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Zelensky, l’arma dei social media per vincere la guerra dell’informazione

Mondo

Raffaele Mastrolonardo

©Getty

Il presidente dell’Ucraina si sta dimostrando molto abile nella gestione delle piattaforme web, dove riesce ad essere tempestivo e a tessere relazioni diplomatiche

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All’inizio più di un osservatore era perplesso di fronte a quell’uso così immediato e poco presidenziale dei social media. Tuttavia, con il progredire del conflitto, la strategia di Volodymyr Zelensky si è rivelata vincente e la maestria con cui il presidente dell’Ucraina, e più in generale il suo governo, impiegano le piattaforme digitali ormai raccoglie ammirazione ed elogi pressochè ovunque.

Pochi giorni fa, quando la propaganda russa ha diffuso online un video in cui un falso Zelensky realizzato con l’intelligenza artificiale annunciava la resa, il numero uno di Kiev ha semplicemente preso in mano il telefono, lo ha puntato verso di sé e ha negato, ovviamente attraverso una clip diffusa su Instagram, Facebook e Telegram.

Proprio la tempestività è una delle doti messe in campo da Zelensky e dalla sua squadra. E lo si è visto fin dai primi momenti del conflitto. Quando, a poche ore dall’inizio dei bombardamenti, i russi hanno messo in circolazione voci di una sua fuga da Kiev e i dubbi avrebbero potuto influire sul morale di truppe ed opinine pubblica, la smentita è arrivata immediata e, soprattutto, certificata. Anche in questo caso, infatti, il messaggio è stato inviato attraverso una breve sequenza che lo mostrava in giro per la capitale con la sua squadra. Insomma, vivo, vegeto e in città.

Se si confronta questo stile con i video impiegati dal presidente russo Vladimir Putin per i suoi messaggi si comprende tutta la differenza tra i due approcci comunicativi. Qualcuno direbbe tra due epoche di comunicazione.

Un leader in maglietta

E la differenza passa anche da altri aspetti. Anzi, dall’aspetto. Per esempio la scelta del vestiario. Da quando è iniziata l’invasione, Volodymyr Zelensky si è mostrato sulle piattaforme web solo indossando una maglietta militare, qualche volta coperta da una felpa o da una camicia, sempre di colore analogo. Basta scorrere la sua pagina Instagram per rendersi conto della coerenza dell’abbigliamento.

Il contrasto tra il prima dell’invasione, in cui si presentava quasi esclusivamente in giacca e cravatta, e il dopo, sempre e solo nei panni di presidente di guerra, non potrebbe essere più netto. L’obiettivo in questo caso è trasmettere un senso di vicinanza e immedesimazione a cittadini e militari.

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I numeri

Dopo tutto Zelensky non è un neofita dei social media. La sua abilità non è una scoperta recente e non nasce con questo conflitto. Affonda invece le radici nel suo passato di comico trasformatosi in politico. Già ad  aprile 2020, secondo l’aggregatore di dati Statista, con 9 milioni di followers il presidente Ucraino era il quinto leader più seguito al mondo su Instagram. Questo seguito è ovviamente cresciuto con la guerra in corso. Su Instagram il presidente dell’Ucraina ha ormai superato i 16 milioni di follower. Su Facebook a seguirne gli aggiornamenti sono più di 2 milioni e 600 mila, a cui si aggiungono i 5 milioni e mezzo di Twitter e il milione e mezzo di iscritti al canale Telegram. Ma non si tratta solo di cifre. L’uso delle piattaforme da parte del numero uno di Kiev non sembra standardizzato ma volto a sfruttare, per quanto possibile, le caratteristiche di ciascuna. Se su Telegram trovano spazio solo video, su Instagram e Facebook fanno capolino anche fotografie, singole o in raccolte. Quanto a Twitter, a questa piattaforma è riservato anche un uso più diplomatico, con frequenti ringraziamenti, appelli e cenni di intesa o di disappunto diretti a leader e politici di tutto il mondo.

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Diplomazia via Twitter

E proprio la piattaforma dei cinguettii, dal momento che consente un maggiore accesso ai dati, permette di osservare come è cambiato l’utilizzo del mezzo da parte di Zelensky a causa del conflitto e l’uso che ne sta facendo per tessere e consolidare relazioni. Per esempio, il volume dei messaggini provenienti dal suo account è cresciuto in intensità con l’aumentare delle tensioni che hanno preceduto l’invasione e ha toccato il culmine due giorni dopo l’ingresso delle forze armate russe dentro i confini del Paese. Si è passati da una media settimanale di poco meno di due post al dì a più di 18 a 48 ore dall’inizio della guerra, con una punta di trentasette messaggi il 26 febbraio scorso.

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Quanto agli hashtag, quello più utilizzato dal 24 febbraio, giorno di inizio dell’invasione, al pomeriggio del 18 marzo è stato #StopRussia: è presente in 58 dei 262 messaggini condivisi nel periodo. Molto impiegati anche €C e EU, indicanti, rispettivamente, l’unione monetaria e l’Unione europea. I dati di Twitter permettono inoltre di farsi un’idea sulla direzione che hanno preso gli sforzi diplomatici di Zelensky, almeno quelli pubblici. Sulla piattaforma di social media, dall’inizio del conflitto, i leader più menzionati sono Boris Johnson, primo ministro inglese, e Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, entrambi nominati in 20 post. A seguire il presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron (16 volte), il presidente del Consiglio europeo Charles MIchel e il presidente della Polonia Andrzej Duda (entrambi con 14 menzioni). Poco più indietro, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden (12), il cancelliere tedesco Olaf Scholz  e il primo ministro israeliano Naftali Bennett (entrambi chiamati in causa in 10 occasioni).

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