Navalny: "Non rimpiango di essere tornato in Russia"

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L'oppositore è stato arrestato al suo rientro dalla Germania, dove era stato curato dopo avere subito un avvelenamento nell'estate del 2020. Sta scontando una condanna a 2 anni e cinque mesi di reclusione. Ma secondo Amnesty rischia altri 15 anni di detenzione se verrà trovato colpevole di altre "false accuse"

A un anno esatto dal suo arresto a Mosca, al rientro dalla Germania, l'oppositore Aleksei Navalny ha detto di "non rimpiangere nemmeno un secondo" di essere tornato in Russia. "Dopo aver scontato un anno di carcere, vi dico quello che ho gridato a chi allora era venuto a sostenermi in tribunale: non abbiate paura", è il suo messaggio dal carcere rilanciato sui profili social del suo movimento. Il post è accompagnato da una foto di Navalny, vestito con l'uniforme carceraria, insieme alla moglie Yulia. L'oppositore è stato arrestato il 17 gennaio 2021,  appena atterrato all'aeroporto di Mosca, di ritorno dalla sua convalescenza in Germania dopo il grave avvelenamento di cui era stato vittima in Siberia e per cui ha puntato il dito direttamente contro il presidente russo, Vladimir Putin. La Russia non ha mai aperto un'indagine sull'accaduto, sostenendo di non avere indizi in tal senso e accusando Berlino di non condividere le analisi mediche dell'oppositore, che per le autorità tedesche provano l'utilizzo di un agente nervino del gruppo "novichok".

"Senza paura"

"Non sono riuscito a fare un solo passo nel mio Paese da uomo libero. Sono stato arrestato persino prima del controllo alla frontiera", ha affermato Navalny, arrestato il 17 gennaio del 2021 all'aeroporto Sheremetyevo di Mosca. "Dopo aver scontato il mio primo anno di prigione, voglio dire a tutti esattamente quello che ho gridato a coloro che si erano radunati fuori dal tribunale quando una scorta mi ha portato a un furgone della polizia: non abbiate paura di niente", ha aggiunto Navalny. "Questo è il nostro Paese e non ne abbiamo un altro".

"Vive un inferno"

Alexei Navalny vive in un "inferno" e i suoi sostenitori sono sottoposti alle "brutali rappresaglie" delle autorità. E' quanto scrive in un comunicato Amnesty International, nel primo anniversario del ritorno in Russia e dell'arresto dell'oppositore del Cremlino. Secondo l'organizzazione, "negli ultimi 12 mesi le autorità russe hanno scatenato una campagna senza precedenti di repressione e rappresaglie contro il leader dell'opposizione ingiustamente incarcerato e i suoi sostenitori, distruggendo tutto ciò che rimaneva dei diritti alla libertà di espressione e associazione". "Decine di collaboratori e sostenitori di Navalny - afferma Marie Struthers, direttrice di Amnesty International per l'Europa orientale e l'Asia centrale - devono difendersi da accuse costruite, mentre un numero crescente di loro è già in prigione. Nel frattempo le autorità hanno classificato le sue organizzazioni come estremiste".

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