Il segretario di Stato americano e il ministro degli Esteri russo si sono di nuovo confrontati sulla situazione nel Paese a fronte di una possibile invasione da parte di Mosca. Il colloquio sarebbe stato "franco", ma i due Paesi continuano ad avere posizioni diverse e ai toni rassicuranti alternano le minacce. Intanto, si offre come mediatore il presidente turco Erdogan
Gli Stati Uniti stanno valutando se evacuare i familiari del loro personale diplomatico in Ucraina a causa dei timori crescenti che la Russia possa invadere il Paese. La notizia è riportata da Bloomberg, che cita fonti amministrative e aggiunge che il piano prevederebbe che anche il personale non essenziale possa lasciare il Paese. Se realizzata, la scelta dimostrerebbe un fallimento delle trattive che Washington e Mosca portano avanti ormai da settimane per disinnescare la tensione e che, almeno per ora, proseguono con grandi aspettative da parte di Kiev. "È positivo sapere che la via diplomatica dei contatti con la Russia resta attiva", ha scritto su Twitter il ministro degli Esteri di Kiev, Dmytro Kuleba, ringraziando gli Usa per la loro "stretta cooperazione".
Il contesto
Il punto focale dei colloqui tra le due potenze riguarda il destino dell’Ucraina. L'Occidente chiede che la Russia smetta di ammassare truppe al confine con il Paese. Mosca, d’altro canto, vuole assicurarsi che l’Ucraina non entri a far parte della Nato, l’alleanza militare nata nel dopoguerra per difendersi dall’allora Unione Sovietica. Le pretese dei due blocchi sono state al centro di un nuovo colloquio in giornata tra il segretario di Stato americano Antony Blinken e il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov. L’incontro ha seguito di alcune ore una conferenza stampa in cui il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha preannunciato un'ipotetica invasione dell’Ucraina. "Non sono sicuro che abbia deciso cosa fare (Putin, ndr). Secondo me procederà, qualcosa deve fare", aveva detto mercoledì, aggiungendo che la Nato avrebbe potuto dividersi sul modo in cui reagire a questa ipotesi. Secondo quanto si apprende, il colloquio tra Blinken e Lavrov è stato "franco" e i due hanno concordato sul fatto che sia necessario un "dialogo ragionevole" per calmare la tensione. Gli Usa vogliono però la garanzia e le prove che la Russia non intenda invadere l’Ucraina, mentre Mosca pretende che la controparte risponda per iscritto alle sue richieste. Solo se arriveranno, verrà fissato un altro incontro. Tra le istanze avanzate dal Cremlino c’è anche il ritiro delle truppe della Nato dalla Romania e dalla Bulgaria, due Paesi che fanno già parte dell’Alleanza. Un compromesso che nessuno dei due Stati sembra disposto ad accettare. Il governo di Bucarest ha infatti definito "inaccettabile" la pretesa, mentre il premier bulgaro Kiril Petkov ha sottolineato che il suo è un Paese sovrano e come tale decide da solo "come organizzare la difesa del Paese in coordinamento coi propri partner".
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Le preoccupazioni di Kiev
Rispondendo a una domanda, il ministro degli Esteri russo ha detto che Mosca non ha mai minacciato il popolo ucraino. Secondo Kiev, il Cremlino ha però aumentato le forniture di armi ed equipaggiamenti militari ai separatisti filorussi, che potrebbero ora contare su "diversi carri armati", sistemi di artiglieria e munizioni. Non solo. Le autorità ucraine hanno anche accusato la Russia di essere dietro a una campagna di falsi allarmi bomba. "L'evidente obiettivo dei servizi speciali del Paese aggressore è quello di esercitare un'ulteriore pressione sull'Ucraina per seminare allarme e panico nella società", hanno dichiarato i servizi di sicurezza di Kiev. Il segretario di Stato americano Blinken ha assicurato che gli Usa reagiranno "a qualsiasi aggressione da parte della Russia anche non militare", ma Washington sta ancora lavorando per recuperare la fiducia dell’Ucraina, persa dopo aver parlato della possibilità di "un’incursione minore" da parte della Russia e dell’eventualità che la Nato potesse dividersi di fronte a un episodio del genere. Parole che hanno portato il presidente ucraino Volodymyr Zelenky a sottolineare che "non ci sono piccole incursioni e piccole nazioni". Per correggere il tiro, Biden ha precisato in un’intervista ad Abc che "qualsiasi sconfinamento delle truppe russe sarà considerato un'invasione", mentre Blinken ha rassicurato che gli occidentali "parlano con una sola voce quando si tratta di Russia". Gli Stati Uniti hanno anche approvato la richiesta degli Stati baltici di trasferire armi americane in Ucraina, ma Mosca avverte che ci saranno "le conseguenze più gravi" se le sue "legittime preoccupazioni" sul fronte della sicurezza verranno ignorate. Il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha detto che la situazione è "molto difficile" e che è giusto che la Nato chiarisca che il prezzo di un'eventuale aggressione da parte della Russia sarà "molto alto". Poi ha aggiunto: "Stiamo comunque lavorando alla distensione".
Il ruolo di Erdogan
Per raggiungere questo obiettivo si è intanto offerto come mediatore il presidente turco Recep Tayyip Erdogan. "Forse parlerò con Putin al telefono oppure ci potrebbe essere una visita a Mosca", ha affermato il presidente turco, secondo quanto riportato dall'agenzia Anadolu, confermando che all'inizio di febbraio si recherà a Kiev per incontrare l'omologo ucraino Volodymir Zelensky. Ankara mantiene infatti buoni rapporti sia con l'Ucraina che con la Russia. "Non ci deve essere nessun intervento militare in questo contesto, la diplomazia è il modo per risolvere i problemi", ha detto il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres ricordando che "ogni invasione di un Paese da parte di un altro Paese è una violazione delle leggi internazionali".