L’oppositore politico è stato fermato dalla polizia poco dopo essere atterrato all'aeroporto di Sheremetyevo. Biden chiede liberazione. Il dissidente ha fatto ritorno nel suo Paese dopo quasi cinque mesi di permanenza in Germania in seguito all'avvelenamento col Novichok patito lo scorso 20 agosto in Siberia. "Io sono qui e vi posso assicurare di essere felice, questa è casa mia. Tutti mi chiedono: hai paura? No, non ho paura”, ha dichiarato. In giornata scontri tra la polizia e i sostenitori del dissidente
Alexei Navalny è stato arrestato dalla polizia dopo essere atterrato a Mosca: il dissidente ha fatto ritorno in Russia dopo quasi cinque mesi di permanenza in Germania in seguito all'avvelenamento col Novichok patito lo scorso 20 agosto in Siberia. In seguito all’atterraggio - avvenuto allo scalo scalo moscovita di Sheremetyevo, invece che quello di Vnukovo - gli agenti gli hanno chiesto di seguirlo al controllo passaporti. La moglie lo ha baciato in segno di saluto. L'avvocato non ha potuto seguirlo. Intanto, il nuovo presidente Usa Joe Biden, per bocca del suo consigliere per la sicurezza nazionale, ha chiesto la scarcerazione immediata di Navalny. Anche il ministro degli Esteri italiano Luigi Di Maio ha chiesto "l'immediato rilascio. E ci aspettiamo che siano rispettati i suoi diritti. L'arresto di Navalny è un fatto molto grave, che ci preoccupa".
I motivi dell'arresto
"All'aeroporto di Sheremetyevo di Mosca gli ufficiali del dipartimento operativo del Servizio Penitenziario Federale della Russia (FSIN) hanno fermato Alexei Navalny, che è stato condannato con sospensione condizionale della pena ed è stato inserito nella lista dei ricercati il 29 dicembre 2020 per molteplici violazioni del periodo di prova", ha detto il FSIN in una dichiarazione. Lo riporta RIA Novosti. La testata Current Time ha trasmesso il tutto in diretta. Il servizio Flightradar24 ha riferito su Twitter che la fase di atterraggio del volo è stata attivamente seguita da circa 500mila utenti.
Navalny: "Non ho paura, questa è casa mia"
"Io sono qui e vi posso assicurare di essere felice, questa è casa mia. Tutti mi chiedono: hai paura? No, non ho paura. Passo la dogana con animo tranquillo, poi andrò a casa perché so che ho ragione ed esorto anche voi a non avere paura”: è quanto ha dichiarato Navalny parlando ai giornalisti all'interno del terminal D dell'aeroporto di Sheremetyevo, dopo essere sceso dal bus navetta, in una specie di conferenza stampa improvvisata.
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Le proteste e i fermati
Nel corso della giornata si sono radunati molti manifestanti in favore di Navalny all’aeroporto di Vnukovo (dove sarebbe dovuto originariamente atterrare). La polizia in assetto anti-sommossa è entrata dentro l'aeroporto e ha sgomberato giornalisti e sostenitori, che hanno protestato gridando “fascisti". Lyubov Sobol, Ruslan Shaveddinov e Konstantin Kotov, colleghi di Navalny, sono stati fermati dalla polizia mentre erano in attesa dell'arrivo del suo volo. Tra i fermati c'è anche Oleg Navalny, fratello di Alexey, Ilya Pakhomov, Anastasia Kadetova, Alexey Molokoedov, nonché il giornalista di Novaya Gazeta Vlad Dokshin.
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Il ritorno in Russia del nemico numero uno del Cremlino
Alexey Navalny è ormai da mesi il nemico pubblico numero uno del Cremlino. L'oppositore del presidente russo Vladimir Putin dovrà ora affrontare la richiesta, giunta da un tribunale di Mosca, di una conversione di una pena detentiva sospesa per "mancato rispetto degli obblighi imposti” per "non aver riparato un danno o aver commesso nuovo reato”. La richiesta era stata resa nota lunedì e aveva spinto molti sostenitori a invitare Navalny a restare in Germania. Navalny martedì aveva affermato che la denuncia era stata presentata dai servizi penitenziari per il mancato ritorno in patria dopo la fine della convalescenza, ovvero una violazione dei termini della libertà condizionale concessa dopo una condanna risalente al dicembre 2014. "Putin è così furioso nel vedermi sopravvissuto all'avvelenamento che ha chiesto ai servizi penitenziari di rivolgersi alla giustizia", aveva commentato il quarantaquattrenne, che era stato condannato a tre anni e mezzo di reclusione con sospensione della pena per appropriazione indebita di 26 milioni di rubli da una filiale dell’azienda di cosmetici francese Yves Rocher. L'azienda aveva da parte sua affermato di non aver subito "nessun danno”. Nell'ottobre 2017, la Corte europea dei diritti dell'uomo aveva stabilito che Navalny e suo fratello erano stati privati del diritto a un giusto processo.
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