Arlene Foster ha annunciato le sue dimissioni anche da leader del partito unionista DUP. A pesare sopra ogni cosa l’accordo trovato con Bruxelles da Boris Johnson che stabilisce la creazione di un confine interno al Regno Unito. Un tradimento che a Belfast in pochi tra i lealisti hanno digerito. (La corrispondente da Londra)
La Brexit continua a far sentire i suoi effetti più pesanti in Irlanda del Nord dove la First Minister, Arlene Foster, ha annunciato le dimissioni da leader del partito di governo (DUP) e dal ruolo di primo ministro nordirlandese. La notizia era nell’aria ormai da giorni, dopo settimane di tensioni crescenti in Irlanda del Nord, solo in parte oscurate, nel Regno Unito, dalla notizia della morte del principe Filippo. L’accelerazione è stata data da una lettera firmata dal 75 percento dell’assemblea del DUP che chiedeva un cambiamento nella leadership.
Coincidenza significativa, il passo indietro della Foster (che ha parlato di “privilegio della vita” il servire i nordirlandesi, dopo 18 anni di carriera dentro il Parlamento locale, di cui sei come leader) giunge nelle ventiquattrore successive alla firma dell’accordo sulla Brexit da parte di Bruxelles. E se Boris Johnson ha rivendicato oggi questa come una vittoria, il problema di un confine interno al Regno Unito resta gigantesco e di difficilissima - per non dire impossibile- soluzione.
L’onore delle armi
La vice primo ministro e vicepresidente dello Sinn Fein, Michelle O’Neill, esponente di punta di quella parte del paese repubblicana e sostanzialmente cattolica, ha augurato “ogni bene” alla Foster. “Le ho parlato – ha spiegato O’Neill ai giornalisti – e mi ha espresso la sua intenzione di dare le dimissioni. Auguro a lei e alla sua famiglia ogni bene”. Dall’Irlanda sono giunti anche i saluti del ministro degli Esteri Simon Coveney. “Benché abbiamo avuto differenti posizioni su alcuni temi, riconosco che ha lavorato in modo sincero, instancabile e con determinazione per il suo partito e per l’Irlanda del Nord”, il suo tributo.
Foster agnello sacrificale?
E in queste ore si va a cercare l’inizio della fine per la Forster, che va forse individuato nella visita del leader dei Tory a Belfast, in occasione dell’annuale conferenza del DUP, pochi giorni prima delle elezioni che lo avrebbero reso il primo ministro britannico. In quell’occasione disse che nessun Prime Minister avrebbe potuto o dovuto accettare un accordo che prevedesse un confine nel mare d’Irlanda. Ebbene, sappiamo come è andata a finire. Il Dup gridò al “tradimento”. A distanza di tempo, c’è da chiedersi se la Foster non sia l’agnello sacrificale di Johnson sull’altare della Brexit. Quanto questo potrà servire a calmare gli animi, in una nazione che ha visto gli scontri per strada moltiplicarsi e diventare sempre più violenti, rappresenta l’ennesima scommessa di Bojo.