Confermato il golpe che ha deposto il presidente Alpha Condé, ora è al potere il colonnello Dounbuya. Il prezzo dell'alluminio alle stelle: il paese è il principale prduttore di bauxite, necessaria a produrre il metallo
Probabilmente la mossa peggiore del presidente guineano Alpha Condè è stata tagliare i fondi per pagare i salari dei funzionari pubblici e delle forze armate. Fino a quel punto, all’83 enne capo dello stato, era stato perdonato quasi tutto. Perfino la modifica della costituzione perché potesse essere eletto per un terzo mandato, esattamente quel che vietava la costituzione precedente. Gli era stata perdonata la corruzione dilagante, un male atavico di quasi tutte le nazioni africane, una pessima amministrazione pubblica, con strade impercorribili e ospedali inadeguati.
Insomma, tutto, ma tagliare i fondi all’unica struttura organizzata del paese, cioè l’esercito, è stato fatale.
Un golpe e una transizione pacifica?
È per questo che il colonnello delle forze speciali, Mamadi Doumbuya, domenica, al temine di una giornata confusa in cui si rincorrevano notizie e smentite, ha annunciato di aver preso il controllo del paese, e di aver annullato la costituzione e i poteri delle cariche istituzionali, che sono stati assunti da militari.
Doumbuya ha garantito che si tratta di una transizione, pacifica, che porterà a una nuova costituzione e nuove elezioni.
Non è la prima volta che il paese africano, tra i più poveri al mondo, si trova a dover fronteggiare un colpo di stato. L’ultimo era stato compiuto nel 2008 a seguito della morte del presidente Conté, che aveva gettato il paese nel caos. Nel 2010si erano svolte elezioni relativamente legali, questo secondo gli osservatori internazionali, che avevano portato all’elezione di Alpha Condé.
Ma la sua gestione si era rivelata velocemente un disastro, con la rete stradale letteralmente abbandonata a sé stessa per assenza di manutenzione, provocando il collasso di un paese già allo stremo. Oltre a questo, Condè si era rapidamente trasformato in un presidente violento, guidando il paese con pugno di ferro, con gravi persecuzioni delle opposizioni.
Per questo il colonnello Dounbuya non sembra aver affrontato una grande resistenza, se non dei fedelissimi del presidente, e per le strade si sono svolti anche caroselli dei supporter del colpo di stato.
Un "paese simbolo" della tragedia africana
Bisogna dire che, purtroppo, quanto accade in Guinea non è che la ripetizione di un drammatico copione che si potrebbe adattare senza alcuna variazione a molti paesi dell’area.
Paese poverissimo, uscito a pezzi dal colonialismo, in preda a una instabilità permanente. E, soprattutto, dal suolo ricchissimo. Nelle viscere della Guinea, infatti, si nasconde il più grande giacimento al mondo di bauxite, necessaria per la produzione di alluminio. Con il che, il quadro diventa più chiaro.
È per questo che, al di là dei doverosi appelli delle organizzazioni internazionali, prime fra tutte le Nazioni Unite, sembra improbabile che la Guinea possa trovare rapidamente una pace e una stabilità, o un regime più democratico.
Basti vedere cosa succede al Congo, leader del Coltan, o ai paesi con le cosiddette “terre rare”, tra cui bisogna annoverare l’Afghanistan, per non farsi illusioni.
La stabilità per il prezzo dell'alluminio
Per ora le conseguenze di questo colpo di stato, avvenuto in un paese che molti avrebbero difficoltà a collocare sulle cartine geografiche, è che il prezzo dell’alluminio è andato alle stelle e che i mercati delle materie prime stanno impazzendo. Una soluzione quindi si impone. Non per la democrazia, né per la libertà, o una vita più decorosa ai guineani. Ma per garantire i prezzi bassi della bauxite.