Oklahoma, fermata l'esecuzione di Julius Jones a poche ore dall'iniezione letale

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La pena è stata commutata nel carcere a vita senza possibilità di uscire "sulla parola". Lo ha comunicato il governatore Kevin Stitt

Salvato all'ultimo dall'iniezione letale. Poche ore prima dell'esecuzione di Julius Jones, il governatore dell'Oklahoma Kevin Stitt ha commutato la sua pena: dovrà trascorrere il resto dei suoi giorni dietro le sbarre, senza poter uscire sulla parola (una sorta di libertà condizionata). La decisione è stata accolta con un urlo di gioia dalle decine di manifestanti radunati davanti all'ufficio del politico, l'unico in grado di cambiare il destino del condannato.

Interesse nazionale

Il caso di Jones ha attirato l'interesse nazionale, con molti vip - fra i quali Kim Kardashian e diversi giocatori dell'Nba - che hanno spinto affinché a Jones fosse risparmiata la pena capitale. Poco prima del pronunciamento del governatore, i legali del 41enne afroamericano avevano presentato una mozione di emergenza per bloccare l'esecuzione, considerando anche le "schiaccianti prove" sulle sofferenze causate dal cocktail di farmaci dell'iniezione letale. Il riferimento è all'esecuzione di John Marion Grant, avvenuta il mese scorso in Oklahoma, quando il detenuto ha avuto le convulsioni e ha vomitato ripetutamente prima di morire.

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"Non l'ho ucciso io"

Jones si è sempre dichiarato innocente, dopo essere stato condannato per l'omicidio nel 1999 di Paul Howell. L'auto della vittima si trovava vicino alla casa dei genitori quando è morto sotto i colpi di un'arma da fuoco. Jones allora aveva 19 anni e non ha mai ammesso di essere colpevole. "Non ho ucciso Howell. Non ho partecipato in alcun modo al suo omicidio. La prima volta che l'ho visto è stato quando in televisione hanno annunciato la sua morte", scriveva Jones ad aprile.

Le reazioni

I familiari della vittima, (la sorella e le figlie avrebbero assistito all'assassinio) hanno sempre respinto la dichiarazione di innocenza di Jones e si sono detti contrari agli sforzi per fargli ottenere la grazia. "Continuiamo a essere vittime di Julius Jones e delle sue bugie".

Chi invece sostiene Jones ritiene che l'afroamericano non sia stato difeso adeguatamente quando è stato processato. Sarebbe stato ignorato il fatto che la sua famiglia avesse dichiarato che il ragazzo era a tavola con loro per cena al momento dell'omicidio. Inoltre - è la accusa più pesante - il procedimento contro Jonessarebbe stato viziato dal razzismo. 

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