Afghanistan, 550mila nuovi sfollati: si teme un esodo di profughi verso Pakistan e Iran

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Lorenzo Borga

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Sono più di mezzo milioni i nuovi sfollati in Afghanistan dall'inizio dell'anno, che con la presa del potere dei talebani potrebbero aumentare ancora. Alimentando nuovi flussi migratori verso i paesi limitrofi. Mentre secondo gli esperti non c'è un imminente pericolo di esodo verso l'Europa. Lo Skywall

La presa di Kabul andrà probabilmente ad aumentare il numero di sfollati all’interno del paese, che l’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari contava già il 9 agosto (prima del cambio di regime) in più di 550mila persone, di cui quasi il 60 per cento minorenni. Famiglie che si vanno ad aggiungere ai quasi 3 milioni di persone che erano già registrate come sfollate alla fine dell’anno scorso. Secondo un rappresentante dell’Unhcr per ora: «non vediamo un gran numero di persone andarsene, al momento, verso Iran o Pakistan, e non ci aspettiamo un gran numero di rifugiati. Lo sfollamento è per ora all'interno del paese».

Principali destinazioni Pakistan e Iran

La maggior parte dei rifugiati e richiedenti asilo afghani si trovano infatti nei paesi limitrofi, che rischiano ora con i nuovi afflussi di essere destabilizzati. Per il 90 per cento si trovano in Iran e in Pakistan, dove si starebbero dirigendo a piedi in queste ore tra i 20 e i 30mila profughi a settimana. I due paesi si stanno nel frattempo organizzando. Il primo ministro pakistano aveva affermato che avrebbe chiuso i confini nazionali nel caso i talebani (appoggiati dal Pakistan) avessero preso il controllo del paese: il paese ospita già oggi 1,4 milioni di rifugiati afghani e almeno altrettanti senza riconoscimento dello stato di asilo. L’Iran – che condivide con Kabul 900 chilometri di confine e ospita circa 3,5 milioni di afghani – si è detto pronto invece a ospitare temporaneamente gli afghani in fuga, che saranno poi rimpatriati, secondo il ministero dell’interno iraniano, nel caso le condizioni migliorassero.

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Centrale nella gestione dei flussi migratori verso Occidente potrebbe rivelarsi ancora una volta la Turchia, che ha già un accordo con l’Unione Europea – criticato da molte organizzazioni internazionali e attivisti per i diritti umani – per bloccare i migranti in arrivo da Est. Il governo guidato da Erdogan sta per completare un muro di 295 chilometri al confine con l’Iran proprio per evitare di dover gestire nuovi rifugiati.

Le promesse occidentali

E intanto l’Occidente cosa fa? Il Canada ha promesso di accogliere 20mila rifugiati dall’Afghanistan, tra cui i collaboratori del contingente canadese e individui vulnerabili. Il Regno Unito ha promesso di accogliere la stessa cifra di cittadini, ma nel corso di cinque anni. Gli Stati Uniti invece per ora si stanno ancora concentrando principalmente sulla protezione dei propri collaboratori durante i vent’anni d'occupazione: secondo Aljazeera in 15mila sarebbero già stati accolti negli Usa prima dell’avanzata finale dei talebani, mentre in 18mila sarebbero ancora in attesa. Per riuscirci gli Usa hanno anche chiesto aiuto a una serie di paesi alleati per ospitare temporaneamente i profughi, tra cui Uganda, Macedonia del Nord, Albania e Kosovo. Oltre ai collaboratori però gli Usa per ora non si sono presi carico di una larga fetta di immigrati dall’Afghanistan: secondo i dati del Dipartimento di Stato tra ottobre 2020 e fine luglio 2021 i rifugiati accolti da Washington sono stati meno di 500.

Più di 200mila afghani in Ue senza tutele

L’Unione Europea deve invece ancora trovare una linea comune. Prima di tutto sui migranti afghani già presenti sul proprio territorio. Secondo le elaborazioni di Ispi, in più di 200mila (tra cui anche donne e bambini) si troverebbero in Europa senza permessi né documenti, dopo essersi visti rifiutata la propria istanza di asilo come è accaduto a circa la metà di quanti hanno fatto richiesta tra il 2008 e l'anno scorso. L’Italia è il paese che ha meno frequentemente respinto i richiedenti asilo afghani, accogliendo circa il 90 per cento delle richieste. Queste persone andrebbero, secondo la legge, rimpatriate appena possibile nel paese di origine, ma la presa del potere da parte dei talebani non sembra più renderlo possibile. Alcuni paesi - Germania, Paesi Bassi, Francia, Finlandia e Svezia - hanno dunque sospeso i rimpatri, mentre altri – come l’Austria – si sono detti contrari a questa scelta.

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Altro dossier, ancora più complicato, sarà decidere la disponibilità di accoglienza di chi arriverà da adesso in poi, anche se la maggior parte degli esperti non sembra attendersi un flusso immediato in entrata, equiparabile a quello del 2015. Ci vorrà infatti del tempo per i migranti per attraversare – tra mille pericoli e soprusi – i paesi di transito e bisognerà verificare anche la tenuta dell’accordo con la Turchia, la vera porta dell’Europa per chi scappa dal Medio Oriente.

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