Le conclusioni del Consiglio di Giustizia Europeo relative alla strategia della Commissione sui diritti dell’infanzia hanno evidenziato l’ennesimo braccio di ferro di Budapest e Varsavia nei confronti dell’Unione Europea su alcuni temi relativi alla comunità Lgbt
Ungheria e Polonia hanno posto il veto sulle conclusioni del Consiglio Giustizia europeo relative alla strategia della Commissione sui diritti dell'infanzia. Ad annunciarlo, la ministra ungherese della Giustizia, Judit Varga che ha sottolineato: "Continueremo a resistere alla pressione della lobby Lgbt. Poichè alcuni Stati hanno insistito strenuamente affinché gli attivisti Lgbt fossero ammessi nelle nostre scuole, io e il collega polacco abbiamo dovuto usare il veto".
La strategia prevedeva azioni volte a porre fine alle mutilazioni genitali, a contrastare il bullismo online dei giovani Lgbt e a migliorare la libera circolazione per le famiglie arcobaleno.
Niente attivisti Lgbt nelle scuole: Polonia e Ungheria contro l’Ue
Budapest e Varsavia, sono da tempo nel mirino di Bruxelles per iniziative considerate discriminatorie nei confronti della comunita' Lgbt.
"La lotta alla violenza sui minori - prosegue Varga in un post su Facebook nel quale spiega le ragioni del veto - o alla prostituzione minorile, o anche la garanzia dei diritti dei bambini con bisogni educativi speciali o disabilità o ancora, il rifiuto di qualsiasi forma di discriminazione, sono per loro meno importanti che garantire diritti extra alla lobby Lgbt". Infine, conclude: "Il governo ungherese resta impegnato a garantire un elevato livello di protezione dei diritti dei bambini. Non lasceremo mai che attivisti Lgbt entrino nelle nostre scuole".