Gerusalemme, oltre 180 feriti negli scontri sulla Spianata delle Moschee

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Durante l'ultima grande preghiera del venerdì prima della fine del mese di Ramadan è esplosa la tensione fra palestinesi e polizia israeliana, che ha usato granate assordanti e proiettili di gomma sui manifestanti. Manifestazioni anche nel quartiere di Sheikh Jarrah contro il possibile sgombero delle famiglie palestinesi a favore dei coloni israeliani. Abu Mazen: “Israele è responsabile”. Gli Usa: “Profondamente preoccupati”

È salito ad almeno 175 palestinesi e sei poliziotti israeliani il numero di persone ferite venerdì durante gli scontri avvenuti per lo più sulla Spianata delle Moschee, a Gerusalemme. Tensioni si sono verificate inoltre nel vicino quartiere di Sheikh Jarrah, dove le manifestazioni quotidiane contro il possibile sgombero delle famiglie palestinesi a favore dei coloni israeliani sono sfociate anche nei giorni scorsi in scontri con la polizia.

Armi, granate e proiettili di gomma

Quello di venerdì è uno dei confronti violenti più gravi degli ultimi anni nella Gerusalemme est occupata. Decine di migliaia di fedeli si sono radunati nella Spianata delle Moschee - chiamato dagli ebrei il Monte del Tempio - per l'ultima grande preghiera del venerdì prima della fine del mese di Ramadan. È a quel punto che sono scoppiati gli scontri tra i palestinesi, che hanno anche usato armi da fuoco, e la polizia israeliana, che ha lanciato granate assordanti e ha sparato ai manifestanti con proiettili di gomma. Almeno una dozzina i manifestanti feriti al volto. "Centinaia di rivoltosi hanno lanciato pietre, bottiglie e altri oggetti in direzione degli agenti che hanno reagito", ha detto la polizia israeliana, il cui portavoce, Wassem Badr, ha parlato di "disordini violenti".

Mask-clad Palestinians, unable to reach the Al-Aqsa mosque compound amidst strengthened restriction due to the coronavirus, perform Friday prayers at the Mount of Olives overlooking the compound in the Old City of Jerusalem, on January 22, 2021. (Photo by AHMAD GHARABLI / AFP)

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Abu Mazen: “Israele è responsabile”

Il presidente palestinese Abu Mazen, venerdì, ha additato Israele "come responsabile degli sviluppi pericolosi e degli attacchi" a Gerusalemme e "delle relative conseguenze". Lo riporta la Wafa. Abu Mazen ha poi invitato "la comunità internazionale ad assumersi tutte le sue responsabilità per fermare l'aggressione" contro i palestinesi" e "fornire protezione internazionale".

Ue,: "Violenze inaccettabili, ora de-escalation"

"Negli ultimi giorni le tensioni e le violenze nella Cisgiordania occupata, in particolare a Gerusalemme Est, sono aumentate pericolosamente - ha detto sabato in una nota il portavoce del servizio di azione esterna della Ue, l'ufficio dell'Alto rappresentante Josep Borrell - La scorsa notte si sono verificati gravi scontri sulla Spianata delle Moschee che hanno causato molti feriti. La violenza e l'istigazione alla violenza sono inaccettabili e gli autori di ogni parte devono essere ritenuti responsabili". "L'Unione europea invita le autorità ad agire con urgenza per allentare le attuali tensioni a Gerusalemme", prosegue la nota.

La preoccupazione di Washington

Una tensione che impensierisce anche gli Stati Uniti, che ieri hanno lanciato un appello contro le violenze a Gerusalemme e per evitare lo sgombero dei palestinesi nel quartiere est della città. "Siamo profondamenti preoccupati per l'aumento delle tensioni a Gerusalemme", ha detto la portavoce del dipartimento di Stato Usa Jalina Porter, spiegando che si teme "per gli sfratti potenziali delle famiglie palestinesi" nel quartiere di Gerusalemme est, "molte delle quali vivono naturalmente nelle loro case da molte generazioni".

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