Guerra Ucraina, Biden blocca le importazioni di petrolio dalla Russia

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Il presidente degli Stati Uniti ha controfirmato anche le leggi sullo stop alle normali relazioni commerciali con Mosca e la Bielorussia. L’Ue invece non è pronta a un embargo al petrolio russo e il tema non sarà affrontato dai ministri degli Esteri lunedì: "Non c'è l'unanimità". In vigore il quinto pacchetto di sanzioni europee: nella black list anche le due figlie di Putin e i direttori dei media filo Cremlino

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Gli Stati Uniti continuano ad aumentare la pressione sulla Russia in risposta all'invasione dell'Ucraina (IL CONFLITTO IN DIRETTA - LO SPECIALE). Il presidente Joe Biden - ha annunciato la Casa Bianca in una nota - ha controfirmato le leggi approvate dal Congresso che pongono fine alle normali relazioni commerciali con la Russia e un provvedimento che impone il bando delle importazioni petrolifere da Mosca. I rapporti commerciali sono congelati anche con la Bielorussia. A compiere un passo simile l'Unione europea invece non sembra ancora pronta: l'embargo al petrolio russo dovrà aspettare. La questione non sarà trattata dai ministri degli Esteri dell'Ue lunedì: "Non c'è l'unanimità".

La nota della Casa Bianca

"Il Presidente ha controfirmato la legge H.R. 6968, l'Ending Importation of Russian Oil Act,, ha fatto sapere la Casa Bianca, "che proibisce l'importazione di prodotti nel campo dell'energia data Federazione Russa". Ugualmente è stato firmato il Suspending Normal Trade Relations with Russia and Belarus Act, che sospende le normali relazioni commerciali con la Federazione Russa e la Repubblica di Bielorussia". I due provvedimenti erano stati approvati giovedì da Camera e Senato.

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Ancora nessuno stop Ue al petrolio

La discussione sull'embargo al petrolio russo non sarà quindi sul tavolo dei ministri degli Esteri che si riuniranno lunedì a Lussemburgo, uno slittamento che non corrisponde all'annuncio fatto dalla Commissione stessa. E il motivo è semplice: l'unanimità è lontana e i tempi non sono ancora maturi nemmeno per il dibattito. L'Unione che aveva fatto della propria "unità" il punto di forza per soffocare economicamente Mosca ora rischia di scivolare sul petrolio. La divisione è sia interna, ai Ventisette, che tra Commissione e Consiglio. Ieri la presidente Ursula von der Leyen e il suo vice, l'Alto rappresentante per la Politica estera, Josep Borrell, avevano detto chiaramente che il dibattito sul greggio sarebbe stato questione "di ore". "L'embargo sul petrolio prima o poi arriverà, spero prima. Ne parleremo lunedì alla riunione dei ministri degli Esteri", aveva assicurato Borrell al suo arrivo alla ministeriale della Nato. Ma cosi' non sarà. Un alto funzionario che lavora proprio alla preparazione della riunione di lunedì ha più volte sottolineato che "il petrolio non sarà all'ordine del giorno". "Un embargo al petrolio richiede l'unanimità tra gli Stati membri e sappiamo tutti quanto ne siamo tutti dipendenti", ha spiegato. "Quindi è una questione tecnicamente e politicamente complicata. Permettetemi di essere estremamente chiaro su questo".

Le sanzioni europee e il declassamento di Standard&Poor's

Mentre l’Ue ancora non trova unità d’intenti sul fronte del petrolio, entra comunque in vigore un quinto pacchetto di sanzioni europee contro Mosca. Ma anche ottenere il via libera per questo pacchetto, che comprende l'embargo al carbone dalla Russia, non è stato facile. Alcuni Paesi, Germania in particolare, hanno premuto (e ottenuto) per una deroga di quattro mesi per i contratti già in essere. In sostanza il carbone comprato oggi da Mosca (prima della pubblicazione del pacchetto in Gazzetta) si potrà ancora importare fino ad agosto. Sono 217 le personalità russe inserite nella black list: tra queste le due figlie di Putin, Ekaterina Tikhonova e Maria Vorontsova, l'oligarca patron di Rusal, Oleg Deripaska, il direttore dell'agenzia di stampa Tass, Sergei Mikhailov, quello della Komsomolskaya Pravda, Vladimir Sungorkin e il direttore della Vgtrk, la radiotelevisione statale russa, Oleg Dodrodeev. Contemporaneamente Standard&Poor's ha declassato il debito russo in valuta estera della Russia da CC a SD, cioè in default selettivo. Il downgrade riflette il pagamento in rubli di bond denominati in dollari con scadenza 4 aprile. "Non ci attendiamo che gli investitori siano in grado di convertire in dollari il pagamento effettuato in rubli, o che il governo sia in grado di convertire" i rubli in dollari durante il periodo di grazia di 30 giorni, afferma S&P.

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