Francia, Eric Zemmour condannato a 10.000 euro per odio razziale

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Il polemista di estrema destra, candidato alle elezioni presidenziali francesi, ha annunciato l'intenzione di ricorrere in appello e parlato di "decisione ideologica". Ammenda di 3.000 euro anche Jean-Christophe Thiery, direttore della tv CNews, dove il giornalista ha fatto le dichiarazioni contestate

Il suo nome è noto non solo perché è da sempre un polemista, ma anche perché è il candidato di estrema destra alle elezioni presidenziali francesi. Si tratta di Eric Zemmour, condannato oggi a Parigi al pagamento di 10mila euro di ammenda per incitamento all'odio razziale. Multa di 3.000 euro anche il direttore della tv CNews, Jean-Christophe Thiery, dove Zemmour ha fatto le dichiarazioni contestate.

La condanna

Zemmour era stato denunciato per aver definito "assassini" e "violentatori" i migranti minorenni non accompagnati. "Non hanno motivi di stare qui, sono ladri, assassini, violentatori, ecco cosa sono, bisogna respingerli, non devono nemmeno venire", aveva detto nel settembre 2020 parlando in televisione. Zemmour era accusato di "complicità in provocazione all'odio razziale" e "ingiuria razziale". Il processo, nel quale si sono costituite parte civile diverse organizzazioni anti razziste, si è aperto il 17 novembre scorso. “Sono parole oltraggiose, sprezzanti che mostrano rifiuto violento e odio contro la popolazione immigrata, tali da superare i limiti della libertà d'espressione”, aveva argomentato il pubblico ministero. 

Il ricorso in appello di Zemmour

Assente in aula, il politico ha definito la sentenza "ideologica e stupida", aggiungendo su Twitter: "Questo sistema fabbrica il delitto di opinione in maniera industriale. È urgente cacciare l'ideologia dai tribunale”. Il suo avvocato ha annunciato il ricorso in appello. 

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Le altre vicende giudiziarie in cui è coinvolto

Polemico e provocatorio, Zemmour non è nuovo alle aule giudiziarie. È stato assolto una decina di volte, ma questa è la sua terza condanna per istigazione all'odio. Giovedì si apre il processo in appello per le sue affermazioni sul maresciallo Petain che avrebbe “salvato” gli ebrei francesi. Nel maggio 2023 andrà a giudizio per diffamazione in relazione a sue affermazioni contro i movimenti femministi e Lgbt.

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