I microfoni di Sky TG24 hanno raccolto, nel campo-base di prima accoglienza di Avezzano, le testimonianze di alcune persone fuggite dal Paese. “Non dormivamo la notte, tutti eravamo in attesa che chiamassero i nostri nomi”, spiega un uomo. Mentre un altro racconta che i miliziani “sono venuti nelle nostre case a cercarci, noi ci siamo nascosti e alla fine siamo riusciti ad arrivare all’aeroporto”.
“Noi abbiamo combattuto contro di loro (i talebani, ndr) per tanto tempo, sapevamo che sarebbero venuti ad ammazzarci, sono venuti nelle nostre case a cercarci”. È questo il racconto di un uomo afghano scappato in Italia e arrivato nel campo-base di prima accoglienza di Avezzano, dove sono ospitate 1.200 persone evacuate grazie al ponte aereo italiano. Sky TG24 ha raccolto le testimonianze di alcuni di loro, le storie degli ostacoli incontrati per fuggire, della difficoltà di raggiungere l’aeroporto di Kabul senza farsi prendere dai talebani e dell’attesa di sentir chiamare il proprio nome (AFGHANISTAN: GLI AGGIORNAMENTI - LO SPECIALE)
“Una vita nuova in un Paese dove non c’è la guerra”
“Ero in un gate cercando di arrivare alla base, siamo stati accampati lì per tre giorni - racconta un uomo - Non dormivamo la notte, tutti eravamo in attesa che chiamassero i nostri nomi, sono stato 10 ore nell’acqua sporca aspettando che chiamassero il mio nome ma non l’hanno mai chiamato. Allora, ho detto ai miei amici di spingere per entrare, per trovare qualcuno con cui parlare”. Poi c’è l’allenatore di calcio, che racconta come i talebani una volta arrivati l’abbiano controllato perché le sue giocatrici, che è riuscito a portare con lui in Italia, sono donne: “Voglio una vita nuova, serena e tranquilla, in un Paese come questo dove non c’è la guerra, perché siamo stati sempre nel nostro Paese in guerra”.