, che ancora una volta hanno addossato "il crimine" a Israele. C'è "un'alta possibilità", ha stabilito l'indagine, che la giornalista sia "stata colpita accidentalmente" da spari dall'esercito, anche se "non è possibile determinare in modo inequivoco la fonte" dei colpi. E resta "rilevante" la possibilità, ha proseguito l'esercito, che Abu Akleh "sia stata colpita da pallottole sparate dai palestinesi armati".

Israele: "Nessun risvolto penale contro i soldati"

Per questo la Procura militare israeliana non aprirà un'indagine penale contro soldati visto che "non c'è alcun sospetto che sia avvenuto un atto criminale" tale da giustificarla. L'Idf ha ricordato inoltre che "va enfatizzato e chiarito che durante l'intero incidente, il fuoco dei soldati era indirizzato con l'intento di neutralizzare i terroristi che sparavano ai militari, anche dall'area dove si trovava Shireen Abu Akleh". L'indagine - sollecitata anche a livello internazionale e dagli Usa, visto che la reporter aveva anche la cittadinanza americana - ha avuto inizio nei mesi scorsi ed è avvenuta con la revisione "delle circostanze" della morte della giornalista attraverso una task force, anche tecnica, designata dal capo di Stato maggiore Aviv Kochavi. L'inchiesta ha ascoltato "i soldati coinvolti nell'incidente" (si parla di un'unita del battaglione Dudvedan), la cronologia degli eventi, i rumori sul posto, dall'area dell'incidente e in particolare da quella dello sparo.

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